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Sud Sudan: ospedale di MSF preso di mira e danneggiato

100.000 persone sono ora prive di assistenza sanitaria

Roma, 17 maggio 2013 – Medici Senza Frontiere (MSF) condanna fermamente la distruzione del proprio ospedale nella città di Pibor, in Sud Sudan, volutamente condotta per rendere inutilizzabile l’ospedale. Questo attacco lascia circa 100.000 persone – fuggite nella boscaglia in cerca di riparo dal conflitto tra lo SPLA (l’Esercito del Sud Sudan) e il gruppo armato David YauYau – prive di assistenza sanitaria.

Nel fine settimana tra l’11 e il 12 maggio, sono stati saccheggiati dall’ospedale di MSF alimenti nutrizionali terapeutici e letti. Ancora più sorprendente però è il danneggiamento sistematico e intenzionale dell’infrastruttura che rende l’ospedale inutilizzabile fino a quando non saranno condotti importanti lavori di riparazione. “È stato fatto uno sforzo mirato per distruggere le forniture di farmaci, sparpagliate a terra, per danneggiare e squarciare le tende del magazzino, per saccheggiare i reparti ospedalieri, e anche per tagliare i cavi elettrici strappandoli dai muri”, spiega Richard Veerman, coordinatore dei progetti di MSF in Sud Sudan.

L’ospedale di MSF è l’unica struttura ospedaliera della contea di Pibor, l’alternativa più vicina è a più di 150 km di distanza. Nel corso dei primi tre mesi dell’anno, 3.000 pazienti sono stati curati in questo ospedale. Più di 100 pazienti, tra cui soldati dello SPLA, hanno subito un intervento chirurgico per ferite di guerra.

“La stagione delle piogge è appena iniziata e, dall’esperienza degli anni precedenti, sappiamo che la malaria e malattie respiratorie come la polmonite, inizieranno a falcidiare vite senza un’assistenza sanitaria adeguata”, prosegue Veerman. In un rapporto pubblicato nel novembre dell’anno scorso, dal titolo “Sud Sudan, una crisi dimenticata. Come le violenze contro i civili stanno devastando le comunità e impediscono l’accesso a cure salvavita nel Jonglei”, MSF ha documentato le devastanti conseguenze per la salute quando le persone fuggono nelle foreste e l’assistenza medica non è più disponibile.

E’ necessario il ripristino dell’accesso all’assistenza medico-umanitaria nella Contea di Pibor nei prossimi giorni o settimane. “E ‘impensabile che non ci sia alcun tipo di servizio sanitario per i prossimi sei mesi per circa 100.000 persone spaventate e vulnerabili che si nascondono nelle paludi”, continua Veerman. “Ma se non siamo in grado di tornare a riprendere le attività mediche e di avere libertà di movimento ovunque le persone hanno bisogno di assistenza, questo scenario impensabile diventerà un’orribile realtà”.

Questa è la sesta volta che una struttura medica di MSF viene saccheggiata e danneggiata nello Stato dello Jonglei negli ultimi due anni. MSF aveva già sospeso le attività a Pibor il 19 aprile a causa di minacce e intimidazioni al personale e ai pazienti. Avendo ottenuto assicurazione che le attività medico-umanitarie e il personale sarebbero stati rispettati, senza impedimenti o ostacoli, un’équipe di MSF si apprestava a tornare per riprendere le attività mediche quando si sono verificati il saccheggio e la distruzione della struttura.

MSF chiede al governo del Sud Sudan di assumersi le proprie responsabilità per garantire il pieno rispetto delle strutture mediche e delle attività umanitarie. MSF chiede anche urgentemente rassicurazioni da tutte le parti in conflitto nello Stato dello Jonglei affinché le proprie équipe mediche abbiano la libertà di tornare a Pibor senza ostacoli per soccorrere, in maniera imparziale, chiunque abbia bisogno di assistenza medica.

MSF lavora nelle Contee di Akobo, Nyirol, Pibor e Uror nello Stato di Jonglei. Le attività proseguono in tutte le sedi, compresa la clinica Gumuruk di Pibor, con l’eccezione dell’ospedale nella città Pibor, e la clinica nel villaggio Lekwongole, che lo scorso anno è stata danneggiata in agosto e dove l’insicurezza e i combattimenti hanno reso impossibile l’accesso per MSF.

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Medici Senza Frontiere, nata nel 1971, è la più grande organizzazione medico-umanitaria indipendente al mondo. Nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel per la Pace. Opera in oltre 60 paesi portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. www.medicisenzafrontiere.it.

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