Home Uncategorized “La trilogia degli occhiali”: con Emma Dante il teatro diventa poesia

“La trilogia degli occhiali”: con Emma Dante il teatro diventa poesia

Ogni volta che Emma Dante propone spettacoli, la gioia di recarsi a teatro diventa esigenza. Un’artista a tutto tondo che con gli anni ci ha abituati ad un teatro di tipo laboratoriale dove la regia e il talento attoriale sono le componenti fondamentali.

“Ne ‘La trilogia degli occhiali’ i protagonisti inforcano occhiali, metafora della difficoltà di vedere il mondo e di immaginare un futuro”. Ma è tutto qui o c’è dell’altro? C’è sicuramente dell’altro ed è molto di più di una metafora, inventata e voluta, forse, da Emma Dante stessa, per depistare e scuotere il pubblico, come spesso ama fare.

Si tratta di tre spettacoli autonomi ma strettamente legati tra loro: “Acquasanta”, “Il castello di Zisa” e “Ballarini”. Tre momenti diversi ma legati da un unico filo conduttore fatto di fisicità, melanconia e solitudine.

‘O Spicchiato di “Acquasanta” è un mozzo senza patria, senza affetti, imbarcatosi ancora adolescente su una nave e abituato solo alle coccole del mare, lontano e schivo dalla terraferma, mera illusione. E’ un puro di spirito, un semplice, ma con un mondo interiore ricco più di qualsiasi altro essere, capace di sentimenti veri, di amore incondizionato nei confronti di chi non lo ha mai tradito ma lo ha sempre accolto, il mare, al quale dedica una delle più belle dichiarazioni d’amore che si ricordino nella storia della drammaturgia.

Nicola, invece, dopo essere stato strappato alla zia con la quale viveva davanti ad un favoloso castello “Il castello di Zisa”, è ridotto in stato catatonico, i suoi occhi sono aperti ma non vede, si è incantato per sempre. Ma d’un tratto, per un brevissimo momento, Nicola si risveglia. Forse. O forse siamo noi che immaginiamo di dare voce al suo urlo imprigionato e scuotere il suo corpo immobile?…

“Ballarini” è una dolcissima storia d’amore. Un uomo e una donna ormai anziani, invecchiati insieme, festeggiano il Capodanno. Da un baule spuntano i ricordi di sempre: un piccolo carillon, una bottiglia di champagne, un petardo per far festa. E poi un accenno di ballo e un bacio, forse l’ultimo bacio come se fosse la prima volta ma presagio di un prossimo Capodanno che per uno dei due non arriverà mai. Con grande maestria questi due attori srotolano la vita dei due anziani personaggi a ritroso, ripercorrono il loro primo incontro, la promessa di matrimonio, la gioia dell’arrivo di un figlio, una vita intera insieme che lascia alla fine un amaro senso di solitudine nell’animo.

Bravissimi gli attori tutti, lodevole il disegno luci e perfette le scelte musicali, elemento narrante degli spettacoli. Un ringraziamento particolare, infine, va proprio ad Emma Dante autrice del testo, regista e costumista dello spettacolo alla quale va tutta la nostra stima per il lavoro che con passione continua a svolgere, nonostante il clima di ignoranza politica in cui viviamo, e che puntualmente ci ricorda che la nostra cultura va sostenuta, difesa e ci rende orgogliosi, cosa rara ultimamente, di essere italiani.

In scena fino al 27 marzo al Palladium di Roma, un appuntamento da non perdere assolutamente.

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