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“Looper”: thriller e azione fra futuristici viaggi nel tempo e omicidi

Diretto da Rian Johnson con Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis e Emily Blunt, il film è ambientato a cavallo tra il 2044 e il 2074 ed ha come protagonista Joe, Looper di professione.

Nel 2044 si definisce Looper “l’uomo che si occupa del cerchio”. Nel futuro infatti, e parliamo del 2074, gli Stati Uniti hanno attuato un protocollo di difesa tale che è diventato impossibile per la criminalità eliminare i loro nemici. Per trovare una soluzione a questo si impadroniscono di una nuova tecnologia che permette i viaggi nel tempo, dichiarata illegale subito dopo la sua invenzione. In questo modo dal 2074 i malviventi inviano ai Looper, gli assassini nel 2044, le loro vittime.
I looper si sbarazzano così dei corpi delle vittime senza problemi. Essendo un meccanismo altamente complesso e illegale al termine della loro precoce “carriera” viene inviato all’insaputa del looper del 2044 il suo “se stesso” del 2074. In questo modo la criminalità ripulisce ogni traccia delle azioni illegali e liquida i looper che sanno di avere così 30 anni da vivere.
Tutto procede in questo senso fin quando Joseph Gordon-Levitt non preme il grilletto contro Bruce Willis. Entrambi interpretano il protagonista del film, Joe, e si ritroveranno così costretti a scappare e a trovare un nuovo modo per poter sopravvivere.

Per rendere credibile la somiglianza fra i due attori Joseph Gordon Levitt è stato totalmente trasformato dal make-up fino a diventare una copia più giovane, e con più capelli, del veterano Bruce Willis.

Dal punto di vista della sceneggiatura i viaggi nel tempo, e le situazioni problematiche che causano, hanno sempre affascinato gli spettatori. Anche per questo motivo sulla carta “Looper” convince molto. La trama intricata, i passaggi temporali, e la giusta dose di action, thriller e adrenalina lo rendono un buon prodotto sulla carta, senza contare il fascino di vedere il protagonista relazionarsi con il suo “se” del futuro.

La trasposizione sullo schermo non sembra però pienamente riuscita, forse per una questione di lentezza narrativa, ma il demerito non va sicuramente all’ottimo cast di attori, in primis Joseph Gordon-Levitt e Bruce Willis, senza contare l’apporto di Emily Blunt e Paul Dano.

“Looper” esce nelle sale italiane il 31 gennaio distribuito da Walt Disney.


ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Giancarlo Zappoli, MYmovies.it
Quentin Tarantino ha di recente collocato Looper nel ristretto elenco dei film del 2012 che considera veramente validi. Non gli si può dare torto perché il film di Rian Johnson si colloca su un livello decisamente elevato nell’ambito della sci-fiction. La sceneggiatura di cui è autore non si limita a contestualizzare una parte della vicenda in una città vagamente simile alla Los Angeles di Blade Runner e a ‘giocare’ (come altri hanno fatto) con l’idea del viaggio, in questo caso all’indietro, negli anni.. Johnson va oltre e, senza dimenticare mai l’azione, ci spinge a riflettere non solo su quella convenzione che chiamiamo ‘tempo’ ma sull’uso che possiamo farne. È un film sul libero arbitrio Looper, cioè sulla possibilità o meno di modificare il corso degli eventi futuri. A livello di macrostoria forse più d’uno si è posto la domanda di cosa avrebbe fatto se avesse avuto la possibilità di trovare davanti a sé un Hitler, uno Stalin bambini con la consapevolezza di ciò che sarebbero divenuti una volta adulti. Il quesito non è di quelli di poco conto così come non lo è la risposta. Nella seconda parte della vicenda è su questo piano che si debbono confrontare i due Joe.

Daniela Catelli, ComingSoon.it
Ma, al di là di tutte le considerazioni e delle regole violate che i puristi del genere non gli perdoneranno mai, Looper è innanzitutto un fantastico entertainment, con un Joseph Gordon-Levitt dotato di un carisma che Bruce Willis alla sua età non aveva e che non si limita ad imitare l’attore che ha di fronte, ma ripropone un modello di eroe classico hollywoodiano alla Robert Taylor o alla Humphrey Bogart, abbigliamento incluso. Willis dal canto suo offre una delle performance più belle e mature della sua carriera, e i fan di John McClane non devono temere: Johnson non è Wes Anderson e non ha scelto il suo action-hero preferito per contenerne l’iconica fisicità: non si fa dunque mancare il classico “momento Willis”, con l’ecatombe di un esercito di cattivi compiuta da un uomo solo. Se a tutto questo aggiungiamo le ambientazioni, le atmosfere e le molte sorprese disseminate lungo il percorso, un bambino impressionante che ricorda certi personaggi di Stephen King, la solida performance di Emily Blunt e il bel villain dell’irriconoscibile Jeff Daniels (senza dimenticare Paul Dano, Piper Perabo e Garreth Dillahunt), non possiamo che essere grati a Rian Johnson per aver interrotto il loop ripetitivo delle nostre abituali visioni e averci fatto intravedere che un altro mondo, e un altro cinema, sono ancora possibili.

Marta Gasparroni, FilmUp.com
L’incedere di un martellante svolgimento al servizio dell’abile messa in scena si rivolge claustrofobicamente nella dimensione interna propria di una riflessione esistenziale. Gli affetti manovrano le azioni e offuscano i pensieri, nonostante si conservi un briciolo di lucidità riservata alla salvezza del destino umano. I muscoli e le scintille metalliche di Bruce Willis riaccendono quell’icona di cinema ruvido e di cassetta tanto osannato, accanto alla star indie Jason Gordon-Levitt che stringe su espressioni meno mobili, in accordo con una performance più fisica che il confronto con la stella matura gli impone. Marginali ma non meno convincenti le interpretazioni di Jeff Daniels e Paul Dano, che riservano slanci recitativi di grande efficacia. L’atavica smania di dominazione si ritorce contro quegli stessi artefici che l’hanno resa possibile, con un’eco che dal testo cinematografico si estende alla sfera quotidiana di una contemporaneità corrotta e contaminata. A ricordare a tutti che a volte non è possibile rimuovere quegli spettri incappucciati, molto spesso troppo aderenti al sangue e al corpo di chi li ha nutriti.

Adriano Ercolani, Film.it
Per quanto costruito con indubbia intelligenza e puntuale senso del cinema, Looper – In fuga dal passato appare però uno di quei lungometraggi che rischia alla lunga di essere sopravvalutato. La premessa del viaggio nel tempo da cui parte tutta la vicenda non è decisamente originale: basta vedere tutti gli adattamenti per il cinema di un grande scrittore come Philip K. Dick per trovare variazioni su questo tema ben più significative ed emozionanti. Johnson, che ha esplicitamente affermato di essersi ispirato alle storie di Dick, ha saputo comunque costruire una trama interessante, complessa ma non difficile da seguire. Il problema reale della sceneggiatura è che poi dilata i tempi in una narrazione che perde stranamente di ritmo e di interesse. Alcuni discorsi sono tirati troppo per le lunghe e il film spesso non sa trovare un equilibrio tra racconto intimista dei personaggi e spettacolo mainstream.

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