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MSF, Repubblica Centrafricana un anno dopo: situazione umanitaria ancora catastrofica

MSF-Repubblica-Centrafricana-399484La situazione umanitaria in CAR è ancora catastrofica. Nel 2011, MSF aveva diffuso un rapporto (“CAR Silent crisis”) in cui venivano descritti gli impatti sulla salute del collasso delle strutture sanitarie pubbliche nel Paese. Negli ultimi due anni la situazione è peggiorata, le ultime strutture sanitarie rimaste aperte sono state saccheggiate, il personale sanitario del Ministero della Salute non è retribuito da mesi o è fuggito a causa dell’insicurezza generale.

Dopo la battaglia di Bangui, il 5 dicembre 2013, la risposta di MSF è stata immediata. Abbiamo istituito diversi progetti di emergenza nella capitale e in tutto il Paese per rispondere agli attacchi di massa contro i civili. Abbiamo curato migliaia di feriti e organizzato aiuti per gli sfollati (come nel campo all’aeroporto di Mpoko) e per le enclave musulmane a Bangui e nella parte occidentale del Paese. Nel frattempo, abbiamo continuato a fornire aiuti umanitari consistenti in diverse città dove la situazione umanitaria e di sicurezza erano a rischio.

A causa della totale mancanza di risposta da parte delle agenzie delle Nazioni Unite e degli attori umanitari il 12 dicembre 2013 abbiamo inviato una lettera aperta al Sottosegretario Generale per gli Affari Umanitari Valérie Amos, per denunciare questa situazione. La lettera ha avuto grande risonanza e ha sollevato molta attenzione da parte delle Nazioni Unite, dei donatori, dei media e di altre organizzazioni che stavano seguendo la situazione in CAR.

A seguito dell’annuncio dello stato di emergenza di livello 3 fatto dalle Nazioni Unite, ci sono più agenzie umanitarie dispiegate sul terreno. Il livello 3 ha fatto sbloccare più fondi per le emergenze e ha permesso che intervenissero un maggior numero di esperti e di ONG. Nonostante questi miglioramenti, le ONG e le Nazioni Unite non sono in grado di rispondere ai bisogni di base a causa dell’insicurezza e della totale mancanza di servizi statali, lasciando un vuoto umanitario enorme. Al momento, dove gli attori umanitari sono in grado di operare hanno sostituito lo Stato. Dove ciò non è possibile, lo Stato non fornisce alcun servizio sanitario pubblico.

Di fatto oggi il Paese è diviso in due. Per sfuggire ai massacri, la maggior parte dei musulmani sono fuggiti da Bangui e dalla parte occidentale della Repubblica Centrafricana durante il 2014. La restante parte di queste persone vive nelle enclave protette dalle forze internazionali.

In questo momento, ci sono 423.161 rifugiati centrafricani nei paesi limitrofi, Camerun, Ciad, Repubblica Democratica del Congo. A novembre, il numero di sfollati nella Repubblica Centrafricana era ancora di 430.000.

La situazione economica è drammatica: i commercianti musulmani sono fuggiti; le strade principali sono bloccate dai gruppi armati; il saccheggio e la violenza mettono seriamente a rischio qualsiasi rilancio dell’economia. Per le agenzie umanitarie è ormai del tutto impossibile spedire gli aiuti nel nord e nell’ovest del Paese a causa di frequenti fenomeni di banditismo, saccheggi e violenze. Il cordone umanitario si sta restringendo.

La violenza è generalizzata e non si ferma: i gruppi armati sono sempre più fazionati al proprio interno e i comandanti non sono in grado, o non vogliono, controllare le proprie truppe. C’è un gran numero di armi in circolazione. Le organizzazioni non governative non vengono risparmiate dalle violenze (saccheggi, minacce e furti di auto). Il 26 aprile, l’ospedale di Boguila di MSF è stato attaccato causando 19 feriti di cui 3 operatori di MSF. Nel mese di ottobre a Bangui, sono scoppiati pesanti scontri durati dieci giorni.

Nei pochi discorsi ufficiali tenuti dagli attori politici nazionali e internazionali si descrive la situazione in CAR come “in fase di normalizzazione” ma questo non ha alcuna corrispondenza con la realtà. Il settore umanitario non può essere utilizzato per rilanciare l’economia del Paese (grazie ai salari degli operatori umanitari) o i servizi pubblici (grazie all’aiuto che viene offerto), come traspare da alcuni discorsi ufficiali.

Il livello umanitario 3 delle Nazioni Unite è stato prorogato fino al giugno 2015, quando ci saranno le elezioni politiche e presidenziali, e questo è un dato positivo. Ma un ritorno al livello 2 avrebbe conseguenze negative sul piano degli aiuti in tutto il Paese.

Per maggiori informazioni: http://www.medicisenzafrontiere.it/

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