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MSF: il Niger tra due stagioni della fame – Resoconto del viaggio di Philippe Latour

Nonostante la risposta su vasta scala di Medici Senza Frontiere e molte altre organizzazioni alla crisi alimentare, decine di migliaia di bambini in Niger hanno sofferto la fame nel 2010. A dispetto di una stagione di raccolto decisamente più favorevole, anche il 2011 si prospetta come un anno critico.

Il resoconto del viaggio di Philippe Latour nella regione di Zinder, nell’est del paese.

16/02/2011

Circa un centinaio di anni fa, il padre di Salouf Kina (80 anni) fondò il piccolo villaggio di Gueza, a tre ore di viaggio in direzione est da Zinder, prima capitale del Niger. “Era alla ricerca di un nuovo pascolo per le sue mucche e, giunto qui, decise di stabilirvisi insieme alla sua famiglia. All’epoca il luogo abbondava di vegetazione e acqua. Io vivo qui da sempre, ma quest’anno [il 2010] è stato in assoluto il più duro”, ricorda con voce tremante. Oggi Gueza con i suoi 2.000 abitanti è un ammasso di casette di fango che si affacciano su strade sabbiose, a malapena riparate dall’ombra di vecchi alberi. Tutt’intorno pochi stentati campi di miglio, non mietuti durante lo scorso raccolto, danno alle colline un’aria di abbandono.

Il figlio di Salouf Kina, Aboukar, ha fatto parte del consiglio dei saggi del villaggio per oltre cinquant’anni. Aboukar, che è anche un responsabile di quartiere, così descrive gli stenti patiti dagli abitanti di Gueza nel 2010: “Alla fine del 2009, il raccolto non era buono e alcune famiglie non sono riuscite a mietere nulla a causa della siccità. Una volte esaurite le scorte e trovandosi nell’impossibilità di prenderne a credito, queste famiglie sono state costrette a lasciare il villaggio; per primi sono partiti gli uomini giovani, per andare a lavorare in Nigeria, e nel giro di poco tempo il resto della famiglia li ha raggiunti. Tra maggio e settembre se ne è andata via metà del villaggio: qui sono rimaste solo donne, bambini piccoli e anziani. Siamo lontani da tutto e pochi si interessano a noi. Se MSF non avesse allestito un centro nutrizionale presso il presidio sanitario, ce ne saremmo andati tutti e probabilmente il villaggio sarebbe definitivamente morto…”.

Il Centro Sanitario Integrato di Gueza è l’unico edificio in cemento di tutto il villaggio. Ad accoglierci è Mamane Bashir, il direttore. In questo periodo, a fine dicembre, ci sono poche visite mediche e MSF ha chiuso il suo ambulatorio di educazione e riabilitazione alimentare per i casi di malnutrizione severa (CRENAS). È difficile immaginare che qui, fino a tre mesi fa, le équipe di MSF avevano in cura qualcosa come 300 bambini. “Le piogge sono cominciate molto in anticipo quest’anno e così alla malnutrizione si è aggiunta l’aggravante della malaria, che colpisce soprattutto i bambini più deboli. Ad agosto abbiamo curato circa 600 bambini rispetto ai 100 dell’agosto 2009. Naturalmente sui numeri conta anche la presenza di MSF, che è riuscita a garantire la continuità degli approvvigionamenti di medicine e cibi terapeutici”, ci spiega Mamane Bashir.

A Zinder e Magaria, le principali città di questa regione del Niger, alla fine di dicembre erano ancora 200 i bambini ospedalizzati presso le strutture del CRENI, i centri di terapia intensiva di MSF per i casi di malnutrizione grave. Oggi, queste strutture – grandi tende occupate da file di letti – sembrano relativamente vuote, ma durante il picco della crisi alimentare, tra agosto e settembre, ospitavano più di 800 piccoli pazienti, quasi tutti a rischio di morte.

Kelima, una donna di 32 anni madre di quattro bambini, all’inizio di dicembre ha portato al CRENI di Zinder il suo figlio più piccolo, Djamilou, di 15 mesi. Il bambino aveva perso molto peso. La diagnosi dei dottori di MSF parlava di anemia acuta aggravata dalla malaria. Grazie alle flebo e, in seguito, ai cibi terapeutici, ha ripreso gradualmente peso. In capo a due settimane, era di nuovo in grado di sorridere e muovere le mani quando qualcuno gli parlava. “Presto potremo riportarlo al villaggio”, dice Kelima, sollevata. “Ma quest’anno sfamare i bambini è stato quasi impossibile: non avevamo che poche manciate di miglio per tutta la famiglia…”.

“Purtroppo il 2010 ha battuto ogni record”, sottolinea Moïse Moussa Gabrial, responsabile del CRENI di Magaria. “Da gennaio 2010 abbiamo visitato più di 6.200 bambini. Alla fine di agosto ne avevamo ricoverati 500. Avevamo in programma di assumere e formare del personale medico, ma la situazione era così grave che dall’oggi al domani abbiamo dovuto reclutare gente del posto e formarla sul lavoro. Nel momento peggiore della crisi alimentare, per il CRENI di MSF lavoravano 280 persone. E purtroppo abbiamo assistito alla morte di molti bambini – 133 solo a settembre arrivati da noi in un gravissimo stato di malnutrizione e spesso malati di malaria”.

Ciò nondimeno, il 2010 ha visto anche una mobilitazione senza precedenti contro la fame in Niger. Il governo, nato da un colpo di stato all’inizio dell’anno, ha fatto della sicurezza alimentare uno dei suoi principali cavalli di battaglia e ha invitato le organizzazioni internazionali a sostenere il proprio impegno. Diverse organizzazioni, tra cui MSF, hanno fornito un grosso aiuto alle strutture sanitarie e implementando strategie per la prevenzione su larga scala, con particolare attenzione alla fornitura di adeguati supplementi alimentari; si è potuto così limitare i danni.

“Non osiamo immaginare cosa sarebbe successo se nessuno avesse fatto appello agli aiuti internazionali”, dice Patrick Barbier, capo missione di MSF in Niger. “Ma oggi ci preoccupa che, nonostante alcuni buoni raccolti a fine 2010, anche il 2011 si riveli un anno difficile, data l’immutata situazione di estrema povertà spesso combinata ad una scarsa accessibilità alle cure mediche. In quasi tutte le regioni del paese, le famiglie sono gravemente indebitate e oggi, a raccolto ultimato, devono restituire tre o quattro volte il miglio avuto a credito. Inoltre, molte famiglie che prima avevano un gregge di capre o pecore nel giro di un anno sono rimaste con pochi capi ciascuna. Le organizzazioni internazionali e le agenzie di sviluppo devono restare vigili e prepararsi a un probabile intervento di emergenza su larga scala anche nel 2011”.

A Gueza, il nipote di Salouf Kina e figlio di Aboukar, ha appena compiuto 20 anni, ma ha già il viso serio di un uomo. Tra qualche giorno parte per la Nigeria, dove venderà tè per le strade in modo da permettere alla sua famiglia al villaggio di sopravvivere e continuare a sperare che una vita lì sia ancora possibile.

Philippe Latour
Medici Senza Frontiere

www.medicisenzafrontiere.it

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