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“Bar sport”: dalla penna di Benni al grande schermo, ma manca la commedia umana

Video interviste a Massimo Martelli, Claudio Bisio, Giuseppe Battiston, Antonio Catania, Angela Finocchiaro, Lunetta Savino e Aura Rolenzetti.

Luci e ombre per questa nostalgica messa in scena di “Bar sport”, primo e fortunatissimo romanzo di Stefano Benni: così fortunato che a distanza di 35 anni dalla pubblicazione (Mondadori 1976, Feltrinelli 1997), in libreria lo tengono ancora in bella vista e ne richiedono continue ristampe. Luci perché gli attori – da Giuseppe Battiston a Claudio Bisio fino alle teatrali Angela Finocchiaro e Lunetta Savino nel ruolo di due perfide vecchiette –sono tutti bravi, e perché la bella animazione di Giuseppe Laganà aggiunge un tocco di brio all’altrimenti piatta regia di Massimo Martelli. Ombre per il sapore troppo “vintage” della sceneggiatura che, per restare ostinatamente ancorata al libro, ambientato nella provincia bolognese Anni Settanta, manca di una sua originalità e stride con i tempi moderni. E ancora ombre perché, come spesso succede, il risultato cinematografico non regge il confronto con la parola e l’operazione, già di per sé rischiosa, finisce per naufragare.

Per chi non ha mai letto “Bar sport” (correte a comprarlo!), ecco la storia, o meglio la commedia umana di quegli “eroi” nati sulla carta e subito diventati miti nell’immaginario collettivo di tre generazioni almeno. C’è il barista tirchio detto Onassis (Battiston), il “Tennico” tuttologo perché “è l’asse portante di ogni discussione da bar” (Bisio), l’ingrugnito Muzzi che a Natale è più buono e porta “l’albero segato di notte ai giardini comunali” (Antonio Catania), l’ingenuo Cocosecco (Bob Messini), la cassiera dal “seno a schiena di cammello” (Aura Rolenzetti), il playboy contaballe (Teo Teocoli), il nonno sempre incollato alla tv (Ermanno Bonatti), Bovinelli-tuttofare che da anni cerca disperatamente di far funzionare l’insegna (Antonio Cornacchione) e l’odioso rappresentante (Claudio Amendola), reo di aver fatto fuori la Luisona, “la decana delle paste” conservata in bacheca sin dal 1959.

Tra vecchi flipper, partite a calcio balilla e telefoni a gettoni, al “Bar Sport” (in questi giorni nelle sale con 01) scorrono ogni giorno le vicende surreali di una bizzarra antropologia, che poi è tra le più rappresentative del costume nazional-popolare italiano. Su tal galleria di archetipi e sui cosiddetti luoghi “comuni”, lo scrittore bolognese è riuscito a costruire un vero e proprio cult dell’umorismo, un insieme di situazioni surreali e al contempo ordinarie sopravvissuto alla moderna tecnologia senza una sola ruga. Non si può dire lo stesso della trasposizione cinematografica dove, a parte qualche rara eccezione (dovuta alla comprovata esperienza degli interpreti), la comicità risulta forzata e soprattutto manca la parte migliore del testo originale, la natura universale dei personaggi. Consigliato ai fan di Benni desiderosi di ritrovare le atmosfere (purtroppo sbiadite) del libro, sconsigliato a chi cerca la commedia “intelligente” o anche solo le grasse risate, di solito sicure con la coppia Bisio-Finocchiaro.

Alcuni commenti della critica:

“Il film mette in scena un piccolo mondo antico, senza telefonini né globalizzazione, con una certa grazia e con l’ausilio di bravi attori. (…) Simpatico ma un po’ polveroso, come le paste del Bar Sport”.
Roberto Nepoti, la Repubblica

“Mal servito da inconsulti inserti animati, Massimo Martelli fa di regia filologico compitino, quando tradire sarebbe l’unica via per rimanere fedeli a Stefano Benni. (…) Il confronto con la magia della parola, le capriole stilistiche e poetiche su carta, è perso per KO ‘tennico’”.
Federico Pontiggia, il Fatto Quotidiano

“Il film non rinnega lo spirito di Benni, anzi, lo livella, tentando di riproporlo senza averne il guizzo. Del caleidoscopico mondo dello scrittore bolognese non restano che simpatiche figurine simboliche che, slegate da quel contesto, appaiono fiacche e giù di corda. (…) L’opera di Martelli soffre soprattutto per l’assenza di reali momenti comici”.
Francesca Fiorentino, Movieplayer.it

“Non manca nessuno dei volti comici del cinema dei nostri giorni. Manca invece l’umorismo surreale e la freschezza del Benni scrittore, ridotti ad un impianto stantio, proprio come la ‘Luisona’. Il risultato è un’ennesima commedia che si mette in coda nelle nostre sale”.
Gabriella Gallozzi, l’Unità

ANGELA FINOCCHIARO, LUNETTA SAVINO, MASSIMO MARTELLI - WWW.RBCASTING.COM

CLAUDIO BISIO, ANTONIO CATANIA - intervista (Bar sport) - WWW.RBCASTING.COM

GIUSEPPE BATTISTON, AURA ROLENZETTI - intervista (Bar sport) - WWW.RBCASTING.COM

 

 

1 commento

  1. a me il film è piaciuto, l’ho trovato surreale, divertente e soprattutto molto poetico, non è detto che gli attori da qualcuno definiti “comici” debbano far ridere x forza, come se si trattasse di un “cinepanettone”, qui i “comici” sono al servizio del film che x fortuna non è un “cinepanettone”

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