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“Act of Valor”: i Navy Seals sbarcano al cinema

Diretto da Scott Waugh e Mike McCoy, “Act of Valor” dopo aver sbancato i botteghini statunitensi sbarca in Italia.

Ispirato a vicende realmente accadute, e liberamente riadattate, il film racconta le storie di alcuni Navy Seals (Navy Sea, Air and Land forces), le forze speciali della marina statunitense. L’incipit è il rapimento di un agente della CIA sotto copertura. I mandanti sono gli attivisti della Jihad islamica. Fin qui potrebbe sembrare un classico film di guerra, con punte di thriller e con una forte tendenza allo spy-movie, ma ciò che differenza “Act of Valor” è l’analisi psicologica dei protagonisti, vale a dire i Navy Seals. Per questo motivo il film ha riscosso un notevole successo negli USA, perché vengono analizzate le emozioni e i comportamenti di questi uomini “di ferro”, visti dalla popolazione stessa come uomini forti e invincibili, dei supersoldati pronti a tutto.

La narrazione mette a fuoco in particolar modo due dei nove protagonisti: il tenente colonnello Rorke e il militare Dave, uniti da una forte amicizia nonostante le differenze di grado. Grazie al loro rapporto viene dunque analizzato il lato umano di questi uomini, la propria personalità e umanità al di là della forte motivazione che li spinge a diventare Navy Seal.

Una nota particolare è quella riguardante le riprese. “Act of Valor” è stato infatti girato da Scott Waugh e Mike McCoy con Canon 5D, che garantiscono al film una risoluzione fotografica particolarmente dinamica. Le scene d’azione sono state invece riprese in parte dagli stessi interpreti attraverso delle microcamere montate sugli elmetti, cercando così di ricreare nel miglior modo possibile le scene d’azione portando lo spettatore all’interno di esse.

La critica oltreoceano ha stroncato la pellicola, ma il botteghino gli ha conferito il giusto valore. Il film ha infatti incassato nel primo weekend (non a caso il President’s Day negli Stati Uniti) ben 24.700.000 di dollari, più del doppio di quelli spesi per la realizzazione (12.000.000 di dollari). In Italia potrebbe ottenere lo stesso risultato, tacciato dalla critica come propagandistico e osannato dal pubblico. Chi vincerà la sfida all’ultimo biglietto?

“Act of Valor” è uscito nelle sale italiane il 4 aprile, distribuito da M2 Pictures.

Alcuni commenti della critica:

“Il fronte fra Guerra e Cinema è infatti un terreno di scontro ben più agile rispetto a quello fra Realtà e Finzione, ed è evidente che lo sguardo a senso unico di Act of Valor può farsi strada nelle coscienze in maniera più incisivo. Sono però gli scarsi armamenti dei due ex-stuntmen (appunto, solo soggettive shooter e immagini veloci) e il fatto che questi si inceppino a ogni intermezzo dedicato agli affetti amicali o familiari a renderlo indigesto anche al netto della pesante ideologia”.
Edoardo Becattini, MYmovies.it

“Il tentativo era quello di realizzare una sorta di “Berretti verdi” o di ‘TOP GUN’ aggiornato ai tempi dei ‘BOURNE’ e del videogame “Quake”. Ma la domanda che sorge spontanea riguarda il senso stesso dell’operazione. E quale sia l’eventuale pubblico che possa intercettare o solo incuriosire”.
Guglielmo Maggioni, Film.it 

“Non c’è un sottotesto che ci consenta di scorgere un’evoluzione del personaggio, un percorso che ci permetta, quantomeno, di intravedere le diverse sfaccettature di queste figure eroiche. I due registi hanno utilizzato ex militari dell’esercito americano pur di riprodurre con la maggiore autenticità possibile le tecniche di guerra. Ci si ferma, però, in superficie. L’esaltazione del lato fisico del combattimento e la divisione assiomatica tra male e bene sembrano comporre una sorta di propaganda patriottica”.
Valentina Olivato, 35mm.it

“E, in effetti, i registi riescono a raggiungere l’obiettivo di ricostruire la concitazione della battaglia almeno in alcune sequenze (in particolare la missione nella giungla per liberare l’agente della CIA e lo scontro finale in Messico, all’interno dei cunicoli sotterranei del cartello). Ma tutto questo non basta a determinare il coinvolgimento dello spettatore: chi cerca qualcosa di più, è meglio che si rivolga direttamente alle simulazioni videoludiche di guerra”.
Roberto Castrogiovanni, Movieplayer.it

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