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Claudia Potenza: “Siamo anime in pena chiamate ad un compito, quello di intrattenere”

Intervista alla protagonista dello spettacolo teatrale “Intrattenimento violento”.

“Il teatro di Eleonora non si può definire. Non ci sono storie e non ci sono testi che abbiano un inizio o una fine. Le attrici sono costrette ad intrattenere il pubblico; e lo fanno con ironia ed espressioni taglienti”. Così esordisce l’attrice Claudia Potenza, parlando dello spettacolo teatrale “Intrattenimento violento” della quale è protagonista insieme a Lunetta Savino, Paola Minaccioni e la stessa regista Eleonora Danco. Lo spettacolo è in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 28 novembre all’8 dicembre 2013. Interpretato da sole donne, anche in ruoli maschili lo spettacolo propone diversi momenti e monologhi che si alternano come in un cd musicale; personaggi comici, schizzati, tra slang e italiano raccontano la relazione tra città e adolescenza nella vita adulta. Sfottò sul quotidiano, passaggi onirici e surreali, il grottesco della memoria: lo sfondo è la Città, Roma. Personaggi adulti intrisi nell’adolescenza, in perenne conflitto. Eleonora Danco autrice e regista, ha coinvolto le attrici in una versione creata apposta per lo spazio dell’Ambra Jovinelli. Un linguaggio teatrale irriverente e spiazzante. Uno spettacolo che, nelle sue edizioni precedenti, ha suscitato l’entusiasmo della critica.

E per Claudia Potenza è un periodo felice. Dopo il successo di “Una piccola impresa meridionale” di Rocco Papaleo, ritorna al suo altro grande amore, il teatro “che non si dovrebbe trascurare mai”, come afferma lei.

Parliamo subito dello spettacolo teatrale “Intrattenimento violento” in scena al Teatro Ambra Jovinelli. Puoi descriverlo in qualche modo?
Non credo si possa definire. Eleonora Danco è un’attrice, regista e performer che esegue un tipo di teatro molto contemporaneo e fuori dagli schemi. Non c’è una storia in questo spettacolo, come non c’è un testo che abbia un inizio e una fine. Sono 4 attrici che si alternano con dei monologhi. Il titolo “Intrattenimento violento” non richiama il significato della parola in sé ma lo spettacolo stesso, perché le attrici sono viste come persone costrette ad intrattenere il pubblico, come fossero delle anime in pensa chiamate ad un loro compito, quello di intrattenere; è l’obbligo che le attrici sentono di dover intrattenere in maniera “forzata”. Detto questo, i tipi di testi che proponiamo sono molto taglienti e dotati di grande ironia. Lo sfondo è la città di Roma e i personaggi sono borderline, ognuno a loro modo. Sono persone ai limiti sullo sfondo della città di Roma.

Quindi non interpreti un personaggio definito.
No, nessuno in particolare. E’ un flusso di coscienze e voci, di pensieri, di azioni.

E’ un teatro sperimentale. Come ti sei preparata?
E’ un teatro sperimentale ma molto contemporaneo. Ha molto poco di tradizionale, ma lo intendo in senso positivo. E’ tutto proteso verso il “fuori”. Anche quando un personaggio dovrebbe piangersi addosso, subentra l’autocritica, è molto diretto, tagliente. E’ stato molto difficile prepararsi per uno spettacolo del genere e l’aiuto della regista è stato davvero prezioso. Sono arrivata a questo tipo di approccio dopo tante prove. Da fuori sembra tutto più semplice e più naturale di quello che è. Il suo è un teatro diretto, tagliente.

Tra l’altro, proprio un bel cast. Quattro professioniste non da poco.
Devo dire, grande fortuna in effetti. Tra Lunetta e Paola che sono pazzesche. Inoltre, Elonora tira fuori cose insolite dall’immaginario. E’ una cosa molto interessante sia per chi vede sia per chi lo fa.

