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“Tutti al mare”, con l’Italia naufraga di oggi

Video interviste a Marco Giallini, Matteo Cerami e Vincenzo Cerami

A trentacinque anni dal “Casotto” di Sergio Citti, lo sceneggiatore Vincenzo Cerami riporta sul grande schermo l’Italietta balneare e lo fa con il figlio Matteo che firma anche la regia. Solo che l’azione di “Tutti al mare”, commedia corale prodotta dalla Film Vision in collaborazione con Rai Cinema e distribuita in 170 sale da 01, non si svolge più in un luogo chiuso dove i vari personaggi si spogliano delle proprie maschere, ma in un chiosco aperto dal quale si intravede una striscia di mare. Qui gli avventori più strampalati mangiano e bevono, si scambiano confidenze anche se non si conoscono, ammirano le belle ragazze, sognano, si arrabbiano o semplicemente se ne stanno in panciolle a godersi la bella giornata. Protagonista del film Marco Giallini, coadiuvato tra gli altri da Gigi Proietti, Ilaria Occhini, Libero De Rienzo, Francesco Montanari, Ambra Angiolini, Claudia Zanella, Anna Bonaiuto, Ennio Fantastichini, Ninetto Davoli e Rodolfo Laganà.

“In Casotto c’era un ambiente claustrofobico – spiega Cerami senior che nel film interpreta anche uno dei bagnanti – con i protagonisti che avevano fame di tante cose, qui lo spazio è agorafobico, sembra quasi di stare in un barcone che galleggia sulla sabbia. L’unica realtà è la provvisorietà, i naviganti sono smarriti. Allora ognuno aveva qualcosa da nascondere e spogliarsi degli abiti aveva un senso, oggi la metafora di San Francesco che si toglie le vesti non ha più ragione di esistere”. Aggiunge il giovane regista: “all’epoca non ero ancora nato, in comune con quello sguardo credo di avere solo la pietas nei confronti dei personaggi, la voglia di amarli. Per il resto siamo davanti a un acquario dove i pesci nuotano credendo di stare in alto mare, quando invece si trovano in un barile. Volevo che, attraverso questi ritratti, venissero fuori le problematiche di oggi, la paura del futuro”.

Ecco allora la storia in breve. Nell’arco di una giornata Maurizio (Marco Giallini), proprietario di un chiosco sulla spiaggia, si trova ad affrontare le situazioni più disparate: dalla madre sulla sedia a rotelle (Ilaria Occhini) che lo comanda a bacchetta alla lesbica (Ambra Angiolini) che lo seduce per fare un dispetto alla compagna (Claudia Zanella), dal cognato smemorato e cleptomane (Gigi Proietti) al ragazzo sensibile (Libro De Rienzo) abbandonato dalla moglie russa e accompagnato dal “coatto” di turno (Francesco Montanari) in cerca di avventure facili. Per non parlare delle forze dell’ordine che, come ogni giorno, minacciano ispezioni e multe salate per poi ripensarci in cambio di cibo e bevande gratis, o dell’aspirante suicida (Ennio Fantastichini) a cui il ristoratore suggerisce di andare a morire due stabilimenti più in là. Tra i principali richiami del ritrovo, dove lavora un gruppo di laboriosi immigrati, un succulento pranzo a base di pesce “freschissimo”, che il buon Alfredo (Ninetto Davoli) pesca direttamente dal freezer del supermercato più vicino.

Su tutti domina incontrastata l’influenza della tv, rappresentata dal personaggio di Adalgisa (Anna Bonaiuto), star di un programma pomeridiano che parla di sentimenti (finti), ma anche dalla madre di Maurizio, drogata di teleromanzi, e dall’apparire fugace di Pippo Baudo che arriva per cenare (al tramonto il chiosco si trasforma in un ristorante di classe, Chez Maurice). Alla fine l’allegro tran tran viene disturbato dal rumore di un elicottero della Polizia e dalle luci puntate su una barca di profughi. “Il vero barcone è questo chiosco”, suggerisce Cerami junior. “La domanda è: sono più disperati gli immigrati che fuggono da guerra, fame e dittature ma hanno ancora i sogni, o questi nostri personaggi un po’ barcollanti che con le loro camicette colorate e ben stirate, continuano a parlare di stupidaggini sentite alla tv?”.

Commedia amara, sferzante, a tratti un po’ cinica, “Tutti al mare” è un ritratto dell’Italia di oggi, un paese alla deriva dove si naviga a vista: non ci sono più sogni e si va avanti un po’ come capita, aggrappandosi all’occasione del momento o facendosi trasportare dalla cultura omologante della tv, sempre con un occhio al proprio guadagno. E però “siamo in democrazia”, ripete in continuazione il saggio Maurizio, ragion per cui ognuno è libero di farsi male come desidera. Tirando le somme il messaggio di fondo si avvicina alla realtà e quindi coglie nel segno, ma la comicità stenta a decollare: a parte alcune scene riuscite (come lo scambio Proietti-Laganà o i vari battibecchi Giallini-Occhini), il riso scivola spesso e troppo nell’amaro e potrebbe annoiare lo spettatore abituato ad altro. Vanno apprezzati lo sforzo riflessivo del neo-regista e il doppio atto d’amore di papà Vincenzo: verso il figlio esordiente e verso un cinema che non esiste più. Sempre meglio questo nostalgico omaggio a Citti, dove i personaggi sono comunque ben scritti e ben interpretati, delle varie commediole tanto in auge negli ultimi anni.

MARCO GIALLINI - intervista (Tutti al mare) - WWW.RBCASTING.COM

MATTEO CERAMI e VINCENZO CERAMI - intervista (Tutti al mare) - WWW.RBCASTING.COM

 

Alcuni commenti della critica:

“Tutti al mare è un finto cine panettone che termina con la canzoncina del titolo. In mezzo un’Italia in allegro disfacimento, puzzle di tipi da spiaggia, cast di soliti noti e ignoti dove, oltre a qualche inutile metafora (il cavallo) e moralità (il barcone), vive la mediocrità di una domenica d’agosto aggiornata alla volgarità di oggi”.
Maurizio Porro, Corriere della Sera

“Un film ambizioso e dal cuore antico, denso e discontinuo, generoso e fin troppo scritto. Un film ‘orfano’, paradossalmente, come succede spesso oggi. Destinato ad esprimere la nostalgia per un mondo, e per un cinema, che non c’è più”.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

“Ovvio che Tutti al mare non può avere la forza del primo Casotto, ma molte delle figurine che incontriamo sono ben costruite e ben recitate (…). Più che dal funzionamento dei singoli personaggi, il film prende forza dal funzionamento della vecchia struttura del Casotto, che i due Cerami gestiscono bene e rinforzano con qualche novità, e dal recupero di quel tipo di commedia alla Citti così sgradevole, così politica, e così poco praticata in questi ultimi vent’anni”.
Marco Giusti, il Manifesto

“Una cronaca, un quotidiano ora serio ora sorridente fino alla caricatura, portati avanti dalla regia del giovane Cerami, coadiuvato dalla bella fotografia di Maurizio Calvesi, con accenti nitidi e incisivi”.
Gian Luigi Rondi, il Tempo

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