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“Wall Street”: dal crollo delle borse alla resurrezione cinematografica

Gordon Gekko è tornato… il celebre spregiudicato personaggio del mondo dell’alta finanza protagonista nel film cult di Oliver Stone “Wall Street”, esce dal carcere in cui l’avevamo lasciato quasi venticinque anni fa per le sue frodi fiscali e diventa uno scrittore pubblicando le sue memorie e considerazioni sul passato e sul presente della finanza mondiale.

Dopo il crollo dei mercati finanziari e la conseguente crisi economica del 2008, di cui il film “Wall street” è stato quasi precursore, Oliver Stone trasporta la storia nel nuovo secolo aggiornandola.

Nel secondo capitolo, dal titolo “Wall Street – Il denaro non dorme mai”, Gekko (interpretato ancora da Michael Douglas) perde il pelo ma non il vizio: uscito dal carcere cerca di ricucire i rapporti con la figlia (Carey Mulligan) che, dopo la morte del fratello di cui accusa il padre, si rifiuta di vederlo. La ragazza ha una relazione con Jackie Moore (Shia LaBeouf), giovane agente di Borsa che crede nella possibilità di investire in un progetto finalizzato alla creazione di energia pulita. Una serie di circostanze avvicinerà il ragazzo a Gekko che vorrebbe poter tornare ad avere un dialogo con sua figlia.

Stone richiama in servizio Gordon Gekko “nella speranza di celebrare la fine di un’era”; più volte gli era stato chiesto un sequel di “Wall Street” ma lui aveva sempre rifiutato per paura di celebrare la cultura dell’avidità. Oggi, invece, freschi di una crisi che ha distrutto l’economia americana con tremende ed inevitabili conseguenze su tutte le altre nel resto del mondo, Gekko può servire da monito per ciò che il sistema finanziario è stato finora e non dovrebbe più essere. Dagli anni ’80 al 2000 cambiano i contesti della crisi ma non la causa: l’avidità. Così, se ieri a far crollare i mercati finanziari è stata la bolla immobiliare, domani sarà probabilmente, come annunciato nel film, “la bolla verde” (ossia quella delle energie rinnovabili), che però potrebbe avere effetti non del tutto negativi poiché metterebbe a tacere gli oppositori delle green economy, lobby petrolifere su tutti, come sostiene anche lo stesso regista americano.

Intanto però, contrariamente a quanto accaduto negli anni ’80, nessuno dei personaggi di dubbia moralità che ha contribuito a creare la più grave crisi economica dal dopoguerra ai giorni nostri, ha pagato il suo debito con la società: a parte il truffatore Bernard Madoff, i veri creatori di diaboliche invenzioni come i mutui subprime e la deregulation, cioè i grandi banchieri (alcuni dei quali passati alla politica) sono tutti in libertà.

Di certo la madre di queste famigerate bolle è, usando un’espressione del film di Stone, la “bolla della follia”: ossia l’illusione collettiva di poter spendere più del denaro che effettivamente si ha a disposizione. Sintomo, per quanto possa apparire retorico, di una società malata di consumismo, drogata dalla voglia di possedere, perennemente insoddisfatta e troppo apatica per dimostrare d’essere prescindendo dall’avere.

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