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Amnesty International: Haiti, dopo il trauma del terremoto, la paura dello stupro

“Un ragazzo che mi aveva pedinato ha aperto la porta. Mi ha immobilizzata con le mani e ha fatto quello che voleva fare. Mi ha preso a pugni. Non sono andata alla polizia perché non lo conoscevo, sarebbe stato inutile. Mi sento sempre triste e temo che possa accadere ancora”.

Machou, 14 anni, è stata stuprata mentre era in un bagno di Carrefour Feuillles, una delle tantissime tendopoli di Port-au-Prince e del resto di Haiti dove, un anno dopo il terremoto nel gennaio 2010, che provocò la morte di 230.000 persone e il ferimento di altre 300.000, vive ancora oltre un milione di persone.

In questi campi, le donne non solo devono fare i conti col trauma di aver perso cari, abitazione e beni ma devono convivere quotidianamente con la paura di essere stuprate.

La violenza sessuale, già molto diffusa prima del gennaio 2010, è stata esacerbata dalle condizioni determinate dal terremoto. La distruzione di stazioni di polizia e tribunali ha reso difficile denunciare le violenze sessuali e la mancanza di controlli da parte della polizia dentro e fuori i campi lascia le donne in balia di uomini armati che agiscono impuniti, sapendo che difficilmente faranno i conti con la giustizia.

Haiti: dopo il trauma del terremoto, la paura dello stupro

Per porre fine alla violenza contro le donne, le autorità devono adottare misure urgenti nell’ambito di un più ampio piano per affrontare la crisi umanitaria. Le donne devono essere coinvolte nello sviluppo di questo piano, che dovrebbe prevedere da subito il miglioramento della sicurezza nei campi, un’azione di polizia efficace e procedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili della violenza sessuale.

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