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L’alba dei vampiri – The Twilight Saga: Breaking Dawn Parte 1

Il fuoco e il ghiaccio, l’amore e la morte, il bene e il male, i vampiri contro i lupi. Queste dicotomie hanno pervaso l’universo fantasy della saga “Twilight”, nata dalla penna di Stephenie Meyer, e trasposta dal 2008 ad oggi in quattro adattamenti cinematografici diretti da diversi registi. Il 16 novembre è la volta della prima parte di “Breaking Dawn”, il capitolo conclusivo della saga letteraria, che inaugura l’inizio della fine della storia d’amore fra la – ancora per poco umana – Isabella, e il vampiro Edward Cullen.

Dopo tre anni anche chi non ha letto il romanzo conosce perfettamente i personaggi e le vicissitudini sentimentali dei tre protagonisti, Bella (Kristen Stewart), Edward (Robert Pattinson) e Jacob (Taylor Lautner), coinvolti in un soprannaturale triangolo amoroso. Il problema è proprio questo. Il dilagare di un fenomeno marginale, e legato al mondo della lettura fantasy, ha fatto scoppiare, e collassare, la saga in un fenomeno, etichettato come adolescenziale e totalmente sfuggito al controllo. La fabbrica dei sogni di Hollywood si sa, molto spesso li infrange, e dare in pasto al marketing la saga non ha giovato alla salute della stessa. Stereotipata, odiata, declassata. Questo è il risultato di un prodotto buono sulla carta ma pessimo sullo schermo.

Il merito di Bill Condon, regista dei due film che traspongono l’ultimo romanzo in pellicola, è stato quello di rendere un copione lento e inespressivo, salvo per qualche sporadico episodio (primo fra cui il matrimonio e le conseguenze della maternità inattesa di Bella), in una narrazione scorrevole e a tratti appassionante.

Da un punto di vista meramente tecnico, la fotografia e il montaggio sono curati in maniera ineccepibile. L’uso dei visual effect è limitato e funzionale e tende a stridere solo in alcune scene con i lupi, difficili da gestire con un budget limitato. Da un punto di vista affettivo invece il film strizza di continuo l’occhio ai lettori. Sono molti i riferimenti al romanzo, come gli scacchi che Bella ed Edward utilizzano per le loro partite in luna di miele, dello stesso colore della copertina dell’edizione di “Breaking Dawn”, o come la fedeltà e il dettaglio delle scene più amate (leggi luna di miele) descritte da Meyer. La scrittrice inoltre nel film è coinvolta in veste di produttrice ma ritorna anche come comparsa, dopo “Twilight”, durante la scena del matrimonio.

Condon bisogna ammetterlo, ci sa fare. Per gli appassionati, i nostalgici e tutti i twilighters il coinvolgimento è costante. Un esempio? La canzone utilizzata nel momento del fatidico si tra Bella ed Edward è la stessa della romantica scena finale del primo capitolo (Iron & Wine – Flightless Bird, American Mouth) che fu scelta dalla protagonista Kristen Stewart insieme alla regista del primo film Catherine Hardwicke.

Un altro bellissimo riferimento è nel finale del film, quando tutto da rosso diventa bianco, puro e perfetto. La fedeltà è l’elemento chiave. Gran parte di “Breaking Dawn” è così come il lettore si immaginava dovesse essere. La transizione di Bella, il suo dolore e i suoi ricordi sono stati resi perfettamente, e la chiusura del film è congeniale, l’unico punto di contatto che si poteva tenere aperto fra le due parti del libro, e l’unica che terrà incollati i fan e forse riuscirà anche a placare, momentaneamente, la loro sete di “Twilight”.

Alcuni commenti della critica:

“Resta il fatto, aspettando il prossimo e conclusivo film (il cui tono si intuisce dall’ultimissima inquadratura), che l’analisi sociologica può spiegare il successo della saga presso un pubblico post adolescenziale, alle prese con la scomparsa di vecchi codici di comportamento (sessuali e non solo) e la latitanza dei nuovi, ma non può rivalutare una messa in scena assolutamente elementare e scolastica, fatta di palpiti e languori recitati con molta poca convinzione. A volte anche piuttosto stiracchiata e (involontariamente?) ridanciana”.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

“Non era facile portare sullo schermo quello che è il più controverso dei quattro romanzi della Meyer (perché ritenuto dalla critica il più lungo e il più noioso), ma Condon ha centrato l’obiettivo di renderlo più stimolante mettendo al centro il tema della crescita e delle scelte che questa comporta”.
Marita Toniolo, BestMovie.it

“Breaking Dawn Parte 1 ha molti difetti, compensati finalmente sull’altro piatto della bilancia da un buon numero di pregi, che rendono questo episodio particolarmente scorrevole e piacevole anche a chi non ha letto nemmeno una parola della Meyer”.
Leotruman, ScreenWEEK.it 

“La scelta di dividere in due capitoli l’ultimo episodio delle vicende di Bella, Edward e compagni ha permesso alla sceneggiatruice Melissa Rosenberg, di restituire con puntualità gli snodi narrativi della trama, anche quelli incentrati su Jacob, dal cui punto di vista sono narrati alcuni degli avvenimenti più drammatici che coinvolgono gli inquilini soprannaturali di Forks”.
Lucilla Grasselli, Movieplayer.it

“Tra i vari episodi finora trasposti sul grande schermo Breaking Dawn I è forse quello più scarno di suspense e meno votato all’azione”.
Simona Santoni, Panorama.it

 

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