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MSF: Etiopia, con l’aumento dei rifugiati somali va incrementata anche l’assistenza

MSF è pronta a fornire assistenza salva-vita per un periodo prolungato, e chiede alle autorità etiopi di continuare a favorire le importazioni dei farmaci e dei materiali necessari, e di autorizzare il personale internazionale a fornire il necessario supporto 

02/11/2011

Dollo Ado/Roma – Se non aumenterà rapidamente la capacità di fornire assistenza, ci saranno forti problemi nel soddisfare i bisogni dei somali in fuga in Etiopia. I tassi di malnutrizione e mortalità sono stati appena riportati sotto il livello di crisi nei campi rifugiati nel sud dell’Etiopia. “Al momento, la capacità di accogliere più persone e fornire loro cibo, trattamenti nutrizionali, cure mediche, acqua potabile, servizi igienico-sanitari e molto altro è insufficiente”, dichiara Wojciech Asztabski, coordinatore del progetto di MSF a Dollo Ado.

I campi ospitano circa 130.000 rifugiati somali, la maggior parte in fuga dalla crisi alimentare e dal conflitto. Nelle ultime settimane il numero dei rifugiati che hanno attraversato la frontiera verso l’Etiopia è aumentato di 300 persone al giorno, numeri che non si vedevano da luglio.

L’aumento del numero dei rifugiati dimostra che le persone in Somalia sono ancora molto vulnerabili. Quasi tutti i rifugiati affermano di aver lasciato la Somalia a causa dell’estrema mancanza di cibo e della crescente insicurezza.

“Non volevo lasciare la Somalia, ma la fame e gli scontri in atto hanno reso la vita troppo difficile“, dice una madre di 39 anni, appena arrivata. “Mio marito e mia madre sono ancora in Somalia, non avevamo abbastanza soldi per partire tutti, così ho viaggiato da sola con i miei quattro figli su un carro trainato da un asino per sette giorni e sette notti. Ora mio figlio è molto malato, non può mangiare e ogni giorno sembra più esausto”.

MSF, in collaborazione con le autorità e altre organizzazioni, presta assistenza nei campi rifugiati dal 2009. Da maggio, MSF ha aumentato i suoi progetti per migliorare la situazione e portare il tasso di mortalità sotto il livello di emergenza che però è tutt’altro che finita.

“È facile prevedere che altre migliaia di persone attraverseranno il confine nelle prossime settimane”, dichiara Asztabski. “Il centro di accoglienza e il campo di transito, dove vengono collocate le persone in attesa di essere sistemate in uno dei campi rifugiati, si stanno riempiendo rapidamente”.

Il campo di transito ospita attualmente oltre 6.000 persone, un numero destinato a salire a breve di migliaia di persone a settimana. “Non ci sono abbastanza latrine, né acqua potabile a sufficienza o ripari. È necessario potenziare tutto qui, e anche molto velocemente”, aggiunge Asztabski.

I campi rifugiati dove vengono sistemate le persone dopo il periodo di transito, attualmente sono pieni; il centro di accoglienza e il campo di transito non sono attrezzati per accogliere le persone per periodi lunghi. MSF avverte che la scarsità di ripari, acqua e servizi igienico-sanitari indebolirà ulteriormente una popolazione già vulnerabile.

“Questo posto ci fa ammalare”, ha detto un rifugiato presente nel campo transitorio. “Siamo qui da 14 giorni, è un luogo sicuro, ma non abbiamo posto per dormire. Le tende sono sovraffollate. I bambini e le donne sono più deboli rispetto agli uomini, e quindi si ammalano”.

MSF è pronta a fornire assistenza salva-vita per un periodo prolungato, e chiede alle autorità etiopi di continuare a favorire le importazioni dei farmaci e dei materiali necessari, e di autorizzare il personale internazionale a fornire il necessario supporto.

C’è anche urgente bisogno che le altre agenzie aumentino la loro capacità di intervento. È stato previsto di aprire un nuovo campo nel giro di qualche settimana. Date le circostanze, MSF chiede un maggiore impegno per fare in modo che questo campo sia pronto al più presto, per alleviare il lavoro del campo di transito nel più breve tempo possibile.

La siccità che ha colpito il Corno d’Africa ha avuto un impatto drammatico sulla popolazione somala, che già soffre a causa di 20 anni di conflitto, insieme alla disperata mancanza di sviluppo e dei servizi di base.

Per maggiori informazioni: www.medicisenzafrontiere.it

 

 

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