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Fantasmi e la “Magnifica presenza” di Elio Germano per il nuovo film di Ozpetek

Video conferenza stampa con Ferzan Ozpetek, Paolo Del Brocco, Domenico Procacci, Federica Pontremoli, Elio Germano, Margherita Buy, Paola Minaccioni, Claudia Potenza, Vittoria Puccini, Beppe Fiorello, Andrea Bosca, Ambrogio Maestri e Anna Proclemer.

Si esce confusi dalla sala cinematografica dopo aver visto “Magnifica presenza”, il nuovo film di Ferzan Ozpetek con Elio Germano, Paola Minaccioni, Margherita Buy (al suo terzo film con il regista dopo “Le fate ignoranti” e “Saturno contro”), Vittoria Puccini, Beppe Fiorello ed Anna Proclemer. La suddetta confusione è provocata dalle cento strade ed altrettanti temi che il film cerca di affrontare senza arrivare però mai fino in fondo.

“Magnifica presenza” è una ghost comedy, genere certamente alquanto inusuale nel panorama nostrano, ma questo è un merito, come lo è il coraggio e l’originalità della storia. Il protagonista è Piero, giovane siciliano che si trasferisce a Roma con l’ambizione di diventare attore ma che intanto lavora in un laboratorio di pasticceria dove sforna cornetti. Il film inizia quando Piero trova finalmente una casa tutta per sé (che fino a quel momento divideva con la cugina), un appartamento antico e non in ottimo stato, ma che in qualche modo affascina il ragazzo, che decide di prenderlo in affitto. Dopo qualche giorno, però, si rende conto di non essere solo in quella casa, abitata da misteriose ed eccentriche presenze…

Per i ruoli dei fantasmi Ozpetek e la co-sceneggiatrice Federica Pontremoli creano delle figure d’altri tempi che guardano ai “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello e agli artisti degli anni ’40. Originalità e cast a parte (in cui si fa notare Paola Minaccioni), il nuovo film del regista italo-turco sorprende ma delude, in primis nel voler ricalcare le sue precedenti opere con argomenti già trattati. Il film non è ciò che sembra, ossia una ghost story, ma una riflessione tra verità e finzione, sulla vita e sull’arte. Un’opera indecisa sia nel genere che nel tema da approfondire, che resta, seppur in maniera gradevole, in superficie.

Nel ruolo del protagonista un Elio Germano sottotono, non certo per mancanza di merito attoriale, ma qualcosa nel suo personaggio non convince del tutto: un’eccessiva indulgenza e moralità lo rendono a tratti indigesto ma lo stesso attore parla del film come di una “rivendicazione delle debolezze in un mondo che ci spinge a nascondere fragilità e inadeguatezze”. Elio resta comunque una magnifica presenza di cui Ozpetek confessa d’essersi innamorato. Ritornano inevitabilmente poi i leitmotiv del cinema di Ozpetek, dai temi della morte e dell’omosessualità (i gay sono un’immancabile presenza nei suoi film) ai dolci della pasticceria romana Andreotti, che ormai sono diventati quasi ossessione più che un marchio di fabbrica. Belle ma eccessive le musiche di Pasquale Catalano. La cosa migliore del film sono un paio di momenti felici come quello del covo di sarte transessuali capeggiato da Platinette nel ruolo della matrona, e quello del provino di Pietro/Germano con Daniele Luchetti (il regista grazie a cui ha vinto la Palma d’oro a Cannes). Molto gradevoli i titoli di coda teatrali.

Coprodotto da Fandango, Faros Film, Rai Cinema e Intesa Sanpaolo, “Magnifica presenza” è nelle sale dal 16 marzo in 400 copie distribuite da 01.

