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Venezia 68: “Cose dell’altro mondo”, l’occasione persa di Patierno

Dal nostro inviato

Video interviste a Francesco Patierno, Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini.

Fin dalla comparsa del trailer sul web, “Cose dell’altro mondo”, favola amara di Francesco Patierno con Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini, ha provocato violente proteste da parte del popolo leghista. Frasi come “Boicottate questo film diffamatorio e razzista” o “Abatantuono attore da quattro soldi” o ancora “film finanziato con 1,3 milioni di euro dallo Stato e hanno anche il coraggio di deridere i Veneti che li finanziano (involontariamente)” sono apparse numerose su YouTube. Già prima delle riprese la commedia aveva creato problemi per via del permesso di girare a Treviso ritirato all’ultimo momento dal sindaco leghista Gian Paolo Gobbo e poi accordato dal primo cittadino di Bassano del Grappa. In ultimo un’interrogazione parlamentare del deputato padovano Massimo Bigonci ha ottenuto il plauso del presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

Risultato? A Venezia, dove il film è appena passato in concorso, nella sezione Controcampo italiano, la fila per l’anteprima della stampa era interminabile (tanto che si è resa necessaria una sala più grande). E lo stesso si prevede per l’uscita nelle sale di tutta Italia, almeno per questo primo week-end. Eppure a proiezione finita, il primo commento che ci è venuto in mente è stato: “Tanto rumore per nulla!”. L’idea di immaginare un Paese dove all’improvviso spariscono tutti gli immigrati e di conseguenza il sistema socioeconomico va in tilt è geniale ma non è nuova: a svilupparla ci aveva già pensato un film del 2004 di Sergio Arau e Yareli Arizmendi, “Un giorno senza messicani”. Patierno, che si è liberamente ispirato alla pellicola, aveva la possibilità di svilupparla al meglio facendone una satira mordace e incisiva ma, ahimé, l’occasione è andata persa.

L’industrialotto-imbonitore del Nord Est (un Abatantuono sconfinante nel macchiettismo) che da una tv locale di cui è proprietario invita i “fondamentalisti islamici, gli zingari e i fancazzisti albanesi a prendere il cammello e andare a casa”, augurandosi che uno “tsunami” se li porti via tutti (anche se gran parte dei suoi dipendenti sono extracomunitari e la prostituta di cui forse è innamorato ha la pelle nera), fa riflettere ma non convince. Lo stesso si può dire della storia parallela tra il poliziotto Mastandrea, un romano con madre veneta, e la maestrina Lodovini che rimane incinta di un nero, sparito nel nulla anche lui. Il film che, secondo le note di regia, doveva affrontare “le tematiche del razzismo con una robusta vena comica”, si è rivelato una commedia sbiadita con poche battute felici e per lo più adatte a un pubblico televisivo. In pratica si vorrebbe pungolare le coscienze a suon di risate, ma i buoni propositi finiscono per dissolversi in un finale troppo buonista. Conclusione: una satira che graffi fino in fondo è difficile da realizzare, soprattutto quando chi la scrive e la dirige non ha il coraggio di schierarsi davvero.

Alcuni commenti della critica:

“Il film a un certo momento cambia tono, è costretto a inventarsi situazioni che stridono, fatica a tenere insieme tutti i suoi fili e alla fine si inventa un momento di ‘poesia felliniana’ che sembra fatto apposta per accontentare tutti ma non prende una vera posizione”.
Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera

“Quando in Cose dell’altro mondo gli stranieri si dileguano, scompare anche il film. Le gags sono subito scontate e anche una certa deriva simbolica si rivela inconsistente. Ma l’aspetto più grave è un altro: in un film che dovrebbe parlare di loro gli stranieri non sono persone né personaggi, ma solo funzioni narrative, elementi di arredo, pezzi di scenografia”.
Alberto Crespi, L’Unità

“Patierno usa (e osa) il tono della commedia per raccontare in chiave surreale e amara uno dei più grandi deliri dei nostri tempi. Abatantuono è straordinario nella sua megalomania, Mastandrea malinconico ed efficace più del solito”.
Marina Sanna, Cinematografo.it

“Patierno mette il dito nella piaga mostrando come, in un paese grossolanamente razzista e disorganizzato come l’Italia, la scomparsa degli immigrati paralizzi anche l’efficiente Nord, ma il regista non affonda la lama affrontando la questione solo in modo superficiale”.
Valentina D’Amico, Movieplayer.it

FRANCESCO PATIERNO - intervista (Venezia 68) - WWW.RBCASTING.COM

DIEGO ABATANTUONO - intervista (Venezia 68) - WWW.RBCASTING.COM

VALERIO MASTANDREA, VALENTINA LODOVINI - Venezia 68 - WWW.RBCASTING.COM

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