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“La migliore offerta” di Tornatore è l’arte o l’amore?

S’intitola “La migliore offerta” il nuovo film di Giuseppe Tornatore, che torna in sala con l’inizio del 2013, a tre anni di distanza dal kolossal “Baarìa”.
La storia è quella di un ricco, colto ed anziano battitore d’asta, Virgil, maniacale, chiuso e solitario. Chiamato ad occuparsi della dismissione del patrimonio artistico di un antico edificio da una ragazza con una grave forma di agorafobia. Intrigato da un comportamento squilibrato e dall’estrema fragilità della giovane, l’antiquario si troverà al centro di una passione che stravolgerà la sua vita.
Non è possibile dire di più, data la natura thriller della pellicola, ma “La migliore offerta” è un film coinvolgente, che mescola amore e arte. Una storia d’amore, spiega il regista siciliano, “raccontata attraverso la tessitura narrativa del thriller, ma senza assassini né assassinati, né tantomeno investigatori”.

Splendido protagonista del film è Geoffrey Rush a cui si affiancano Jim Sturgess (“Across the Universe”), Donald Sutherland e l’attrice olandese Sylvia Hoeks.

Nato dalla sovrapposizione di due film che Tornatore aveva in mente, ma che non è riuscito a sviluppare in maniera indipendente l’uno dall’altro, “La migliore offerta” è un’opera riuscita, a parte qualche lungaggine, che mescola sapientemente love story e thriller. Il regista si distacca dagli eccessi di “Baarìa”, per essenzialità, linearità ed eleganza e si accosta, nelle atmosfere, a quelle misteriose usate ne “La sconosciuta”,  confezionando un film internazionale non solo per il cast o le ambientazioni mitteleuropee.

A firmare la colonna sonora è Ennio Morricone, ormai storico sodale di Tornatore.

Distribuito da Warner, “La migliore offerta” è nelle sale dal primo gennaio 2013.

Alcuni commenti della critica:

“Elegante l’ultimo film di Tornatore. Strepitoso Geoffrey Rush”.
Corriere della Sera

“(…) Smaltato, impeccabile, senza sbavature né difetti, affidato alla nitida presenza di Geoffrey Rush (ma non siamo in Shakespeare in love), attraversato dalla suadente colonna sonora di Morricone, La migliore offerta è un film di ‘genere’, giusto per ogni pubblico, girato bene con la tecnica del digitale, semplice e diretto. Rimanda al Tornatore di Una pura formalità (1994) e di La leggenda del pianista sull’oceano (1998). Del resto, dice un personaggio del copione, ‘in ogni falso si nasconde una parte di verità'”.
Massimo Giraldi, Cinematografo.it

“Le poco più di due ore di ‘La migliore offerta’ scorrono fluidamente tenendo sulle spine lo spettatore quel tanto che basta a rendere il tutto un buon intrattenimento. Il film non è particolarmente originale né in termini di tematica (il ricco uomo brontolone che rinasce grazie all’amore non è una novità) né di regia (per quanto Tornatore qualche volta si lasci andare a qualche guizzo, inquadrature o movimenti di macchina, degni del suo nome) , ma non è una colpa, certe volte va anche bene il mettersi semplicemente al servizio di una storia che funziona e raccogliere i frutti di una buona recitazione (Rush su tutti) e di dialoghi ben scritti. A voler fare i pignoli, una volta conosciuto il finale, c’è qualcosa di non detto nella trama che rischia di ledere alla credibilità generale della storia, qualche se e qualche ma di troppo, ma la struttura generale è solida ed il buon finale dimostra come alla fine dei conti il film abbia una sua coerenza generale”.
Andrea D’Addio, FilmUp.com

“Il barocchismo e l’ansia di accumulo di Tornatore, pur più contenuti che altrove, presto però iniziano a farsi notare e sentire. Con l’innalzamento della complessità dell’intreccio, con l’esplicitazione visuale del personaggio femminile e con il crescere d’importanza del giovane interpretato da Jim Sturgess (in tutto e per tutto una sorta di negativo fotografico del protagonista), il meccanismo de La migliore offerta si diletta infatti in movimenti e funzioni non sempre necessarie e al limite dell’estetizzante. E non è un caso che la parabola del Virgil Oldman di Rush termini andandosi a perdere in un luogo dove il meccanismo è, letteralmente, il tutto, significante e significato. Eppure, nella sua prevedibilità e nei suoi eccessi, nel suo classicismo un po’ polveroso, La migliore offerta alla fine funziona e non disturba. Forse anche perché la maniera tornatoriana si adagia e si mimetizza meglio di altre volte tra le affettazioni dei protagonisti e le fascinazioni ossessive per l’arte e la bellezza che racconta; forse per il suo giocare con la costruzione e la rappresentazione, con il vero e il falso”.
Federico Gironi, ComingSoon.it

7 Commenti

  1. Il film tutto sommato a me è piaciuto.
    Belle le ambientazioni e la qualità della fotografia.
    In effetti non è facile gestire un thriller senza omicidi senza assassini ne poliziotti in giro e viste queste mancanze direi che la trama comunque è ben costruita e il film ben fatto.
    In questi tempi di effetti speciali portati all’estremo e di vojerismo sfrenato il film risulta piacevole e scorrevole.
    Nulla da dire infine per la suggestiva colonna sonora di Morricone che ben si abbina a tutte le opere d’arte ritratte nel corso della pellicola.
    Se posso dire la mia se si facessero più film del genere e meno cinepanettoni o film cominci del menga la cinematografia italiana sarebbe molto più quotata … anche se probabilemente i produttori farebbero la fame …. ahimé

  2. Un film potente, completo e complesso che non deluderà chi si lascerà condurre e coinvolgere lungo lo svolgimento della trama, senza cercare il pelo nell’uovo anche quando non c’è.Ricordo che il cinema è finzione, è quello che conta non è ciò che appare vero, ma “verosimile”, e cioè la capacità del regista di conquistare la nostra fiducia, operazione, in questo caso, ampiamente riuscita.. Tornatore lascia da parte i riferimenti al proprio cinema, attingendo direttamente al cinema italiano anni ’70 ed in particolare agli spaghetti Thnriller, sia pur miscelati con il suo personale e sapiente gusto per la messinscena; evidenti richiami, forse anche inconsci, al primissimo Dario Argento, sia nelle ambientazioni (la villa misteriosa) che in alcune belle inquadrature. Il film corre in un fiato, e incespica soltanto, ma leggermente, in un finale che poteva essere girato in modo più lineare, ma forse è soltanto il marchio di fabbrica di Tornatore che torna per firmare un film imperdibile davvero. Bravissimi gli interpreti e strepitosi i doppiatori, in particolare, da segnalare assolutamente, la bravissima Myriam Catania, che dando la voce alla misteriosa ereditiera, di fatto “recita” per metà del film, reggendo il personaggio unicamente sulle spalle, o per meglio dire, con la sua voce.

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