Home Uncategorized “Habemus Papam”, il dramma di un Papa fragile

“Habemus Papam”, il dramma di un Papa fragile

Video conferenza stampa, trailer e clip del film

Chi in questi giorni andrà al cinema con l’intenzione di gustarsi il Nanni Moretti politico e anticlericale si metta subito l’anima in pace: non avrà niente di tutto questo. “Habemus Papam”, l’ultimo attesissimo film del regista-attore, nelle sale con 500 copie e in concorso al prossimo Festival di Cannes, non recupera le stoccate politiche del precedente “Il Caimano” né contiene l’attacco alla Chiesa, quantomeno esplicito, che tutti si aspettavano. Ciò che la pellicola racconta in chiave di commedia è soprattutto un dramma personale, quello di un uomo che non si sente “all’altezza” del proprio ruolo e che, di fronte alle responsabilità assegnategli da altri, preferisce fuggire. Certo, se poi quest’uomo è il Papa, autorità infallibile per eccellenza la cui umanità è inscindibile dall’altissima funzione che è chiamato a svolgere, lo scenario può prestarsi a una vasta serie di interpretazioni.

Il film si apre con il funerale del precedente Pontefice e con i cardinali riuniti in Conclave. Diversamente dalle aspettative, Moretti non ci presenta degli uomini disposti a tutto pur di conquistare il Potere, ma una simpatica combriccola di porporati che ricorda una scolaresca riunita per il compito in classe: qualcuno tamburella sul banco, qualcun altro copia dal vicino, tutti pregano affinché Dio non li scelga. Alla fine viene eletto l’anziano Cardinale Melville (Michel Piccoli): lo si riesce a vestire con tutti gli addobbi dell’occasione, ma all’annuncio dell’Habemus Papam! la sua risposta è un urlo di disperazione e una repentina fuga nelle stanze del Vaticano. E’ il caos: per salvare il salvabile si ricorre allo psicoanalista Moretti che, rendendosi conto di non poter fare niente, lo indirizza verso l’ex moglie (Margherita Buy), anche lei analista. Così, per essere “studiato” da qualcuno che non ne conosce l’identità, lo scalpitante neoeletto esce in incognito: dopo la seduta in cui gli verrà diagnosticato un “deficit di accudimento” infantile scapperà di nuovo, questa volta per i vicoli di Roma e lontano da qualsiasi controllo.

A una prima lettura appare chiaro che “Habemus Papam” è un film che parte da un’esigenza personale. “Difficile capire in chi io mi sia identificato – dice Moretti incalzato dai giornalisti – probabilmente sia nello psicoanalista che nello stesso Papa depresso”. Dunque è lui l’uomo insicuro che di fronte a una grande responsabilità (dimostrare per esempio di essere ancora il grande regista de “La stanza del figlio”) si sente “inadeguato”, ed è sempre lui l’analista ateo e sicuro di tutto che però è condannato a essere “il più bravo” (“mia moglie mi ha lasciato per questo”, dirà al portavoce della Santa Sede). Il discorso vale per il Moretti artista e uomo, ma punta anche a una visione più ambiziosa e universale: chi di noi, trovandosi suo malgrado di fronte alle proprie responsabilità, non si è sentito fragile e inadeguato? Insomma, questo Papa che sogna di recitare Cechov è così straordinariamente umano (e Piccoli lo rende magnificamente) che il suo smarrimento arriva a toccare tutte le corde emotive, anche le più nascoste. Perché in fondo, in ognuno di noi c’è un Papa Melville.

Tornando alle varie interpretazioni c’è da dire che Moretti, pur trattando i cardinali con simpatia affettuosa (le scene del torneo di pallavolo e delle “lezioni” sull’uso dei tranquillanti sono tra le migliori) non li assolve: in loro c’è tutto il peso di una Chiesa chiusa, arcaica e staccata dalla realtà (“il gioco della palla prigioniera non esiste più da cinquant’anni”, dirà a un vecchio prelato), una Chiesa dove, considerati i tempi bui e la scarsa responsabilità del potere politico, ci sarebbe bisogno di un rinnovamento radicale. E non a caso, l’unico ad accorgersi di questa esigenza è il Papa che non vuole essere Papa. Moretti glie lo fa dire continuamente: prima velatamente, poi esplicitamente, fino a quando, nel discorso finale, non lo griderà al mondo intero. Un po’ come fece Celestino V, il Papa che nel 1294 rifiutò il Potere perché si sentiva inadeguato a rappresentare e a gestire la corruzione del tempo.

HABEMUS PAPAM di Nanni Moretti - conferenza stampa - WWW.RBCASTING.COM

Clip del film HABEMUS PAPAM di Nanni Moretti - WWW.RBCASTING.COM

HABEMUS PAPAM di Nanni Moretti - Trailer - WWW.RBCASTING.COM

 

 

Alcuni commenti della critica:

“E’ un film di un laico, o forse di un ateo che come tale ha profondo rispetto per chi crede, e che riesce attraverso l’ironia, le invenzioni, l’eleganza, a suscitare una commozione, e al tempo stesso un’angoscia che sfiorano la fede molto più di tanti film d’intento religioso che di solito vengono malissimo. E’ anche un film di massima intelligenza e libertà, privo di una tesi precostituita”.
Natalia Aspesi, la Repubblica

“…Si fa fatica a capire il tanto spazio lasciato al ‘tempo libero’ dei cardinali, vittime delle più prevedibili e scontate forme del ‘morettismo’…Resta la grande forza visiva di alcune immagini…che però sembrano scarsamente supportate da una sceneggiatura ondivaga, prigioniera di uno spunto geniale che forse avrebbe avuto bisogno di una diversa elaborazione”.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

“Habemus Papam è una clamorosa metafora del blocco, del rifiuto del mondo, del trovarsi di fronte a qualcosa che non riusciamo ad affrontare. E’ un film magnifico, quasi un miracolo”.
Alberto Crespi, l’Unità

“Film elegante, con bravi interpreti, che può piacere a Cannes. Il film di cui il pubblico, uscendo dalle sale, dirà: carino e intelligente. Attenzione però a quella profonda dimenticanza, a quel non sapere vedere l’essenziale in questa vecchia Chiesa, che tuttavia sopravvivrà anche a Freud e ai suoi eredi. Cioè, grazie delle gentili condoglianze, ma la Chiesa – cioè noi credenti in Cristo – siamo ancora piuttosto vivi”.
Marina Corradi, Avvenire

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here