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Ritorno ad Oz, dopo 74 anni!

Sam Raimi torna al cinema portando con se un mito della letteratura e della cinematografia americana, il Mago di Oz.

Cast sensazionale (per non dire magico) quello che il regista de “La Casa” e della prima trilogia dell’Uomo Ragno, Sam Raimi, ha assemblato per portare in scena il prequel del famoso “Mago di Oz”.

“Il grande e potente Oz” è infatti la storia dell’arrivo del Mago, ovvero Oscar Diggs (James Franco) ad Oz. Oscar Diggs non è in realtà un mago a tutti gli effetti, è piuttosto un furbacchione che esercita tale professione in un circo ambulante. Arrivati nel Kansas, stanco della propria vita, sale sulla sua mongolfiera in cerca di avventura ma si imbatte in un tornado che lo trasporta sino ad Oz. Qui incontra per prima la strega Theodora (Mila Kunis) al seguito della sorella Evanora (Rachel Weisz) fino ad imbattersi in Glinda (Michelle Williams). Oscar si ritroverà così coinvolto nei problemi del regno di Oz e cercherà di aiutare gli abitanti a sconfiggere la perfida strega cattiva che domina sulla Città di Smeraldo.

Prodotto dalla Disney “Il grande e potente Oz” è a tutti gli effetti il prequel del film del 1939 “Il Mago di Oz”. Per il ritorno in pompa magna sul grande schermo la Disney ha deciso di optare per una produzione in 3D, sfruttando al meglio questa tecnologia. Gli effetti visuali sono congeniali alla stereoscopia e ne sono un esempio perfetto i titoli d’inizio. Geniale inoltre la scelta di realizzare in bianco e nero, e in 4:3, tutte le scene in cui Oz è nel Kansas, per poi esplodere in una fotografia multicolor, e in 16:9, al suo arrivo nel magico regno di Oz.

L’unica nota negativa del film (e non stiamo parlando della colonna sonora realizzata da Danny Elfman) è dato dallo scarso approfondimento dei personaggi. Le streghe ad esempio sono un elemento centrale nella narrazione, che non viene però approfondito e sviluppato, nonostante il grande talento delle attrici scelte per interpretarle.

“Il grande e potente Oz” rimane comunque una gran prova della Disney nel creare un film con una trama e uno sviluppo adatto ai più piccoli, ma coinvolgente anche per gli adulti.

Nelle sale dal 7 marzo distribuito da Walt Disney.

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Gianluca Arnone, Cinematografo.it
La regia di Raimi fa però la differenza: mantiene la struttura ingenua e archetipica del racconto per sfruttarne la docilità al botteghino e la natura porosa, lavorando essenzialmente sulla resa visiva e sui sottotesti. Così, a una prima parte ambientata nella realtà grigia delle miserie quotidiane e realizzata in b/n e 4/3, segue una seconda immersa nei colori vivi e il paesaggio fantasmagorico di Oz, dove sguardo e scenari si allargano alle bellezze della creazione (artistica) e alle meraviglie della tecnica (un 3D che finalmente mostra tutte le sue possibilità). Fantasia al potere, semplificando. Ma il discorso portato avanti da Raimi stuzzica l’intelletto anche a un livello più profondo. Impossibile non vedere nel suo mago il fratello di Spider-Man, una “maschera” solo più lieta e giocosa dello stesso eroismo, ordinario e responsabile. Come il simbolo incarnato dal mediocre Peter Parker, anche il travestimento riuscito di questo cialtrone in uomo della provvidenza finisce per separare segni e Signori: Oz non è quello che crediamo che sia (l’Atteso della profezia) ma è comunque quello in cui crediamo. E’ una questione di efficacia retorica, non di bacchetta magica. Di ritrovata fiducia, non di tempo messianico. Di rinnovata speranza, non di palingenesi.
Poteva imbastire una critica al Grande Imbonitore, Raimi. Sceglie invece una strada meno facile: invita a credere. Non nei maghi, ma nella magia. Non nel mondo di Oz, ma nel cinema che tutto può. In chi millanta soluzioni per offrire prospettive. Semplicemente smaliziato, autenticamente politico. Il tempo del disincanto è finito: nuove illusioni cercasi nella realtà che langue.

Marianna Cappi, MYmovies.it
Di ispirazione burtoniana, un prequel che celebra l’illusione del Cinema ma rimane frenato dal confronto col capolavoro di Fleming.

Marco Minniti, Moviepleyer.it
Sam Raimi compie un’operazione concettualmente molto simile a quella del Tim Burton di Alice in Wonderland: ma il regista de La casa riesce laddove il collega aveva fallito, evitando la pesantezza da opera su commissione e realizzando un film divertente e divertito.

Francesco Lomuscio, FilmUp.com
(…) al di là dell’immancabile, esilarante apparizione di un irriconoscibile Bruce Campbell, attore feticcio dell’autore di “Darkman” (1990), è impossibile non notare diverse similitudini con “L’armata delle tenebre” (1992), sia per quanto riguarda il plot stesso, incentrato su una popolazione impegnata ad unire le proprie forze per combattere il male, che la messa in scena di più di un momento spettacolare.
Per non parlare del fatto la soggettiva sfruttata nella vertiginosa caduta della cascata sembra quasi apparire quale rilettura di quella demoniaca de “La casa” (1981), qui resa ancor più efficace da una visione tridimensionale mai sfruttata in maniera banale ed in grado di valorizzare sia l’impressione di profondità che l’illusorio effetto rilievo di oggetti e soggetti. Fino all’epilogo di un emozionante spettacolo su celluloide che, accompagnato a dovere dalle musiche di Danny Elfman, non solo testimonia il modo in cui Raimi – a differenza del Tim Burton di “Alice in wonderland” (2010) – sia stato in grado di rimanere fedele al suo inconfondibile stile pur dovendo lavorare in casa Disney, ma, grazie anche ai vari riferimenti alla figura di Thomas Alva Edison, si rivela, nella vicenda che racconta, un sentito atto d’amore nei confronti dell’arte cinematografica stessa. Della quale il cineasta originario del Michigan, di sicuro, continua a rientrare tra i maggiori talenti.

 

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