Come ci si sente a poche ore dalla prima?
Ti rispondo con la risposta che devo darti perché se dovessi dirti cosa sento dentro…(ride, ndr). Ovviamente, essendo una cosa che approcci poche volte, la sensazione è nuova. Ma sono pronta.

Infatti immagino sia diversa da quella che senti solitamente su un set cinematografico.
E’ molto differente, anche se potente allo stesso modo. Sono due codici diversi, il tipo di lavoro è diverso. Il cinema è un’istantanea di emozione. E’ un primo guizzo che viene fuori, a volte è proprio quello che va catturato. Al teatro devi arrivarci piano piano. Sono approcci diversi ma intensissimi entrambi.

Qual è la sensazione che preferisci?
Un attore completo non dovrebbe abbandonare il teatro né non voler fare cinema. Non c’è una vera risposta a questa domanda perché sono due cose diverse e c’è bisogno di entrambi. Chiaramente il teatro ti manca sempre quando non lo fai da un po’. Entrambi ti mettono a nudo ma in due modi diversi. Il cinema è anche una questione innata, di volto, che funziona in qualcosa. Ed è il bello e il brutto ma anche la magia e la crudeltà.

Com’è nato l’incontro con Eleonora Danco?
E’ successo tutto molto di corsa. Dovevano iniziare le prove dello spettacolo da lì a poche ore. Io ero molto tranquilla, abbiamo parlato molto. Mi ha fatto camminare e mi ha detto che le piaceva il modo in cui cammino. Lei va molto a fiuto, è istintiva.

Parlando di cinema invece, mi dici qual è l’esperienza che ti sta più a cuore, quella a cui tieni di più?
Ognuna ha un motivo, ognuna è stata con una grande persona. Chiaramente la mia prima esperienza importante è stata “Basilicata Coast to Coast” e la porto nel cuore per sempre. E così tutte le altre, dall’incontro con Ferzan Ozpetek, poi con Rocco (Papaleo, ndr) e con Alessandro Angelini. Ogni esperienza ha avuto un grande valore. Chiaramente il mio primo film ha ricoperto un’importanza particolare.

Com’è stato l’incontro con Ferzan?
Lo ricordo con molto sorriso. Era Capodanno 2011 ed ho proprio pensato “Quest’anno incontrerò Ferzan Ozpetek”. Ed è stato così. E’ curioso che sia successo proprio a Capodanno perché generalmente è il periodo in cui pensi ai tuoi obiettivi, ai tuoi desideri. Forse è stata un’energia che ho liberato nell’aria e che poi mi è tornata.

Parlando, invece, di “Una piccola impresa meridionale” cosa pensi oggi?
Sono molto soddisfatta di come sia andata. Considerando il panorama degli incassi attuali, non posso che essere felice di questo film, felice di essere stata richiamata e contenta che Rocco non abbia tradito il suo stile, che è veramente suo. Nonostante lui dica “non posso parlare di mio cinema perché ho fatto solo due film” in realtà ha già creato il suo stile. E’ un genere che fa solo lui.

E’ molto bello che ti abbia anche richiamato per il suo secondo film. E’ come se si fosse creata un’affinità elettiva.
Ci siamo donati molto. Lui mi ha dato moltissimo e questa cosa non era per niente scontata. Mi ha molto colpito. Ci siamo legati e ci vogliamo molto bene però non è detto. Sai? Ci sono molti amici che non hanno mai lavorato insieme o magari solo una volta.

C’è un regista in particolare con il quale ti piacerebbe lavorare?
Ce ne sono tanti. Sia italiani che stranieri. Non ti faccio un nome in particolare perché ho varie bolle di sapone che contengono ognuno un regista speciale con il quale sogno di collaborare. Sicuramente però mi piacciono i personaggi incisivi, di polso, rivoluzionari.

Qual è il tuo desiderio più grande oggi e che progetti hai per il futuro?
Dei progetti che ho non ne parlo finché non sono certi. Il mio desiderio più grande è quello di continuare il mio percorso e di andare sempre avanti, mai indietro.

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