Home Uncategorized “127 Ore” di angoscia, anche se, in compagnia di James Franco

“127 Ore” di angoscia, anche se, in compagnia di James Franco

Danny Boyle, dopo l’Oscar alla miglior regia per “The Millionaire”, torna sul grande schermo con una storia vera, quella di Aron Ralston, amante del trekking e free climber per passione. Lo spirito d’avventura e l’affezione irrefrenabile per l’immensità e la desolazione dei Canyon dello Utah porta il ventiseienne Aron, interpretato da James Franco, a  immergersi in solitaria in un percorso, già molte volte intrapreso, fra le gole del Blue John Canyon.

Non avvisa la famiglia, né gli amici. Nessuno sa dove si trovi precisamente e il telefonino di certo non aiuta in una landa desertica e impervia come quella, dove anche le grida più profonde si disperdono nel vento. Un sasso, un passo mal calcolato e Ralston-Franco si ritrova intrappolato in una delle gole con un masso che gli blocca inesorabilmente il braccio destro. Passano 127 ore lunghe, intense, in cui Ralston sprofonda in un delirio solitario, ripercorrendo le scelte della sua giovane vita fino al raggiungimento della decisione estrema, e dolorosa.

Il tocco inconfondibile del regista inglese permea ogni fibra del film. Si passa dal montaggio alternato allo split screen per dare dinamicità e forza al racconto, rendendolo quasi un videoclip musicale nelle scene iniziali. Gli effetti sonori, le sonorità della città, il rumore del deserto e i suoni metallici e freddi della scena madre sono tasselli fondamentali che rendono ancor più realistica la narrazione.

Tutto ciò che viene mostrato sullo schermo non è frutto dell’immaginazione di Boyle, ma quello che Aron Ralston ha davvero vissuto chiuso per cinque giorni in quel cunicolo, ampliamente documentato dalle riprese che il ventiseienne effettuava con regolarità.

La tensione e l’ansia che il film genera possono, e devono, essere superate in favore della performance solitaria e brillante di James Franco, valsa al conduttore della cerimonia degli Oscar 2011 una nomination alla statuetta più ambita.

“127 ore” (127 Hours), candidato a sei premi Oscar tra cui miglior pellicola, è dunque un film non adatto ai deboli di cuore. È adrenalinico, intenso e claustrofobico, capace di generare emozioni viscerali e forti, ma proprio questa veemenza rende il film, assolutamente, imperdibile.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here