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“On the road” dal romanzo al cinema

A portarlo sul grande schermo ci pensò per la prima volta il suo stesso autore, Jack Kerouac, che avrebbe voluto Marlon Brando tra i protagonisti, ma “On the road” arriva nelle sale a 61 anni dalla sua nascita con la firma di Walter Salles (“Central do Brasil” e “I diari della motocicletta”) che traporta su pellicola la storia di uno dei padri della Beat Generation, considerato come il manifesto del movimento. A dar volto ai trasgressivi personaggi sono Garrett Hedlund, Sam Riley, Kristen Stewart e Tom Sturridge con la partecipazione di Kirsten Dunst e Viggo Mortensen.

La storia, autobiografica, è ben nota e racconta l’amicizia tra un aspirante scrittore, Sal (alias Kerouac) e Dean (alias Neal Cassady), giovane ex pregiudicato sposato con la disinibita Marylou. I tre partono insieme per un viaggio all’insegna della libertà, rompendo le regole del sistema in cui temono di essere rinchiusi.

Traslare le pagine di un libro su pellicola non è mai cosa facile, ma quando si tratta di uno dei testi più amati e conosciuti della letteratura mondiale il fallimento può costare ben alto e Salles fallisce, confezionando un prodotto in cui ai chilometri percorsi sulla strada dai tre protagonisti corrispondono chilometri di noia. Del romanzo di Kerouac il regista brasiliano riesce a raccontare solo la parte più superficiale, in maniera frammentaria e discontinua, come nel libro, ma senza andare oltre. Immagini fastidiosamente patinate e la continua reiterazione di scene di sesso, in cui si abusa di alcol e droga che si susseguono stancamente, senza andare mai oltre la mera illustrazione, tradendo senza perdono lo spirito beat e riducendo il romanzo di Kerouac ad un road movie giovanilistico.

Presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, “On the road” è nelle sale dall’11 ottobre distribuito da Medusa.

CURIOSITA’: “On the road” è stato prodotto da Francis Ford Coppola che detiene i diritti del romanzo dagli anni ’70.

Alcuni commenti della critica:

“Salles ha tentato di ricreare più che restituire – gliene va dato atto – la dimensione febbrile e bruciante di un modo di vivere e di scrivere, ma il suo stile sovraeccitato non basta a risparmiare il risultato dal museo delle cere”.
Paolo D’Agostini, la Repubblica

“Salles si rifugia in uno stile del racconto medio, rassicurante, grazioso, che ha davvero poco a che fare con il miscuglio inebriante di sesso, droga, disperata esplorazione del proprio paese e del proprio ego”.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

“C’è un buon cast, la soffusa malinconia dei vinti, paesaggi hopperiani, delusioni a tre dentro e fuori dal letto, ma mancan genio e sregolatezza presenti invece nell”Urlo’ su Ginsberg”.
Maurizio Porro, Corriere della Sera

“Occasione perduta”.
Alberto Crespi, L’Unità

“Mediocre e insapore in tutto tranne che nei dosaggi di noia e nel voyerismo sui look – bellissimi – degli attori, l’On the Road di Salles non si eleva oltre l’ambizione di un avventuroso post-teenager movie, apparendo come un trattato al contrario sulla filosofia hipster, esattamente quanto i Beat avrebbero rinnegato avessero potuto vederlo. Una delle peggiori occasioni buttate al vento. E uno dei migliori esempi per capire come sia facile travisare (danneggiando) il senso di una visione del mondo quando non la si “ascolta” in profondità. Fernanda Pivano docet”.
Anna Maria Pasetti, Il Fatto Quotidiano

“(…) esprime la sincera riverenza del regista, mancando fatalmente la missione di riprodurre lo struggente sentimento degli ‘hipsters dalla testa d’angelo’ “.
Valerio Caprara, Il Mattino

“Portare sullo schermo lo spirito di ribellione di un’epoca evitando le trappole del biopic non è da tutti. La sceneggiatura si muove su una corda tesa sul baratro e riesce a conservare l’equilibrio narrativo dilatando i tempi di un film che avrebbe guadagnato da una maggiore asciuttezza. È il prezzo da pagare per descrivere la psicologia di personaggi complessi che commettono quelle che all’epoca erano considerate trasgressioni e che oggi sono viste come poco più che eccentricità. Salles si concentra sul rapporto tra Dean e Sal e sulla progressiva trasformazione di eventi e incontri in parole che non saranno più solo un diario privato ma si trasformeranno in un manifesto generazionale. Riesce così a trasmettere la sensazione, spiacevole forse ma necessaria, che per quante miglia di distanza si riescano a mettere tra se stessi e i luoghi, lo spazio che intercorre tra noi e noi stessi è sempre pari a un chilometro zero. Con tutti i tormenti e le contraddizioni che ciò comporta. In ogni epoca”.
Giancarlo Zappoli, MYmovies.it

“On the Road è sicuramente un film che racconta una ribellione, e con il road movie condivide schemi, frammentazione narrativa, racconto episodico, ma possiede in più una dolcezza di racconto e un’indulgenza particolare propria dello sguardo adulto del regista nei riguardi della giovinezza dei personaggi, dell’America e forse anche della propria. Si avverte tutta la tenerezza di questa visione ben calibrata con toni più drammatici e comici e ci si siede accanto alla cinepresa a guardare i protagonisti di On the Road ardere ed estinguersi, sotto il peso di una giovinezza disperata”.
Alessia Laudati, Film.it

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