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Dopo l’esame superato con successo arriva il viaggio degli “Immaturi”

Dopo il superamento a pieni voti dell’esame di maturità con un inaspettato successo del primo film, a distanza di un anno, tornano sul grande schermo gli Immaturi di Paolo Genovese con il sequel “Immaturi – Il viaggio”. Ad impersonarli, ancora una volta, Raoul Bova, Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis, Anita Caprioli e Barbora Bobulova che, riusciti a sostenere l’esame di maturità, decidono di compiere il viaggio di fine scuola che non erano mai riusciti ad organizzare ai tempi del liceo.

In un’isola della Grecia, Paros, i sette protagonisti vivono delle avventure molto diverse da quelle che avrebbero potuto sperimentare a vent’anni e la vacanza diventa un ulteriore percorso di crescita. Tra le storie quella di Giorgio (Bova), sposato a Marta (Luisa Ranieri) con cui aspetta un bambino, e Lorenzo (Memphis) prossimo al matrimonio con Luisa (Bobulova) “tentati” da due turiste spagnole e poi alle prese con i sensi di colpa; e la storia di Eleonora (Caprioli), che si trova ad affrontare un tumore al seno.

Nel cast anche Lucia Ocone, Maurizio Mattioli, Giovanna Ralli e Alessandro Tiberi.

Nella colonna sonora un brano firmato da Daniele Silvestri dal titolo “Il viaggio”, che il cantautore ha composto ad hoc.

Forte di critiche positive e quasi 16 milioni di euro di incasso, Genovese, spinto da Medusa, riprova a bissare il successo del primo “Immaturi” che, dice Giampaolo Letta, “è stato molto apprezzato in Spagna e Francia e gli Stati Uniti forse ne realizzeranno un remake”.

“E’ sempre difficile fare un sequel perché c’è la paura di deludere il pubblico. – ha spiegato Genovese – La sfida è stata fare un film diverso, raccontare nuove storie. Il tema della maturità resta perché è una cosa che non si raggiunge mai, fino a 70 anni la vita ci offre situazioni in cui metterci in gioco. In ‘Immaturi – Il viaggio’ tutti hanno delle nuove maturità da affrontare”.

Unico cruccio per Genovese l’uscita ravvicinata con “Benvenuti al nord” di Luca Miniero, amico e coregista di vari progetti: “ci dispiace, ognuno di noi vorrebbe uscire a Natale e da solo, ma non si può. Speriamo scatti lo stesso effetto a catena di successo per le commedie dell’anno scorso”.

A non essere immediatamente convinto del suo personaggio è stato Raoul Bova, che nel film interpreta il ruolo del traditore: “Il suo atteggiamento non mi piaceva all’inizio. Poi pian piano, parlando con il regista,  l’ho capito – ha detto l’attore –. Ho sempre pensato che un’infedeltà andasse confessata, invece ho capito che può essere un modo di scaricare i propri sensi di colpa sull’altro, buttandogli addosso un peso e affidandogli la decisione da assumere. Non confessare potrebbe sembrare una forma di slealtà, ma vuol dire anche assumersi la responsabilità di quello che si è fatto senza scaricarla sul partner. Se si fa uno sbaglio bisogna rimediare da soli e capire se è la fine di qualcosa o meno”.

Personaggio con un altro conflitto da affrontare è quello di Anita Caprioli, malata di cancro che riesce ad affrontare silenziosamente e con coraggio la malattia: “come gli altri temi del film, tradimenti, felicità, infelicità, voglia di stare con gli amici, anche la malattia è una cosa che ci riguarda nel quotidiano” dice l’attrice. D’altronde, aggiunge Genovese: “la commedia riflette la realtà per astrazione, non deve raccontare per forza cose che fanno ridere ma affrontare con leggerezza e senza superficialità, anche temi importanti”.

Nel film il personaggio di Ambra passa dalla sessodipendenza alla cleptomania. “Un’altra sindrome ossessivo-compulsiva. Come spesso avviene nella realtà”, spiega il regista. L’attrice commenta dichiarando che le piace “rubare. Lo faccio – confessa – Certo, adesso non potrò più, dopo questo film staranno tutti molto più attenti e sarà più difficile”.

Alla fine nella gara di maturità fra donne e uomini, per Genovese vincono le donne: “in generale sono più mature in amore, lo decreta anche la natura, infatti viene a loro il pancione, sennò saremmo rimasti noi incinti”.

Recensione. Come il precedente film, “Immaturi – Il viaggio” è una gradevole sorpresa, che riesce a superare la facile trappola del pigro sequel di un prodotto di successo mescolando con ritmo, leggerezza e un pizzico di malinconia, situazioni di difficoltà e felicità lontani da un’ormai perduta spensieratezza che si spera invano di ritrovare. I momenti divertenti non mancano, soprattutto quelli affidati alla comicità romana di Maurizio Mattioli, ma la forza del film sta nella buona alchimia di tutto il cast. Un esempio di buona commedia italiana certamente da consigliare.

“Immaturi – Il viaggio” è uscito in 700 sale il 4 gennaio distribuito da Medusa.

Alcuni commenti della critica:

“…Un’altra pellicola ben confezionata, astuta, ritmata, nella classica cornice sole, mare e belle ragazze in bikini che abbiamo visto innumerevoli volte, sul grande schermo”.
Claudia Morgoglione, la Repubblica

“In questo nuovo film gli immaturi, trovata ormai una sistemazione sentimentale (tutti tranne uno, il donnaiolo indefesso) passano al livello successivo: mantenerla. Tra tradimenti veri e presunti, velleità di indipendenza e confronto con la propria volontà di non impegnarsi il risultato sarà il medesimo del primo film. Il problema semmai è come Immaturi – Il viaggio scelga di arrivare a questo finale, cioè abusando di una struttura ruffiana che propone il grado zero della variazione sui temi scelti”.
Gabriele Niola, MYmovies.it

“Film poco italiano e molto internazionale, nel senso che ha i meccanismi, il ritmo e l’univesalità di certe commedie sofisticate d’olteroceano, Immaturi – Il viaggio ha perfino una sua morale”.
Carola Proto, ComingSoon.it

“Poiché il numero uno è stato campione di incassi 2011 e ha conquistato il suo posto nella top ten dei film che ‘hanno salvato il cinema italiano’, ci si aspettava molto dal numero Due. Invece all’uscita della proiezione stampa di “Immaturi – Il viaggio” di Paolo Genovese, i critici si dimostravano delusi, accusavano buchi di sceneggiatura, concludevano con: ‘il primo era meglio’ o ‘era comunque meglio'”.
Alessandra Mammì, L’Espresso

 

 

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