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Valeria Golino dirigerà la sua prima serie tv e pensa a un nuovo film

Valeria Golino al Linea d’Ombra Festival a Salerno

L’attrice e regista Valeria Golino ha iniziato a girare a Napoli la serie tv “La vita bugiarda degli adulti”, tratta dal romanzo omonimo di Elena Ferrante e diretta da Edoardo De Angelis.

Ospite al Linea d’Ombra Festival a Salerno, intervistata dal direttore artistico Boris Sollazzo, ha parlato della sua carriera e dei progetti futuri.

“Ne ‘La vita bugiarda degli adulti’ sarò solo interprete, ma dopo questa inizierò a preparare la serie di cui sarò invece regista, tratta dal romanzo ‘L’arte della gioia’ di Goliarda Sapienza. Inizieremo a girare l’estate prossima e sono molto felice perché è un libro speciale che ho amato molto”.

Proprio una serie televisiva ha anche riportato Valeria Golino negli Stati Uniti, la seconda stagione di “The Morning Show”, in cui interpreta Paola Lambruschini, nella finzione documentarista nota per avere girato un film in difesa di Amanda Knox e per le sue posizioni critiche nei confronti del movimento #MeToo. Il personaggio esordisce con un monologo che ha fatto il giro del mondo in poche ore appena la serie è arrivata su Apple TV+.

“In realtà ero preoccupata, ma non per quello che dice, anzi, ho pensato subito che fosse una bella presentazione del personaggio. Ero preoccupata perché volevo che venisse bene e quella scena è stata la prima che ho girato appena arrivata sul set a Los Angeles. Ma a parte questo, è come se ci fosse in atto una rivoluzione e come in tutte le rivoluzioni ci sono anche cose sbagliate. Sono imbarazzata dalla censura nei confronti delle parole, dei modi di fare, dal fatto che viviamo un periodo in cui quasi niente di quello che prima ci sembrava normale ora non lo è più, ed è vero che c’erano e ci sono ancora sessismo, razzismo e che bisogna lottare e farsi sentire, ma bisogna anche poter avere la libertà di dissentire, di essere scorretti anche. In ambito artistico la drammaturgia è scorretta perché l’essere umano è scorretto e non si può pretendere che chi racconta storie, scrive libri, fa cinema o teatro sia corretto per volere di un sistema, perché significherebbe snaturare il nostro lavoro. Il movimento di questi anni è importante, anche dal punto di vista dell’inclusione, ma il processo con cui sta avvenendo lo trovo non del tutto corretto”.

“The Morning Show” ha riportato Valeria Golino a Los Angeles, dove ha vissuto per molti anni.

“Sono stata quattro mesi per le riprese della serie e ho trovato la città molto cambiata, eravamo in pieno Covid e l’atmosfera era molto cupa, ma sono stata felice di tornare per un periodo così lungo dopo molti anni. Quando sono andata negli Stati Uniti per fare il provino per il film di Tim Burton con Pee Wee Hermann era il 1987, poi ho fatto il film e nel mentre i tanti provini per ‘Rain Man’. Ho incominciato a lavorare tanto e alla fine sono rimasta lì fino al 2002. Ho imparato da quell’esperienza cosa significhi essere molto professionali nel fare questo lavoro, ma è un insegnamento che non sono mai riuscita a fare mio fino in fondo, perché è sempre rimasta in me una indisciplina legata al fatto di non avere fatto una scuola di recitazione, di avere cominciato con autori come Peter Del Monte, Citto Maselli, con cui ho vinto giovanissima la Coppa Volpi, che avevano un metodo lontano anni luce da quello hollywoodiano. Ancora oggi credo di avere la stessa indisciplina”.

Anche regista di due bellissimi film come “Miele” e “Euforia”, Valeria Golino non pensa a un film a Hollywood “ma mi piacerebbe girare un film internazionale, in cui poter mettere a frutto tante cose che ho imparato nel corso della mia vita e della mia carriera, raccontare una storia che si dipani tra le molte lingue che conosco con attori con cui poter parlare in maniera diretta, condividendo con loro esperienza e cultura”.

 

 

 

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