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“Il mio migliore incubo!”, la strana coppia che fa scintille

L’incontro-scontro di due personalità incompatibili è il pretesto per una commedia brillante che Anne Fontaine, già regista di “Coco Avant Chanel”, ha ambientato nella Parigi bene dei nostri giorni. “Il mio migliore incubo!”, distribuito in Italia da Bim, ha come protagonisti una straordinaria Isabelle Huppert nei panni dell’algida borghese Agathe, e l’attore rivelazione del cinema oltralpe, Benoît Poelvoorde, visto a settembre in “Niente da dichiarare?”, qui interprete del proletario senza freni Patrick. Lei è la direttrice di una raffinata galleria d’arte con un lussuoso appartamento sui Jardins du Luxembourg e un facoltoso editore come compagno (l’ottimo André Dussollier), lui un ex galeotto che vive in un furgone e sbarca il lunario con lavoretti saltuari, coltivando un’autentica passione per alcool e donne formose. Una strana coppia, insomma, che si incontra grazie ai figli, compagni di scuola e amici inseparabili, anche se ovviamente molto diversi: tonto e fannullone il ricco Adrien, sveglio e studioso il povero Tony.

La regista gioca su carattere e immagine pubblica dei protagonisti – Huppert è l’icona del cinema sofisticato, Poelvoorde il campione della comicità popolare – che trasferisce direttamente nella sceneggiatura, scritta con Nicolas Mercier. “Volevo questi due attori e nessun altro – ammette Fontaine – ero sicura che con loro sarei riuscita a trasmettere un senso di autenticità”. Così, le differenze tra gli interpreti e quindi tra i personaggi, si traduce sin dalle prime scene in un susseguirsi di situazioni bizzarre e battute fulminanti, a cui è difficile resistere. Costretta a sopportare una quasi convivenza con Patrick, che le piomba in casa per ristrutturare una stanza-armadio, Agathe non si vergogna di apparire sgradevole, mentre l’uomo la ripaga con un vocabolario sboccato e un modo di fare irresistibilmente irriverente (non ha peli sulla lingua quando parla di sesso; chiede al compagno François, che ne diventa subito complice, come si sta “a letto con culo di ghiaccio”). Pian piano, però, il gelo si scioglie, rivelando dietro l’apparenza risvolti impensabili: François abbandona la consorte per diventare macho con una naturista convinta (Virginie Efira), Agathe si scopre donna passionale, colma di pulsioni represse, e Patrick riesce finalmente ad affrontare la cronica avversione per le responsabilità.

Se l’intreccio contiene uno schema già visto – lo scontro delle classi, il sesso sfrenato che abbatte le barriere e persino il dibattito sull’arte contemporanea (con il cameo del fotografo Hiroshi Sugimoto, nella parte di se stesso) – il film ha un ritmo incalzante, non è mai banale e diverte fino ai titoli di coda, regalando alcune chicche davvero esilaranti (imperdibile il duetto all’Ikea). Merito di una coppia scintillante e solo apparentemente mal assortita – Huppert si mette in gioco con sorprendente ironia, mentre Poelvoorde ne demolisce la corazza a colpi di candore e maleducazione – e merito di una sceneggiatura vivace che, tuttavia, traendo forza dal linguaggio dei personaggi, nella versione doppiata finisce per perdere in tono ed efficacia. Di certo la pellicola non è un’opera d’arte, ma è godibile e interessante: piacerà a chi ama l’umorismo alla francese, intelligente e mai volgare.

Alcuni commenti della critica:

“Costruito con un occhio al metronomo per non perdere il ritmo, ‘Il mio migliore incubo!’ trova la sua forza, cinematograficamente parlando, nell’aver costretto i due protagonisti a giocare fino in fondo il proprio ruolo senza spingerli a fare i conti con l’altro. (…) Il film riesce a non scivolare mai nel patetico o nel compiaciuto e sa coinvolgere nel suo cammino dissacrante anche altri personaggi”.
Paolo Mereghetti, Corriere della Sera

“Il canovaccio è trito, ma non esausto, complici due protagonisti di razza, scrittura briosa e regia pronta. (…) Credibile Agathe, pirotecnico Patrick, il passo a due respira conciliazione degli opposti e democrazia sessuale”.
Federico Pontiggia, il Fatto Quotidiano

“Il film è una nuova declinazione del tema della “strana coppia” (non certo nuovo al cinema) che si nutre di cliché e di contrasti. Ma lo fa in modo fresco, intelligente, curando i dialoghi – ogni parola pronunciata dai protagonisti è un passo verso il loro svelamento – insistendo sulla diversa fisicità di Agathe e Patrick spesso all’origine di gag da slapstick comedy”.
Silvia Urban, BestMovie.it

“Una piacevole sorpresa, questa commedia francese, che riesce a divertire senza essere mai gratuita, e affrontando temi quanto mai attuali come le dinamiche relazionali, i rapporti con i figli, e il modo in cui il concetto di famiglia tradizionale, negli anni Zero, si presta ad essere messo sempre più in discussione a favore di nuovi modelli”.
Fabio Fusco, Movieplayer.it

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