Home Uncategorized Michele Alhaique: “Benvenuto Presidente è una storia fanta-politica non lontana dalla realtà”

Michele Alhaique: “Benvenuto Presidente è una storia fanta-politica non lontana dalla realtà”

Intervista a Michele Alhaique 

“Un bibliotecario disoccupato, amato da tutti, che si ritrova ad essere Presidente della Repubblica. Dovrebbe essere una storia surreale ma viste le ultime vicende, non si discosta poi tanto dalla realtà”. Così Michele Alhaique ci presenta “Benvenuto Presidente!”, film di Riccardo Milani, al cinema dal 21 marzo. Nel cast, oltre ad Alhaique, anche Claudio BisioKasia Smutniak, Giuseppe Fiorello, Remo Girone. E’ la storia di Giuseppe Garibaldi (Bisio), detto Peppino, un montanaro disoccupato che vive nella semplicità di un piccolo paesino di montagna. Ottimista e amante della pesca, Peppino si ritrova per errore ad essere eletto Presidente della Repubblica italiana. Insediatosi al Quirinale, non si lascerà travolgere dagli intrighi e dai tranelli della politica, riuscendo con la sua vena di anarchica e gioiosa follia a far funzionare tutto ciò che prima non andava.

Inoltre, il 18 e 19 marzo, Michele Alhaique sarà tra i 4 protagonisti della miniserie “K2 – La montagna d’Italia”, film tv girato nel Tirolo austriaco che narra l’impresa alpinistica del 1954. Alhaique interpreterà il ruolo di Lino Lacedelli, uno dei primi scalatori del K2: “Sono un appassionato di alpinismo e avevo già letto Bonatti per mio conto. E’ stato interessante analizzare la vicenda da altri punti di vista, prendendo in considerazione anche il lato umano dell’alpinista travolto dalla polemica”.

Grande è la curiosità di vedere come sia stata resa la vicenda fra Walter Bonatti e i due scalatori Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. Bonatti fu protagonista di una stoica salita insieme al pakistano Mahdi per portare le bombole di ossigeno ai compagni che invece salirono in vetta al K2, dichiarando che quelle bombole erano vuote e inutili. Le accuse reciproche tra gli alpinisti si tradussero in una vicenda giudiziaria terminata con la sentenza finale del Cai che ha dato ragione a Bonatti.
Gli altri interpreti sono tutti volti noti della fiction italiana. Ardito Desio, il capospedizione, sarà interpretato da Giuseppe Cederna. L’alpinista Mario Puchoz, convocato da Desio per formare la squadra da portare in Karakorum, sarà Giorgio Lupano. Achille Compagnoni avrà il volto di Massimo Poggio e Walter Bonatti sarà invece interpretato da Marco Bocci.
La miniserie, una coproduzione italo-austriaca della Red Film (Roma) e la Terra Film Group (Vienna), porta la regia di Robert Dornhelm, regista candidato all’Oscar. Soggetto e sceneggiatura sono di Alessandro Pondi, Paolo Logli, Mauro Graiani e Riccardo Irrera.

Parlami dei tuoi progetti in corso.
Il 21 marzo esce al cinema “Benvenuto Presidente!”, una commedia surreale (girata senza sosta da novembre a gennaio scorso) su un bibliotecario disocuppato di montagna che, per una serie di circostanze, si ritrova ad essere Presidente della Repubblica. Dovrebbe essere una storia fanta-politica ma a quanto pare non si distacca troppo dalla realtà degli ultimi tempi. E’ la storia di Peppino, un uomo amato da tutti. Io interpreto suo figlio, un ragazzo di 30 anni senza valori, un rappresentante di attrezzi ginnici che considera suo padre un fallito.

Com’era l’atmosfera sul set?
Si è creata una bella armonia. Con il regista ci eravamo già incrociati un paio di volte e avremmo già dovuto lavorare insieme. E’ stato piacevole lavorare anche con Claudio Bisio, un attore molto aperto. Non è così frequente che si crei sintonia. Il mio, poi, è un ruolo sopra le righe, così distante da me. Ho cercato di caratterizzarlo e lo abbiamo costruito insieme sul set.

