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“Cloud Atlas”: il ritorno al futuro dei fratelli Wachowski

Ritornano al cinema i fratelli Wachowski con un’opera complessa e originale tratta dal romanzo di David Mitchell.

Il film è l’adattamento del romanzo di David Mitchell “Cloud Altas”, letteralmente l’atlante delle nuvole, una complessa architettura di storie e personaggi che si intrecciano ma non in maniera lineare, pur mantenendo una logica costante difficile da comprendere al primo sguardo.

I fratelli Wachowski, tra cui Lana ex Larry, dopo la trilogia che gli ha resi celebri, “The Matrix”, tornano al cinema con un’opera complessa e filosofica, che unisce fantascienza, amore e action coniugando il dualismo alla base del loro capolavoro originario.

Il mosaico di storie che compongono “Cloud Atlas” vede protagonisti personaggi che si incontrano e relazionano in epoche diverse. Anno 1849: Adam Ewing (Jim Sturgess) instaura un profondo rapporto d’amicizia con lo schiavo Autua (David Gyasi). 1936: il compositore Robert Frobisher (Ben Whishaw) diventa apprendista dell’anziano Vyvyan Ayrs (Jim Broadbent). 1973: Luisa Rey (Halle Berry), giornalista d’assalto, indaga su un importante caso di corruzione in una centrale nucleare. 2012: Timothy Cavendish (Jim Broadbent) è un editore assoggettato dalla vendetta del fratello (Hugh Grant) rinchiuso in una casa di cura. 2144: il futuro è riprodotto nella città Neo Seoul abitata da cloni tra cui Sonmi 451 (Zhou Xun). 2321 e 2346 sono invece gli anni del futuro post apocalittico dove le sorti dell’umanità sono appese ad un filo e il protagonista della narrazione diviene il capraio Zachry (Tom Hanks).

In tutte queste epoche i protagonisti delle precedenti ritornano e intrecciano relazioni rincorrendosi, dando così vita a un complesso reticolato che compone l’Atlante delle Nuvole. I temi alla base di questo mondo, che gira su se stesso, sono l’amore eterno, l’avidità, la schiavitù e la libertà, la morte e la reincarnazione; temi centrali nella vita dell’uomo che si ripercuotono, e segnano, le sue azioni.

Il futuro dell’umanità è messo alla prova e rischia l’estinzione ritornando a una condizione primordiale molto simile alla preistoria. Un’analogia che ricorda “The Matrix” e di cui si può cogliere l’impronta dei fratelli Andy e Lana Wachowski così come per la presenza massiccia di visual effects ed elaborazioni in CGI, e del cattivo per eccezione: Hugo Weaving.

“Cloud Atlas” è un’opera epica, che coinvolge per le sue storie intime e le sue riflessioni filosofiche tanto care alla matrice wachowkiana, dando vita a un film che può colpire o essere disprezzato, ma che non lascia di certo indifferenti. Una cura minuziosa della sceneggiatura e il connubio stilistico dei visual effects rendono il film un capolavoro per gli occhi, e uno spunto di riflessione per l’anima.

Il film è uscito nelle sale italiane il 10 gennaio distribuito da Eagle Pictures.

CLOUD ATLAS, Trailer Italiano Ufficiale, regia di Lana Wachowski, Tom Tykwer, Andy Wachowski

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Alberto Crespi, il Giornale
“(…) Come in Matrix, tutti siamo connessi e controllati. C’è quindi un ‘messaggio’ libertario, spedito al pubblico con una messinscena bizzarra e surreale, che a tratti sembra volutamente Kitsch e in altri momenti appare di sorprendente bruttezza visiva. (…) Cloud Atlas sembra un remake a distanza di un secolo di Intolerance, ma i registi, pur mettendosi in tre, non hanno nemmeno un centesimo della potenza e della visionarietà di David Griffith (…)”.

Maurizio Acerbi, il Giornale
“Arriva nelle sale con l’etichetta di film ambizioso. (…) è innegabile che abbia del fascino e, soprattutto, che sia ben recitato da un cast dove ogni attore è impegnato in ognuna delle storie, con ruoli diversi (buoni, cattivi) e, a volte, in maniera irriconoscibile. (…) Un film non facile, insolito, certamente non scontato. Per questo cala di ritmo; ma è coraggioso, possiede un’idea di cinema ed è visivamente notevole”.

