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Emma Dante e la favola di Cenerentola

“Mi sento sempre in formazione, se non fosse così sarei morta. Invece mi sento viva, mi sento di camminare eretta… Gioco col teatro come se mi giocassi la vita! Il valore più grande che ha per me un gesto artistico è l’offerta della propria miseria e della propria dignità”.

Sono parole di Emma Dante che da sole bastano per riassumere l’essenza del suo teatro. Drammaturga, regista, attrice pluripremiata e riconosciuta a livello internazionale, dopo l’operetta amorale “Le pulle”, è tornata al Teatro Valle di Roma con “Anastasia, Genoveffa e Cenerentola”, favola intramontabile per bambini e adulti.

Unico elemento scenografico un paravento ricoperto di tessuti a strati, quattro straordinari attori (Gisella Vitrano, Italia Carroccio, Valentina Chiribella, Davide Celona), un originale contrappunto musicale che fonde Liza Minnelli, Massimo Ranieri, Gino Paoli per poi lasciar spazio ad un libertango dove a condurre il ballo non è il Principe ma Cenerentola.

Nessun cambiamento nella storia se non nel finale in cui è racchiusa una doppia morale: la prima è la necessità di rimanere sempre se stessi sia dentro che fuori le mura domestiche, la seconda è che i cattivi non devono diventare eroi né tanto meno restare impuniti.

La favola è raccontata alla maniera in cui ci ha abituati Emma Dante. In primis l’uso del siciliano, qui inteso come lingua del privato: la matrigna, Anastasia e Genoveffa si esprimono in dialetto solo in casa ma il linguaggio si trasforma entrando in contatto con l’alta società. Solo Cenerentola si esprime sempre allo stesso modo diventando così emblema dell’autenticità. E poi la recitazione parossistica di tutti gli attori, i cui gesti vengono spinti fino all’esasperazione, frutto di una tecnica attoriale encomiabile.

Emma Dante tornerà al Teatro Palladium di Roma dal 9 al 27 marzo con “La Trilogia degli occhiali”: tre pezzi autonomi centrati sui temi della povertà, della vecchiaia e della malattia. Un altro appuntamento da non mancare per applaudire uno dei maggiori talenti nonché orgoglio del teatro italiano.

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