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“The Hunger Games”: possa la fortuna essere sempre dalla vostra parte…mentre il mondo starà a guardare

Arriva in Italia, con più di un mese di ritardo, il film evento e fenomeno del box office statunitense e internazionale “The Hunger Games”, adattamento cinematografico diretto da Gary Ross e tratto dal primo romanzo omonimo della saga letteraria di Suzanne Collins.

Possa la fortuna essere sempre a vostro favore. Facile a dirsi se vieni dalla ricca Capitol City e arrivi nel più remoto distretto di Panem, il dodicesimo. Katniss Everdeen, che in quel distretto dei minatori è nata e sopravvissuta, sacrifica se stessa per salvare la sorella nel giorno della mietitura per i 74° Hunger Games, i giochi della morte dove solo uno, fra ventiquattro tributi dei dodici distretti di Panem, sopravvive.

Una metafora d’impatto quella degli “Hunger Games”. Nonostante la censura PG-13 imponga al regista delle scelte meno splatter e meno cruente per le morti dei giovani tributi rispetto l’originale narrazione letteraria, il film ha un forte significato. Costruita sul modello classico romano della spettacolarizzazione della morte e della manifestazione del potere sulle masse, Capitol City, e la sua arena, sono una trasposizione moderna della Roma Imperiale, dove per dilettare il popolo, e per manifestare il potere su di esso, venivano sacrificate vite umane per semplice diletto del pubblico del Colosseo.

Non a caso i nomi degli abitanti di Capitol sono tutti di matrice neoclassica (Caesar, Seneca per citare i più importanti), proprio per rimarcare, e in qualche modo omaggiare, questo stretto legame con i giochi romani. Ma ciò che colpisce di più degli Hunger Games è l’attacco alla società mediatica che pervade il nostro secolo. Un mondo dove tutti guardano, scommettono e giudicano, dove i reality sono le nuove frontiere del quotidiano, dove devi piacere alla gente per sopravvivere, e dove tutto ciò che sembra vero è accuratamente studiato e pianificato.

Si fa presto a dire che “Hunger Games” diventerà la nuova saga che prenderà il posto dei vampiri di “Twilight” nel cuore degli adolescenti. Non c’è niente di più sbagliato in tale affermazione. Due generi totalmente diversi tra loro in cui “Hunger Games” risulta essere una chiara accusa dell’assuefazione della società mediatica, apice estremo della teoria sociologica dell’ago ipodermico, dove i mass media vengono usati come mezzi per veicolare e controllare una massa passiva e inerme.

La denuncia che arriva da questo film è quindi energica, un monito per i giovani e uno spunto di riflessione per gli adulti, rendendo la pellicola transgenerazionale, e non solo “young adult”.

Gary Ross ci mette del suo nel realizzare un film che aderisca il più possibile al libro, impresa non facile dato il limite imposto dalla censura e la difficoltà di trasporre una narrazione dal solo punto di vista della protagonista. Coadiuvato dalla scrittrice, presente come sceneggiatrice del film, Ross utilizza degli espedienti cinematografici troppo caotici (come le immagini rapide che non permettono la messa a fuoco delle scene di battaglia) ma sa dosare anche particolari rilevanti per i lettori dell’intera saga, aumentando il senso di continuità dalla carta alla pellicola.

Molto interessante, ad esempio, la scelta di ampliare personaggi chiave della storia, ma messi poco in risalto nel libro, come il capo degli strateghi Seneca Crane, o la scelta di ricreare le visioni in prima persona di Katniss giocando sull’assenza di musica, sul blur dell’inquadratura, o sui rumori (presenti e forte durante un’esplosione, attutiti durante la presentazione sul palco) sempre riconducibili allo stato d’animo della protagonista. Stili registici particolari che attutiscono, ma non eliminano, la delusione per l’eliminazione di alcune scene, o battute, importanti e la velocità estrema con cui viene liquidato il finale, con delle modifiche che non generano quel senso di attesa per il secondo capitolo che nasce invece a conclusione della lettura del primo.

Pertinente e accurato il casting, con una Jennifer Lawrence (Katniss Everdeen) in grande spolvero, e ben supportata dal co-protagonista Josh Hutcherson (il panettiere dal cuore d’oro Peeta Mellark) e da un stuolo di bravissimi attori secondari, ma solo nel progetto (Stanley Tucci, Woody Harrelson e Wes Bentley per citarne alcuni).

“The Hunger Games” è dunque una pellicola d’impatto, forte, che soffre nella forzata traduzione italiana, ma consigliata a chiunque, soprattutto a chi guarda, e crede ancora, ai reality show. Parafrasando la frase più famosa del film “possa la buona sorte essere sempre dalla vostra parte”, se credete ancora nella realtà di quella finzione mediatica, ne avete davvero bisogno.

“The Hunger Games” esce nelle sale italiane il 1° maggio 2012, distribuito da Warner Bros. La pellicola ha incassato negli USA 340 milioni di dollari in meno di un mese, 152 nel solo weekend d’esordio.

Alcuni commenti della critica:

“Chi ha i denti non ha il Panem: il reality è – ottimamente – servito, Jennifer Lawrence lotta per la vita”.
Federico Pontiggia, MTV.it

“Un blockbuster intelligente che emoziona ed appassiona. Un nuovo franchise con elementi sci-fi e fantasy che può attrarre ogni genere di spettatore. Un film che non lascia indifferenti. E se questo non è già qualcosa al giorno d’oggi…”.
Leotruman, ScreenWEEK.it 

“Hunger Games segna una svolta definitiva per le saghe, superando le barriere generazionali e costituendo un prototipo che siamo sicuri verrà presto emulato”.
Marita Toniolo, BestMovie.it 

“Negli USA la pellicola ha stabilito il record per il miglior esordio di un non-sequel con 152,5 milioni di dollari, registrando il terzo miglior dato di sempre dopo ‘Harry Potter e i Doni della Morte: Parte II’ (169 milioni di dollari) e ‘Il cavaliere oscuro’ (158 milioni di dollari)”.
Davide Decaroli, Panorama.it

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