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“Les Misérables”: un film intimo, dal respiro epico, che eleva il Musical all’ennesima potenza

Basato sul Musical del 1980 e tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo del 1862 “Les Misèrables” diretto da Tom Hopper, riporta al cinema il musical, e lo fa in grande stile.

Un film intenso. Le imperfezioni della voce, la struttura delle inquadrature e i primi piani rendono intimo un’opera dal respiro epico, che adatta il Musical elevandolo all’ennesima potenza, eliminando ogni traccia di parlato. Questo è “Les Misérables”.

Ambientato in una Francia ottocentesca, afflitta dalle sofferenze e dalla miseria dell’animo umano s’incastrano le vite dei protagonisti. Le rivolte popolari infiammano gli animi e Jean Valjean (Hugh Jackman) dopo quasi due decadi di prigionia cerca di ricostruirsi una vita, ma è costretto a nascondersi dall’ispettore Javert (Russell Crowe). Per aiutare la sofferente Fantine (Anne Hathaway) si prende cura della figlia Cosette (Amanda Seyfried) che da grande si innamorerà del giovane Marius (Eddie Redmayne) ferendo i sentimenti di Èponine (Samantha Barks), la figlia dei locandieri Thénardiers (Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen) che infondono un pizzico di humor in un contesto prettamente drammatico.

Incredibili le performance dell’intero cast, in cui spiccano la bravissima Anne Hathaway (il cui assolo “I dreamed a dream” è uno dei più famosi dell’intera opera) e Hugh Jackman, entrambi candidati all’Oscar nelle rispettive categorie. Buono il lavoro corale e la scelta di Hopper di utilizzare attori direttamente dal musical di Londra. Un esempio è Samantha Barks che interpreta da anni Èponine sul palcoscenico, ed è ancora l’unica in grado di rendere al meglio la dolcezza, la fragilità e l’amore di questo importante personaggio.

Se andrete al cinema con l’idea di vedere un film tratto direttamente dall’opera di Hugo potreste rimanere delusi perché il “Les Misérables” si basa sul musical dei compositori francesi Claude-Michel Schönberg e Alain Boublil, che andò in scena a Londra per la prima volta nel 1984. Perché è d’uopo questa precisazione? Perché il film è un susseguirsi emozionante di canzoni, dove il parlato riveste un ruolo del tutto marginale.

Nella versione italiana del film le canzoni saranno lasciate in versione originale e verranno sottotitolate, mentre i dialoghi cantati saranno tradotti in italiano. Questo forse farà perdere la continuità di un film che andrebbe visto in lingua originale se non altro per la scelta registica apportata da Tom Hopper. Il premio Oscar per “Il Discorso del Re” ha utilizzato una tecnica poco in uso nel cinema, quella di riprendere in diretta anche l’audio delle canzoni cantate sul set dal cast. In questo modo, non passando successivamente per la sala d’incisione, il suono risulta più puro, ma al contempo sporco delle emozioni che gli attori hanno impresso nella loro voce durante la recitazione. Un’idea funzionale che ha reso “Les Misérables” quasi unico nel suo genere, regalandoci una delle stelle più lucenti della cinematografia contemporanea.

Chi ama il genere saprà apprezzare un’opera che sembra mainstream, ma non lo è, e di cui senti ancora l’emozione e l’eco fuori dalla sala cinematografica.

“Les Misérables” esce italiane il 31 gennaio distribuito da Universal Pictures.

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Paolo D’Agostini, la Repubblica
“Non convince questo monumentale adattamento in musical del popolare romanzo con un cast di grandi nomi. Da Hugh Jackman a Anne Hathaway da Russell Crowe a Sacha Baron Cohen”.

Marzia Gandolfi, MYMovies.it
La rievocazione storica fa tutt’uno con la logica narrativa del feuilleton e con l’emotività iperbolica del melodramma, realizzando movimenti musicali da vedere con le orecchie e ascoltare con il cuore. Lo scambio non può che giovare all’esaltazione e alla soavità del turbamento emotivo (…) Tom Hooper da par suo vivifica la storia di Victor Hugo lavorando sulle coordinate espressive dell’inquadratura, arricchendo e complicando una sintassi articolata (soprattutto ma non solo) sul campo e controcampo, come vuole un film quasi totalmente incentrato su due uomini (in)conciliabili. La voce prende allora corpo nel primo piano scrivendo la storia col canto e ‘respirando’ nelle arie di Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen, locandieri da opéra-comique, leggeri e fantasiosi, raffinati e popolari, capaci di tenere il loro pubblico (e truffare gli avventori) con grazia e senza sforzo apparente. Il musical più longevo nella storia del West End, scritto da Alain Boublil, musicato da Claude Michel Schönberg e portato al successo da Cameron Mackintosh, dopo la scena conquista il cinema, dominando il medium come re Giorgio VI fece con la radio.

Francesca Fiorentino, Movieplayer.it
Tom Hooper ha scelto semplicità e immediatezza per preservare il cuore pulsante della storia di Victor Hugo e per dare il massimo risalto agli interpreti, che lo hanno ripagato senza risparmio.

Adriano Ercolani, Film.it
Un regista con personalità lo si intravvede quando riesce a imporre la sua idea di cinema a dispetto della produzione a cui lavora. Tom Hooper, premio Oscar per Il discorso del re, possiede un approccio molto personale al film in costume. Lo aveva già lasciato intendere in una serie TV portentosa come John Adams, lo aveva confermato col film appena citato, lo ha definitivamente sancito con Les Misérables, musical dalla potenza emotiva e cinematografica impressionante (…) Adattato dalla pena intelligente di William Nicholson (Viaggio in Inghilterra, Il gladiatore), poggiato sulle musiche vibranti di Claude-Michel Schönberg, Les Misérables è un musical di indubbio spessore, con pochissime sbavature e una tenuta emotiva impressionante. Senz’altro uno dei migliori prodotti del genere sfornati negli ultimi dieci anni.

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