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“Tatanka”, la bellezza oltre la Camorra

Video backstage e interviste a Clemente Russo, Giorgio Colangeli, Carmine Recano, Giuseppe Gagliardi

Un film di genere per raccontare la “bellezza” di un pugile che, con forza di volontà e disciplina non comuni, riesce a emergere dall’ “inferno” dove è nato e cresciuto, e dove il suo destino, come quello di tanti ragazzi simili a lui, era già segnato. Il film è “Tatanka”, opera seconda del talentuoso Giuseppe Gagliardi (“La vera leggenda di Tony Vilar”): protagonista l’argento olimpico originario di Marcianise, Clemente Russo (soprannominato Tatanka nella realtà per il suo modo di combattere simile a un bisonte), che interpreta un quasi sé stesso con una storia diversa dalla sua. Liberamente ispirata a uno dei racconti di “La bellezza e l’inferno”, secondo libro di Roberto Saviano, la pellicola è da venerdì scorso in 189 sale (38 solo in Campania) con Bolero film.

Siamo nei feudi della Camorra, in un’indefinita periferia del Sud  un po’ Casal di Principe e un po’ Castel Volturno. Michele (Clemente Russo) e Rosario (Carmine Recano) sono due adolescenti che vivono di espedienti e piccoli furti. Quando la sorte li allontana (Rosario finisce in carcere per un breve periodo), Michele entra in una piccola palestra per pugili e si rende conto che, oltre la malavita, può esserci un’altra possibilità di vita. Sotto la guida di un Mister pulito (l’ottimo Giorgio Colangeli), il ragazzino comincia ad allenarsi e anche a vincere. Ma l’ombra dell’inferno è sempre in agguato: dopo un regolamento di conti finito male, il neo pugile viene arrestato e per non denunciare l’amico sconta otto anni di carcere. Una volta fuori, l’ormai ventiquattrenne Michele ci riprova ma, nel tentativo di inseguire il sogno (impossibile) delle Olimpiadi, finisce nelle mani della Camorra che lo utilizza per i suoi giri loschi. Da vero “Tatanka” si rifiuta di sottostare a leggi che non approva e scappa in Germania: qui finisce nei circuiti della boxe clandestina dove incontra un altro allenatore (Rade Serbedzija), una nuova figura paterna…

Nel girare “Tatanka”, Gagliardi ha accettato una sfida che contiene più di un’insidia. A metà tra il genere pugilistico e malavitoso, il film rientra tra quei registri stilistici meno battuti in Italia (almeno negli ultimi 30 anni) e, proprio per questo, più azzardati. Il regista ha inoltre optato per l’approccio realistico, che non solo comporta scelte non facili da realizzare (dal protagonista non attore all’uso del dialetto sottotitolato), ma anche il rischio di osare troppo. La sfida è vinta per una serie di motivi: puntando sull’espressione del corpo e dello sguardo, Russo risulta incredibilmente bravo (e il resto del cast non è da meno); il novanta per cento del film incontra appieno il “verismo” inseguito; l’interessante colonna sonora di Peppe Voltarelli aderisce all’evoluzione della narrazione e dei personaggi senza mai scadere nel banale. Certo la pellicola non è perfetta, la parte che descrive la fuga a Berlino appare un po’ fuori contesto e poteva avere una struttura migliore, ma nel complesso il giudizio è più che positivo.

CLEMENTE RUSSO, GIORGIO COLANGELI - intervista (Tatanka) - WWW.RBCASTING.COM

GIUSEPPE GAGLIARDI, CARMINE RECANO - intervista (Tatanka) - WWW.RBCASTING.COM

TATANKA - Backstage - WWW.RBCASTING.COM

 

Alcuni commenti della critica:

“Dal punto di vista del “come” o dello stile un certo ibrido risulta stimolante. L’immediatezza neorealista di un protagonista preso dalla (sua) vita proprio come accadeva nei nostri classici, il richiamo chissà se voluto o istintivo all’altrettanto classica tradizione americana del cinema pugilistico e del dilemma visto dal basso tra integrazione nel sistema malavitoso e rischiosa/costosa reazione ad esso. (…) Qualche perplessità è indotta dalla fatale tentazione di ricordare il modello “Gomorra”. Difficile è sottrarsi all’impressione che Tatanka ci presenti un Gomorra più light e buonista”.
Paolo D’Agostini, la Repubblica

“Bella intuizione quella del regista del gustoso ‘La vera leggenda di Tony Vilar’, che così confeziona un film di genere di livello e uno sguardo clinico ma mai cinico sulla società”.
Boris Sollazzo, Liberazione

“Appassionante nella prima parte, più confuso nella seconda, il film avrebbe avuto bisogno di una sceneggiatura più rigorosa e di una mano registica più ferma, ma Gagliardi ha stoffa”.
Alessandra De Luca, Avvenire

“Pur non essendo un capolavoro è certamente un solido film di genere, come se ne vedono pochi ormai in Italia. Ideale proseguimento del film di Garrone, la pellicola di Gagliardi ci fa riprendere a sognare”.
Alessia Mazzenga, Terra

 

 

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