Fabio Ferzetti, Il Messaggero
“(…) Un frullato di generi, specie di quelli d’azione, che riesce a non sorprendere quasi mai a forza di usare le inquadrature più prevedibili, le situazioni più collaudate, gli effetti più pavloviani. E un ‘messaggio’ che invece di prendere ampiezza, rimbalzando nello spazio e nel tempo, diventa monotono e ripetitivo come un messale New Age. (…) Un ‘mash up’ formato Kolossal insomma. Che finge di esaltare la fantasia e intanto azzera, pericolosamente, ogni memoria storica”.

Maurizio Porro, Corriere della sera
“(…) Il Kolossal troppo virtuosistico ha momenti di felicità espressiva anche se rischia di farci rimanere con la voglia in alcune storie (il musicista e il suo pupillo, l’editore segregato) e invece sazi di altre, soprattutto quando gli autori scelgono la linea fantasy e crudele, visionaria. (…) Generoso e coraggioso nei suoi 172’, immolato ai piedi del cinema medio banale, da salvare nella sua unicità contro i comandamenti dei Blockbuster, il film dei fratelli non possiede purtroppo il tessuto connettivo poetico per reggere l’esperimento”.

Jordan Mintzer, Hollywood Reporter
“Il tutto viene omogeneizzato in un tutto blandire, l’impatto di ogni storia è ammorbidito dalla costante necessità di unire i puntini”.

Peter Debruge, Variety
“Tre ore intense di allenamento mentale premiate con una grande ricompensa emotiva”.

Gianluca Arnone, Cinematografo.it
“Vicende slegate, basculanti tra momenti differenti, continuamente interrotte, e lo spettatore costretto a doversi sempre orientare, ritrovare il filo e riperderlo subito dopo averlo ritrovato, spossato da un mondo che cambia a ogni battito di ciglia. E’ Cloud Atlas l’indigesto pasticcio sci-fi cucinato dai fratelli Wachowski in combutta con Tom Tykwer, serissimo candidato a (s)cult dell’anno.
Opera tanto ambiziosa quanto fallimentare, che risucchia nel proprio vortice cinefago il romanzo-fiume di David Mitchell, con i suoi viaggi a/r nel tempo, le sue bisettrici filosofiche (libero arbitrio e distopie sociali, misticismo e ragione hobbesiana), i suoi crocevia narrativi. C’è troppo di tutto – ore, temi, ascendenze, generi – e attori importanti, ma nessuna vera emozione.
Contorto, imbalsamato e involontariamente esilarante, è una specie di segnale wow lanciato nell’universo, contenente il bignamino illustrato della civiltà umana.
Che spiega perché dall’ignoto spazio profondo non risponda mai nessuno”.

Gabriele Niola, MYmovies.it
“L’idea è di riuscire a suggerire grazie alla giustapposizione del montaggio, il legame tra diverse epoche, diverse persone o diverse azioni. Spesso i momenti di rivelazione, di crisi, di fuga o di tensione di tutte le storie sono montati insieme e si svolgono così in un impossibile parallelo, in altri sembra che una trama completi quanto appena visto nell’altra storia.
È questa la componente più interessante di un film che per il resto sfrutta una dimensione visiva straordinaria e alcune grandi intuizioni per un racconto non a livello. Non sempre il ritmo è infatti all’altezza delle aspettative e molte svolte appaiono puerili e infantili nei loro risvolti o nelle proprie implicazioni. Cloud Atlas è un film grande, grosso e largamente imperfetto che spesso confonde i toni, facendo scivolare la necessaria dose di autoironia di un simile progetto in un grottesco fuori luogo”.

Marco Minniti, Movieplayer.it
“Quattro anni dopo il poco fortunato Speed Racer, i fratelli Wachowski tornano alla regia coadiuvati da Tom Tykwer, con un prodotto insolito e riuscito, che unisce e giustappone influenze diverse ed eterogenee”.

Marco Triolo, Film.it
“Per la maggior parte del film ci troviamo di fronte a un polpettone in salsa new age che frulla insieme suggestioni cristologiche (nel segmento ambientato a Neo Seoul nel 2144), dramma romantico, thriller politico anni Settanta alla Pakula, commedia e fantascienza. Tutti i generi sono rappresentati, ma se per caso qualcuno venisse a dirvi che ‘ogni storia potrebbe essere raccontata in un film a se stante’, non credetegli, perché c’è ben poca carne al fuoco nei singoli episodi: è l’amalgama, con i relativi parallelismi tra le vicende dei vari personaggi, a farli funzionare quel tanto che basta per intrattenere. Chi si aspettava, però, grandi perle di saggezza rimarrà probabilmente deluso: Cloud Atlas è esattamente quel genere di filosofia da supermercato a cui ci hanno abituato i Wachowski con la trilogia di Matrix”.

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