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Al cinema “E ora parliamo di Kevin”: quando la maternità diventa un inferno

Non è un film da serata al cinema qualsiasi “We need to talk about Kevin” (“E ora parliamo di Kevin”) di Lynne Ramsay. Tratta dall’omonimo romanzo di Lionel Shriver, la pellicola è un thriller drama che, senza poter svelare troppo per non rovinarne la visione, cerca disperatamente una spiegazione all’assurdo e violento gesto di un adolescente attraverso una lucida e feroce analisi dell’esperienza genitoriale.

Ad interpretare il ruolo di una madre devastata dal senso di colpa è una straordinaria Tilda Swinton, di cui non si spiega l’espulsione dalla cinquina delle migliori attrici candidate all’Oscar 2012. La grandiosa perfomance della Swinton è supportata da quelle di John C. Reilly (nel ruolo del padre) ed Ezra Miller, enigmatico ed inquietante volto di Kevin.

Attraverso il gelido sguardo della Swinton, Lynne Ramsay racconta con intensità e poesia la violenza, l’inadeguatezza e il senso di colpa, sprofondando lo spettatore in un vortice di angoscia da cui neanche la ragione può salvarlo. Nonostante la disperata ricerca di una spiegazione, è il nichilismo del male a scioccare e spaventare. Nessun tentativo giustificatorio che chiami in causa la vuota società contemporanea, né tantomeno alcuna retorica. Semmai sono i sensi di colpa a schiacciare, quelli che spingono alla riflessione ma che alla fine non scagionano nessuno.

Presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, “E ora parliamo di Kevin” è un film potente, emotivamente devastante e dolorosissimo, un pugno allo stomaco che stordisce e stende al tappeto dopo una rivelazione che lascia attoniti: al male non sempre c’è  spiegazione.

Distribuito da Bolero in 30 copie, “E ora parliamo di Kevin” è nelle sale dal 17 febbraio. Da non perdere.

Alcuni commenti della critica:

“Un adattamento potente dell’acclamato bestseller di Lionel Shriver (…) un film girato splendidamente (…)”.
Mark Adams, Screen Daily

“(…) Grand’angoli, primissimi piani, colori ‘metaforici’ (con il rosso sangue a fare la parte del leone), tutto serve ad aumentare l’angoscia e il malessere ma senza far sparire quella fastidiosa sensazione che tutto sia studiato a tavolino, per far colpo sul pubblico più sensibile (e sprovveduto). (…)”.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera 

“(…) Sofisticato nella forma, spaventoso nella sostanza”.
Mariarosa Mancuso, Il Foglio 

“(…) interpretato da una superlativa Tilda Swinton (…)”.
Stenio Solinas, il Giornale

“Il dramma di una madre che ha messo al mondo un essere incomprensibile e terrificante è stato affrontato dal premio Nobel Doris Lessing in uno dei suoi romanzi più famosi, Il quinto figlio. Ma Lynne Ramsay in questa straordinaria pellicola va anche oltre la lucida esposizione di quel dolore e di quel senso di colpa con cui è impossibile venire a patti, mettendoci di fronte a qualcosa di insostenibile”.
Alessia Starace, Movieplayer.it

“Tilda Swinton in un’interpretazione tragica e potente”.
Marianna Cappi, MYmovies.it

 

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