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La “Bella addormentata” che risveglia le coscienze

Una giovane ragazza chic drogata che vuole morire e che un medico tenta di salvare; un politico dilaniato tra le sue convinzioni morali e la ragion di partito; due giovani ideologicamente opposti che provano una forte attrazione l’uno per l’altra; una famiglia spezzata dal coma vegetativo della figlia con una madre che nega la vita anche a se stessa rinchiudendosi nella preghiera e nella speranza. Quattro storie che sono anche quattro quesiti, quattro modi di contrapporsi ed un invito alla riflessione: qual è, se esiste, il modo migliore per vivere?

E’ attorno a queste questa domanda, senza risposta, e a queste storie che ruota “Bella addormentata” di Marco Bellocchio, presentato in concorso alla 69esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel cast i sempre ottimi Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba RohrwacherMichele Riondino, un’intensissima Maya SansaPier Giorgio BellocchioGianmarco Tognazzi, uno straordinario Roberto Herlitzka, Fabrizio Falco e Brenno Placido.

Chi da Bellocchio si aspettava un film di denuncia o polemico rimarrà deluso perché, va subito detto, non è su Eluana Englaro, da esso prende solo le mosse, perché ciò che importa a Bellocchio non è assumere una posizione in merito all’eutanasia o al tema del fine vita, ma porre degli interrogativi. Mettere fine alla vita con il suicidio, staccando una spina o restando chiusi nel proprio dolore, prigionieri della speranz,a lasciando che la vita scivoli via in giorni uguali l’uno all’altro, è mancanza di coraggio, viltà, un atto d’amore o un atto criminale? Interrogativi irrisolti, a cui Bellocchio non vuole dare una risposta ma solo stimolare una riflessione. Un film stratificato che scava nella coscienza e che mostra tutti i punti vista, da quello laico a quello cattolico, mescolando vita, amore e morte a tal punto da non diventare più distinguibili. Il noto episodio che tanto scosse le coscienze resta solo sullo sfondo, affidato alla cronaca dei tg.

E’ con la parte politica che il film tocca il suo punto più alto: quello della scena nella sauna tra il senatore e lo psicologo dei politici che nell’estetica rimanda all’impero romano e con ironia e cinismo ritrae una classe dirigente depressa, infelice, incapace ed impotente, quasi degna di compassione per un ruolo che non sa o non riesce a svolgere.

Nonostante in alcuni punti il film risulti un po’ disorganico, come nella parte con Riondino, Rohrwacher e Falco, Bellocchio riesce ancora una volta a scuotere le coscienze con sensibilità ed impegno civile. Preventivamente, prevenutamente ed inutilmente osteggiato dai movimenti pro-life, il film difende il rispetto delle scelte proprie ed altrui senza schierasi a favore di qualcosa che non sia il libero arbitrio, in un senso o nell’altro, dimostrando con l’episodio affidato a Riondino e la Rohrwacher che ci si può amare anche senza pensarla allo stesso modo.

“Bella addormentata” è nelle sale dal 6 settembre distribuito da 01 in oltre 250 copie.

CURIOSITA’: la fotografia del film è di Daniele Ciprì, in concorso anche lui alla Mostra del cinema di Venezia con ‘E’ stato il figlio’ in cui, tra i protagonisti ci sono anche Fabrizio Falco e Pier Giorgio Bellocchio.

Alcuni commenti della critica:

“(…) No, Marco Bellocchio non racconta il caso di Eluana ma va oltre l’evento per interpretarlo, con la stessa profonda complessità con cui ha affrontato il Duce e il terrorismo in Vincere e Buongiorno, notte (…)”.
Arianna Finos, Repubblica.it

“Pagine di cinema allo stato puro che trasfigurano in forma simbolica le tensioni del ‘caso Englaro'”.
Giancarlo Zappoli, MYmovies.it

“Bellocchio convince con un film che entra in lizza per qualche riconoscimento importante”.
Marita Toniolo, BestMovie.it

“(…) Bella Addormentata perde quella forza e quel coraggio che hanno saputo caratterizzare altri film dell’autore. Questa, d’altra parte, sembra un’opera nata non solo da un impeto civile ma anche umano, e come tale non si scorda mai di mettere al centro il sentimento, con il rischio di scadere ogni tanto nella retorica. Cinica, ironica e terribilmente graffiante, invece, la breve sferzata lanciata ai politici: anime perse che si aggirano impotenti nei corridoi del potere, in ricerca di qualche antidepressivo per salvarli dalla consapevolezza della propria nullità”.
Laura C., Screenweek.it

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