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E il corvo rispose ancora, “Nevermore”

In uscita il 23 marzo e distribuito in Italia dalla Eagle Pictures, “The Raven” porta sul grande schermo le opere visionarie dello scrittore e poeta statunitense Edgar Allan Poe, con lo stile efferato e gotico che le contraddistingue. 

Gli ultimi giorni della vita dello scrittore emblema del gothic made in USA sono avvolti nel mistero. Edgar Allan Poe fu ritrovato su una panchina di un parco a Baltimora il 7 ottobre del 1849, a solo quattro anni di distanza dalla prima pubblicazione del poema che lo rese celebre, “The Raven”, opera da cui il film, diretto da James McTeigue, prende il titolo.

L’incipit di “The Raven” prende spunto dall’epilogo della vita di Poe, con John Cusack seduto su una panchina del parco, sotto un albero spoglio su cui è avvinghiato un corvo nero. All’apparenza questo ci dice poco delle narrazioni che seguiranno.

Baltimora è infatti scossa da un killer seriale che compie efferati omicidi ripercorrendo le situazioni narrate nelle opere di Poe, generando un omaggio macabro all’intelletto dello scrittore. Per indagare sui crimini l’ispettore Emmett Fields (Luke Evans) coinvolge anche Poe (John Cusack) nella ricerca dell’assassino. Ma le cose si complicano quando la futura moglie di Poe, Emily Hamilton (Alice Eve) viene rapita, e la corsa contro il tempo per salvarla richiederà allo scrittore molti sacrifici.

Lo stile gotico è ricreato in maniera impeccabile dal regista, classe 1967, assistente alla regia della trilogia di “The Matrix” e che esordì nel 2006 con “V for Vendetta”. Le ambientazioni scelte rievocano gli spettrali e lugubri scenari nati dalla fantasia visionaria di Edgar Allan Poe.

L’unico elemento che stona in questo pacchetto ben confezionato è il finale e, francamente, l’identità del serial killer. Generalmente si cerca sempre di indurre lo spettatore a generare ipotesi durante il film su quale personaggio possa celarsi dietro il coltello dell’assassino, il problema di fondo in “The Raven” è che, a meno che non siate voi stessi i killer, vi riuscirà molto difficile individuare prima di cinque minuti dalla fine l’identità del responsabile degli efferati omicidi.

Lodevole d’altro canto la scelta di citare molti brani tratti dai poemi di Poe. Un omaggio ad uno scrittore emblema della letteratura horror, del thriller psicologico e primo esponente del genere poliziesco negli Stati Uniti d’America.

Alcuni commenti della critica:

“Peccato non ci sia Corman al timone ma un professionista della paura che calcola con un certo anonimo stile ma senza passione questo nightmare vintage di realtà e finzione”.
Maurizio Porro, Corriere della Sera 

“L’ambientazione nella Baltimora d’epoca è suggestiva e McTeigue si conferma regista a suo agio fra cultura pulp e atmosfere gotiche”.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa 

“Curioso film meta-letterario, ma più interessante a dirsi che a vedersi. Cusack, se non altro, è somigliante”.
Alberto Crespi, L’Unità 

“Bravo McTeigue nel regalare ritmo e verve umoristica ad una storia piuttosto semplificata ed a tratti troppo prevedibile che gli sceneggiatori non hanno saputo ‘elevare’ e rielaborare a dovere, e bravissimi gli attori che hanno contribuito a conferire ai personaggi la credibilità e la forza necessarie per supplire alle carenze di un racconto semanticamente un po’ troppo spicciolo”.
Luciana Morelli, Movieplayer.it

“Se il regista di V per Vendetta fa il copycat fra le atmosfere neogotiche di From Hell, gli omicidi efferati di Saw e i titoli di testa arty di David Fincher, gli sceneggiatori compiono un lavoro simile creando un’opera di cartapesta in cui scampoli dei delitti di Poe vengono applicati sui canoni più obsoleti e le soluzioni più pedestri del mystery”.
Edoardo Becattini, MYmovies.it

“Non bastano quindi un John Cusack decente anche nel recitare con la mano sinistra o le grazie, mai esibite, di Alice Eve a riscattare The Raven da una medietà anonima e mai incisiva”.
Federico Gironi, Comingsoon.it

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