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Il miracolo dei “Baci mai dati”

Il miracolo di una ragazzina che dice di parlare con la Madonna. Il miracolo della bellezza dei sentimenti, che può arrivare anche da una periferia fatiscente dove tutto è disarmonia. Il miracolo di un film che, mescolando realtà e sogno, sa raccontare uno spaccato di umanità con leggerezza e occhio critico. Per il suo quinto lungometraggio, la coraggiosa Roberta Torre ritrova l’ispirazione degli esordi (“Tano da morire”, “Angela”) e ci regala “I baci mai dati”, un piccolo grande gioiello tutto da gustare. Già apprezzata a Venezia (sezione Controcampo), al Sundance Film Festival e a Mosca, la pellicola arriva nelle sale con Adriana Chiesa Enterprises che lo distribuisce in 45 copie.

A Librino, “città satellite” e popolosa di Catania (progetto dell’architetto giapponese Kenzo naufragato nel degrado e divenuto negli anni simbolo di criminalità), la tredicenne Manuela (l’esordiente Carla Marchese) gira in motorino e pensa al fidanzato che però non la ricambia. Sua madre Rita (un’insolita e convincente Donatella Finocchiaro: capelli biondo platino con ricrescita, vestitini leopardati e tacco dodici), è troppo occupata a litigare con il marito, un calciatore fallito che vorrebbe fare l’allenatore (Beppe Fiorello in un cameo), per accorgersi di lei. Lo stesso vale per la sorella di poco più grande (Valentina Giordanella), una Paris Hilton di quartiere coinvolta in giri poco raccomandabili. Un giorno Manuela racconta di aver parlato con la Madonna e tutto cambia: la casa si riempie di gente in cerca di strane grazie (la vincita al Totocalcio, una partecipazione al Grande Fratello, la sparizione di un marito ingombrante), lei diventa una novella Bernadette e la madre una “manager” dei miracoli che si arricchisce con le questue.

Il film vale il prezzo del biglietto per due motivi. Intanto è ben girato: tra riprese che ricordano il documentario e atmosfere surreali alla Almodóvar, l’autrice utilizza la sua vena realistica e insieme grottesca per tratteggiare uno spicchio d’Italia (e non solo) raccontando, con sensibilità e senza falsi buonismi, debolezze e rapporti umani. Il secondo motivo è una recitazione ben miscelata: a un cast di noti professionisti (con la Finocchiaro spiccano il prete Pino Micol e la parrucchiera-cartomante Piera Degli Esposti) si aggiungono interpreti alle prime armi (oltre alla giovanissima Marchese, la non vedente Martina Galletta e i vari questuanti), tutti all’altezza della situazione. Il risultato è un racconto semplice ma non banale che parla di sentimenti universali, una storia di formazione che scavalca ogni regionalismo per arrivare dritta al cuore. Tra momenti di divertimento e commozione, le vicende di Manuela e mamma Rita scivolano dolcemente verso un epilogo di speranza. E alla fine il “miracolo” accade davvero.

I BACI MAI DATI - Trailer - WWW.RBCASTING.COM

 

Alcuni commenti della critica:

“Ecco un film da prendere come esempio. Senza andare troppo per le lunghe concentra, in 75 minuti, una vicenda divertente che racconta un pezzo d’Italia e i suoi bisogni. Roberta Torre ha ritrovato la vena estetica di Tano da morire”.
Maurizio Acerbi, il Giornale

“Funziona la parabola socio-esistenziale ideata dall’autrice milanese ma siciliana d’adozione. La consueta ironia tendente al grottesco vibra di sensibilità, lo sguardo meta-femminile scava nel profondo e non risparmia l’autocritica, lo sfondo (il paese di Librino, new town asfittica-surreale) incide nell’immaginario lasciando i sogni in sospensione”.
AM Pasetti, il Fatto Quotidiano

“E’ un film tutto da vedere e tutto da ascoltare, per certi dialoghi che sembrano improvvisati, pur essendo frutto di ottima scrittura: della lingua di plastica cara a certi sceneggiatori non c’è traccia. Gli attori fanno bene la loro parte”.
Mariarosa Mancuso, il Foglio

“Roberta Torre trova un efficace equilibrio di toni: i colori forti e grotteschi della commedia di costume si intrecciano con un romanzo di crescita che sfiora con grazia motivi anche drammatici. Ottimo cast con partecipazioni di classe (Micol, Degli Esposti) e una Finocchiaro inedita e molto incisiva”.
A. LK., La Stampa

“Uno schema un po’ fragile, con accenti che, anche quando tendono a colorirsi, rasentano non di rado l’inespresso, comunque l’impresa qualche merito ce l’ha e si finisce per accettarla, sia pure con riserve”.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo

 

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