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“Il sesso aggiunto”, amore e droga tra luci e ombre

Un demone affascinante che fa innamorare in maniera perversa chiunque si avvicini ad esso, una dipendenza che si nasconde dietro la voglia di trasgressione e penetra nella mente e nei corpi senza dare scampo. È l’eroina secondo il racconto di Francesco Antonio Castaldo, regista de “Il sesso aggiunto”, opera prima prodotta da Giovanni Madonna, e nelle sale dal 29 aprile. Le musiche del film sono di Nicola Piovani.

Un dramma esistenziale che si presenta fin dalle prime sequenze come una storia affondata nella disperazione, quella di Alan, ragazzo sui trent’anni che non riesce a uscire dal terribile incubo della tossicodipendenza, di una famiglia che non riesce più a rapportarsi con lui in maniera naturale, degli amici che sono travolti dal suo dolore e si allontanano inevitabilmente. Poche scene iniziali che proiettano dentro questo mondo parallelo e notturno fatto di incontri fugaci, sguardi spenti, passaggi di soldi recuperati in qualsiasi modo, ricerca affannosa e rapace delle persone giuste che possano fornire una dose, accettare un anello o una collana al posto dei contanti, fare credito, magari offrire una pera che allevi la sensazione insopportabile della crisi di astinenza. In tutto ciò Alan cerca di capire se stesso e di riconoscere le persone che lo circondano. L’eorina ha distrutto lui e sgretolato i rapporti umani che aveva costruito, divorato i sogni, annebbiato i sentimenti, addirittura le passioni, fatto confondere l’amore, la necessità e l’opportunismo. Atmosfere cupe e poche vie d’uscita, flebili speranze che sbattono sempre contro l’egoismo e il cinismo di una generazione a cui probabilmente piace drogarsi per non dover pensare, perché è più semplice “farsi” che avere una conversazione sincera.

Non una storia semplice da affrontare per Castaldo, regista con tanta esperienza televisiva e all’esordio nel lungomentraggio cinematografico. Il cast (Giuseppe Zeno, Myriam CataniaValentina D’Agostino, Lino Guanciale, Cloris Brosca) prova a mettere in ciascun personaggio la giusta carica di pathos con impegno ma la scrittura purtroppo non aiuta. Il tentativo di utilizzare il gergo di tossici e spacciatori da un lato, e l’eccesso di letterarietà dall’altro, appesantiscono il linguaggio dei protagonisti, spesso ridicoli nel recitare battute quasi sempre forzate. Dialoghi poco credibili, tanti stereotipi, prevedibilità nello svolgersi della trama, sono tutti difetti a monte di una produzione che comunque coraggiosamente ha cercato di affrontare una tematica reale e complessa. Complessità che non si può però affidare soltanto ai tormenti del protagonista, Alan, interpretato da Giuseppe Zeno, unico degli attori a doversi confrontare con un carattere controverso e leggermente sfaccettato in un gruppo di artisti che si è trovato a impersonare delle maschere dai contorni troppo netti e definiti e quindi finti. Il contatto con la realtà non si avverte, la verosimiglianza è soltanto parziale, la vicenda procede lenta e senza efficaci punti di snodo che diano ritmo o interesse alla narrazione, che si trascina ripetitiva fino al lieto fine carico di buonismo.

Nessuno in sala si aspettava un “Trainspotting” all’italiana, ma resta la convinzione che si possa parlare di eroina e disagio da tossicodipendenza in maniera più incisiva e accattivante.

Alcuni commenti della critica:

“‘Il Sesso Aggiunto’ è molto lento, lungo quasi due ore, e il racconto del protagonista è coperto da una patina di moralismo che l’autore diffonde con intenti dissuasivi. Tutto potrebbe scorrere senza particolari alti e bassi, ma il prodotto è reso poco credibile, e dunque poco coinvolgente, da alcune scelte discutibili, prima quella degli attori. Sono tutti belli, tutti magri e piacenti e per quanto questo possa essere giustificato da un alzamento sociale del nuovo tossico, la scelta “estetica” degli interpreti non aiuta lo spettatore ad entrare nella storia”.
Stefano Amadio, cinemaitaliano.info

“‘Il sesso aggiunto’ vuole essere un film sull’amore che mette in guardia da ogni dipendenza (droga, alcol, fumo, cibo), soffermandosi però in particolare sul quella da eroina”.
Fabrizio Corallo, Il Mattino Napoli

“E’ un film che vuole parlarci, e lo fa nel migliore dei modi, per mezzo di un cast privo di nomi altisonanti ma pieno di talento, capitanato da una commovente Cloris Brosca”.
voto10.it

“‘Il sesso aggiunto’, un viaggio nel quotidiano e nei pensieri di un ‘tossico'”.
La Gazzetta del Mezzogiorno

“Se dunque c’è un elemento particolarmente apprezzabile ne ‘Il sesso aggiunto’, al di là della sua riuscita come film, è a parer nostro proprio la rappresentazione dei danni che la droga compie non al di fuori, ma all’interno di una persona, di come cambi e azzeri le sue potenzialità, senza dargli al tempo stesso altro che un sollievo momentaneo e irrisorio”.
Daniela Catelli, ComingSoon

“Una spirale di droga e solitudine, ma anche un intenso film sull’amore, quel “dio” che può salvare la vita”.
Silvia Urban, Best Movie

“Un’operazione che, seppur apprezzabile per quanto riguarda la dignitosa confezione tecnica ottenuta lontano dalle major, comincia a lasciar emergere non pochi difetti già a partire dalla discutibile scelta di far recitare in corretto italiano gli sbandati personaggi romani. Difetti tra cui non possiamo fare a meno di annoverare una recitazione spesso non convincente”.
Francesco Lomuscio, FilmUp

 

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