Invece cosa puoi dirmi riguardo a “K2”, il film tv che andrà in onda a breve?
“K2 – La montagna d’Italia” racconta, in due puntate, la storia della missione e conquista del K2 nel 1954. Al centro, la polemica fra Achille Compagnoni, Lino Lacedelli e Walter Bonatti che ha animato gli ultimi cinquant’anni di alpinismo. Durante il primo episodio si indaga sulla vita privata dei personaggi, mentre il secondo è incentrato sulla missione vera e propria. Sono appassionato di montagna, faccio alpinismo quando mi è possibile, e avevo già letto per mio conto Bonatti. E’ una storia molto bella e noi attori eravamo tutti motivati. Abbiamo analizzato le dinamiche della vicenda da altri punti di vista. Ed è stata una grande prova per tutti.

Come ti sei preparato?
Ho provato a recuperare l’umanità del personaggio. Lacedelli è stato un alpinista di talento, schivo e timido. Io ho cercato di umanizzare il personaggio, lavorando sul senso di colpa. Cè da dire che a 8.000 mt di altezza, nelle condizioni in cui si sono trovati effettivamente gli alpinisti, il cervello è più rallentato e confuso. Inoltre, all’epoca non esistevano le attrezzature moderne che abbiamo oggi a disposizione, quindi deve essere stato ancora più difficile. Forse, all’epoca, non è stata valutata attentamente la difficoltà della missione. E’ interessante valutare la storia che conosci da altri punti di vista. In fondo, è stato difficile anche per noi recitare in determinate condizioni, eppure eravamo ad un’altezza nettamente ridotta.

E’ stata una dura prova girare in quelle condizioni?
Sì, è stata una dura prova. Abbiamo girato ad Innsbruck a 3.000 mt di altezza, abbiamo passato giorni interi tra la neve, recitando in inglese, vista la produzione italo-austriaca, per poi doppiare in italiano.

Come è andata? Hai dovuto sostenere un provino per partecipare ai progetti?
Per quanto riguarda “K2”, ho avuto prima un confronto con il regista, e poi ho sostenuto un provino vero e proprio. Anche per “Benvenuto Presidente!” ho sostenuto una sorta di provino ma, come ho già detto, con Riccardo Milani ci eravamo già incrociati in progetti precedenti.

L’esperienza più formativa ad oggi?
“Polvere” è stato per me un progetto importante. Il mio primo ruolo da protagonista, un momento importante. Benché non sia stato distribuito su larga scala, il film è diventato presto un caso tra i media generando la curiosità dei giovani e della scena underground, trasformandolo in un cult e spopolando in home video e sulla rete.

C’è un regista con cui vorresti lavorare?
Ce ne sono tanti, italiani e non. Posso sparare alto? Ti dico che tra i registi che apprezzo compaiono Nicolas Winding Refn, Kathryn Bigelow, Claudio Giovannesi, Paolo Sorrentino, Carlo Mazzacurati.

Come definiresti la stagione che sta vivendo il cinema italiano?
E’ una fase di transizione. Nutro molta fiducia nei confronti della mia generazione, credo ci sia molto talento e preparazione. Abbiamo bravi sceneggiatori ma dovrebbe esserci più spazio per altri generi; non esiste solo la commedia. E un Paese che non investe nella cultura e nel progresso culturale, è un Paese destinato a morire. Forse, e non dovrei dirlo, il problema del cinema in Italia è collegato al monopolio distributivo. Infine, credo che si investa tanto in produzioni e budget, e si investa poco nella promozione. In Francia, tanto per fare un esempio, i film sono “protetti”: per ogni biglietto al cinema, 2 € sono devoluti al Ministero per i Beni Culturali.

Progetti futuri?
Sarò impegnato in un film tv di co-produzione austriaca ma ancora non posso svelarti niente, lo farò a tempo debito. Inoltre, sto mettendo in piedi il mio primo film da regista. Le riprese inizieranno a fine Agosto. Si tratta di una produzione indipendente e ho ottenuto il fondo dal Ministero. Ho vinto in passato diversi premi per dei corti che ho girato, ma questo sarà il mio primo lungometraggio.

Sei soddisfatto?
Nella vita privata, moltissimo. In quella professionale, credo di non potermi rilassare mai. 20 anni fa, fare il regista significava fare 2 film all’anno mentre oggi le cose sono cambiate. Mi ritengo sicuramente fortunato perché lavoro con una certa continuità ma non come vorrei. Non si fanno molti film e c’è da sfatare l’idea sbagliata che gli attori guadagnino bene. Oggi è necessario rimboccarsi le maniche ogni giorno, per raggiungere degli obiettivi. Ed è necessario confrontarsi continuamente.

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