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“I primi della lista”: in fuga dall’Italia ieri come oggi ma con meno ingenuità

Racconta una storia vera l’esordio alla regia dello sceneggiatore Roan Johnson, al suo primo lungometraggio dal titolo “I primi della lista” con Claudio Santamaria e i debuttanti Francesco Turbanti e Paolo Cioni.

“Se succede, noi siamo i primi della lista”: con questa frase, l’1 giugno 1970, Pino Masi convince Renzo Lulli a fuggire da Pisa con lui e Fabio Gismondi dopo che si era diffusa nell’ambiente del movimento studentesco la notizia di un imminente colpo di stato. I tre protagonisti hanno appena vent’anni e sognano di suonare, vivono nell’epoca delle contestazioni e degli scioperi e hanno paura di rimanere vittime di un golpe che non ci sarà. La loro rocambolesca fuga verso il confine jugoslavo s’interrompe alla vista della cortina di ferro che gli fa decidere di cambiare meta ripiegando in Austria, dove chiederanno asilo politico.

“Dalle mie parti, a Pisa, è una sorta di leggenda che viene raccontata – spiega Roan Johnson – fin da quel 2 giungo 1970, quando uscirono gli articoli sulla Stampa e il Corriere della Sera con il titolo ‘Stupore a Pisa: tre ragazzi chiedono asilo politico all’Austria’”. Nonostante per il regista il film parli “di un tempo che ora sembra epico e lontanissimo” farlo oggi ha una coerenza perché, ha spiegato in conferenza stampa, “dall’Italia si continua ancora a scappare. Il 1970 poi è stato un anno spartiacque in cui c’era il pericolo del colpo di Stato ma anche spontaneità e voglia di sognare”.

Ed è proprio la spontaneità la cifra stilistica di questo film che racconta in modo leggero e sognante il ‘68, diversamente da come accade di solito. Un prodotto scevro di retorica che narra una piccola storia che ha però in sé i temi di quegli anni pieni di speranze e paure. Ottima la scelta di un cast che risulta perfettamente amalgamato e di cui Johnson si dice molto soddisfatto.

Pino Masi che è un cantautore di strada molto noto in Toscana è interpretato da Claudio Santamaria che ha detto di aver “conosciuto Masi l’ultimo giorno di riprese, ho visto però su YouTube tante sue interviste e tante foto. Non dovendo restituire un ritratto fedele di Masi né un biopic, ho cercato di costruirlo come più mi piaceva, c’era già così tanto del personaggio in sceneggiatura che non ho avuto bisogno di ulteriori racconti”. Nel film l’attore recita per la prima volta in toscano e racconta: “Quando ho accettato il ruolo e ho deciso di fare il film, Roan, che in realtà è un malato di mente (ride, ndr), mi ha mandato delle registrazioni in cui con la sua voce mi faceva delle lezioni di pisano moderno. Mi correggevano tutti quando sbagliavo sul set ed è stato molto divertente per me lavorare su un accento diverso”.

Belle le scelte musicali inclusa la canzone finale cantata dai tre protagonisti “Quello che non ho” di Fabrizio De André. “E’ dell’81 – precisa il regista – ma ho voluto inserirla perché incarna la fine di un epoca, l’orgoglio e la purezza di una generazione che è stata sconfitta”.

Presentato in anteprima come evento speciale all’ultimo Festival del Film di Roma, “I primi della lista” è in 20 sale dall’11 novembre distribuito da Cinecittà Luce.

Alcuni commenti della critica:

“Il trentasettenne italo-inglese Johnson racconta una storia comica e tenera, oltre che vera (nel dicembre ci fu poi il tentato golpe Borghese, anche quella una storia vera). Un buon esordio, e una promessa da mantenere”.
Roberto Escobar, L’espresso

“Vediamo (è una bella scommessa) se un minuscolo film che rivisita una minuscola porzione di passato riguardante una minuscola minoranza di persone (checché gli interessati – autonominatisi la meglio gioventù – all’epoca ne pensassero), riesce a diventare qualcosa di più. ‘I primi della lista’ i numeri li avrebbe, crediamo. Anche perché usa la chiave universale della commedia e dell’umorismo”.
Paolo D’Agostini, la Repubblica

“Spiritosa, anzi esilarante commedia, ispirata a un fatto vero, diventato leggendario in Toscana (…) Si ride molto davanti all’odissea tragicomica di tre presunti terroristi, anche se sono esageratamente cretini”.
Maurizio Acerbi, Il Giornale

“Il coraggio dell’esplorazione generis non manca (…) ma nei vicoli pisani come dietro ai monti e sbarre tirolesi palpitano tre giovani che poco o niente incarnano ‘quell’epoca’ che qui, sfumata, sembra quasi chieder scusa di esserci stata”.
Anna Maria Pasetti, Il Fatto Quotidiano

“Tratto da vicende realmente accadute, il primo lungometraggio di Roan Johnson è un vivo racconto di viaggio pieno di spirito e affetto, la divertente fotografia di un periodo caldo della nostra storia recente ormai lontano e idealizzato”.
Marco Chiani, MYmovies.it

 

 

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