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“I want to be a soldier”, i pericoli della tv violenta

Se nessuno lo impedisce a 18 anni un ragazzo ha visto in media 40 mila omicidi e 200 mila atti di violenza in televisione, al cinema e attraverso i videogiochi. Parte da questi dati preoccupanti, provenienti da uno studio commissionato dall’Acting Against School Bullying and Violence, il film prodotto da Valeria Marini con la catalana Canònigo e diretto da Christian Molina. “I want to be a soldier” (che ha vinto il premio Marc’Aurelio per i ragazzi under 12 al Festival internazionale del Film di Roma e presto sarà nelle sale) non è un atto d’accusa nei confronti della tv e dei suoi contenuti, ma un avvertimento a quei genitori “distratti” che non controllano abbastanza i propri figli e non sono capaci di dire un vero “no”. A sottolinearlo è lo stesso regista, intervenuto al Festival con la neoproduttrice che ha aggiunto: “abbiamo voluto mettere in evidenza la pericolosità dei messaggi violenti o sbagliati a cui sono sottoposti bambini e ragazzi, senza che questi abbiano al loro fianco genitori o insegnanti a fare da scudo”.

VALERIA MARINI - intervista (I want to be a soldier) - WWW.RBCASTING.COM

Nel film i genitori di Alex (interpretato dall’ottimo Fergus Riordan, adesso sul set con Nicolas Cage), presi dalla nascita di due gemelli e dai loro problemi coniugali, lasciano spesso il figlio di 8 anni davanti alla tv. Abbandonato a sé stesso, il ragazzino sviluppa problemi di comunicabilità con gli stessi genitori e con gli amici a scuola, oltre a inventarsi due amici immaginari: l’astronauta Capitan Harry e la controparte malvagia, il Sergente John Cluster (entrambi interpretati da Ben Temple). Mentre Alex si appassiona sempre di più ai programmi che mostrano immagini di guerra e violenza, il Sergente si impossessa della sua personalità e lo porta su una strada pericolosa da cui raramente si torna indietro.

CHRISTIAN MOLINA - intervista (I want to be a soldier) - WWW.RBCASTING.COM

Impreziosito dalla partecipazione di due campioni del cinema americano, il direttore della scuola Danny Glover e lo psicologo Robert Englund, il film è ben girato e offre spunti interessanti dal punto di vista psicologico e sociologico, ma non coinvolge fino in fondo. Manca l’approfondimento dei personaggi che a volte sembrano marionette mosse dalle esigenze del racconto, e manca una certa credibilità della storia (quale genitore giudicherebbe “normale” un figlio che decora la camera con croci delle S.S. e gira vestito in tuta mimetica?). Brava come produttrice, Valeria Marini ritaglia per sé un cameo da insegnante e ce la mette tutta per apparire credibile ma, nonostante la recitazione in inglese, non riesce ad amalgamarsi con il contesto. Quel che resta è un messaggio importante, violento e diretto come un pugno nello stomaco: “un bambino può essere tutto ciò che vede. E noi adulti spesso ce lo dimentichiamo”, avverte Glover nel finale.

BEN TEMPLE - intervista (I want to be a soldier) - WWW.RBCASTING.COM

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