MAGNIFICA PRESENZA di Ferzan Ozpetek - conferenza stampa - WWW.RBCASTING.COM

Alcuni commenti della critica:

“(…) E in un cinema italiano dove spesso i film sembrano fatti con l’ esperto di marketing o il bilancino dell’ audience a fianco (salvo poi scoprire che non funzionano), il coraggio di chi è pronto a mettere in gioco la propria faccia, infrangendo regole che sembrano di ferro, mi sembra già una bellissima qualità (…) Elio Germano, nella sua prova finora migliore (…)”.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

“Elio Germano…Bravissimo, anche se si ha la tentazione di dire che la magnifica presenza del titolo è quella di Anna Proclemer che arriva alla fine ma in 10 minuti si mangia tutti facendo vedere come si parla, come si guarda, come ci si muove. Peccato che nella seconda parte il racconto perda il baricentro, la psicologia del protagonista si allontani (forse diventa egli stesso la magnifica presenza…) e non si veda un attracco sensibile dove il film possa ormeggiare la sua morale”.
Maurizio Porro, Corriere della Sera

“Il 52 enne turco-italiano Ferzan Ozpetek, reduce dal successo di “Mine vaganti”, otto milioni e mezzo di euro al box-office, poteva andare sul sicuro, bissando con qualche ritocco la ricetta della commedia corale. Invece eccolo misurarsi con una storia, scritta con Federica Pontremoli, che lo riporta nella capitale. La chiave è fantastica, dai risvolti grotteschi, ogni tanto a un passo dal ridicolo e tuttavia emozionante nel bel finale”.
Michele Anselmi, Il Secolo XIX

“Muovendosi con disinvoltura tra picchi emotivi, distensioni comiche e una partecipazione compassata alla maniera dei suoi personaggi, il regista realizza il suo film migliore, eludendo i rischi ideologici e morali dei precedenti, trattenendo il concetto che al centro dell’universo ci sia (soltanto) il privato e la realizzazione personale, misurando il bello stile e i manierismi, e infondendo alla sua storia il fuoco divorante di una passione che viene da lontano e culmina in un teatro (il Teatro Valle) occupato, questa volta da ‘presenze’ autogestite”.
Marzia Gandolfi, MYmovies.it

“L’apporto della Pontremoli è evidente, perché, come in Habemus Papam, anche la sceneggiatura di Magnifica presenza tradisce un bisogno di palingenesi, il desiderio di cambiare rotta ripartendo dagli sconfitti, gli umili e i deboli. Ma, salvo alcuni momenti, il film si rivela squilibrato, poco armonico, incapace di contenere le sue molteplici spinte dentro un percorso coerente. Non deraglia ma sbanda il nuovo Ozpetek, fino a smarrire la meta finale: emozionare. La narrazione diseguale e pasticciata, i troppi punti morti, l’eccessiva carne al fuoco e uno stile poco adatto ad abitare la soglia tra fiction e realtà (il suo cinema debordante e a tratti kitsch, ricamato e teatrale, è già sufficientemente metatestuale) rendono Magnifica presenza non all’altezza delle sue ambizioni. E i sei personaggi in cerca di…finiscono per imbattersi in un autore incerto. Uno che si scusa con le grandi domande per le piccole risposte che ha dato”.
Gianluca Arnone, Cinematografo.it

“La Magnifica presenza di Ozpetek non è un gigante ma permette al passato (dei teatranti e della Proclemer) e al presente (la cugina e l’uomo/donna di strada) di varcare la soglia con convinzione. La musica pop o turca che ti porta, la vivacità intima e colorata delle persone, sono come specchi che riflettono il regista ma non in modo autoreferenziale. E benché continui ad essere bandita la bruttezza, qui la bellezza non è cerimoniosa ma funzionale, l’incursione in un mondo sotterraneo, comandato da Platinette, suggestivo e vanitoso. Questo è un raduno complesso di realtà e finzione (vita e rappresentazione scenica), pomposo ma fluido, per un Ozpetek che non è pronto alla ‘normalizzazione’ del privato e vuole ancora far saltare le magnifiche apparenze”.
Giulia Pietrantoni, Comingsoon.it

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