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“Benvenuto Presidente!”: Claudio Bisio conquista il Quirinale

Video intervista a Claudio Bisio e Kasia Smutniak.

Potrebbe essere una favola politica “Benvenuto Presidente!” di Riccardo Milani, in cui un semplice cittadino italiano diventa, suo malgrado, Presidente della Repubblica, invece racconta una storia con qualche parallelismo alla realtà “5 stelle” del nostro Paese.
Interpretato dai bravi Claudio Bisio e Kasia Smutniak, il film mette in scena l’elezione a Presidente della Repubblica di un pescatore del nord Italia, votato per protesta dalla maggioranza parlamentare che ha indicato sulla scheda, per dispetto, il nome Giuseppe Garibaldi. Il problema sorge quando si scopre l’esistenza di un omonimo con i requisiti per l’eleggibilità ma assolutamente impreparato al ruolo. Con la sua disarmante spontaneità e la voglia di migliorare le vite degli altri, Beppino (Bisio) infrangerà regole e protocollo portando scompiglio ed incredulità tra la classe dirigente e conquistando i cittadini.
Nel cast anche Giuseppe Fiorello, Massimo Popolizio, Piera Degli Esposti, Remo Girone e Gianni Cavina.

Dopo un recente film dalla tematica simile ma trattata in modo più serio, “Viva la libertà” di Roberto Andò, Milani firma una commedia leggera e divertente ma con un umorismo che non graffia e che a tratti pecca di qualche faciloneria di troppo (come la gag dell’hashish sulla pizza scambiata per origano). Un film che ha la voglia di divertire cercando di far pensare, ma non troppo, alle nostra coscienza civile.

“Benvenuto Presidente!” è nelle sale dal 21 marzo, distribuito da 01.

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ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Paolo Mereghetti, Corriere della Sera
(…) nell’ultima parte, quando il protagonista si trova davanti a qualche non secondario problema morale, allora il film fatica a trovare soluzioni narrative all’altezza. Certo, evita di scivolare nella «solita» condanna/assoluzione generalizzata ma non riesce a risolvere il problema morale che Peppino (e con lui gli spettatori) si trova davanti. In questo modo il film finisce per «nascondersi» dietro un’ultima gag, ma anche per ribadire le difficoltà e il malessere di cui si diceva prima. Quelli di un cinema che non sembra ancora capace (per colpa del Paese, della sua cultura e di tutti noi italiani) di fare qualche passo in più in avanti”.

Gianluca Arnone, Cinematografo.it
La favoletta politica di Milani e l’equivoco della commedia grillina. Risultato? Un film a due stelle.

Cinema.Libero.it
Ottime ricostruzioni, molti sorrisi e buoni ideali.

Pierpaolo Festa, Film.it
(…) Claudio Bisio, frizzante più che mai in una performance sfodera mimica e tempi comici che strizzano l’occhio al Kevin Kline di Dave – Presidente per un giorno. Sembra, infatti, che i realizzatori abbiano ripassato a fondo la pellicola di Ivan Reitman, assicurandosi di italianizzarla al passo con i tempi. Scritto da Fabio Bonifacci, ormai sceneggiatore di punta delle commedie di successo nostrane, il film funziona sia per la verve comica al galoppo di Bisio – ormai a suo agio nel ruolo di persona ordinaria in circostanze straordinarie – che come farsa. Riccardo Milani, infatti, tiene bene a mente la situazione vacua dello Stato: le sue risate celano una critica forte, ma anche un grande amore per il Paese. E’ questo mix l’elemento più convincente del film. E il regista alza la posta in gioco provando – seppure con toni leggeri – a fare qualcosa di inedito: smette per un momento di puntare il dito contro chi riempie le sale del potere deviandolo verso chi invece sta a osservare tutto dal piccolo schermo.

Marta Gasparroni, FilmUp.com
Benvenuto Presidente! è il lato (stra)ordinariamente comico della realtà che si osserva narcisisticamente capovolta, scoprendosi deforme. Quindi tutti ridono e si deridono senza conseguenze apparenti, calcando la mano su stereotipismi tanto evidenti da risultare naturali. Lontano da tante pretese, il film di Milani gioca con tutto quello che ci circonda quotidianamente, in un pastiche rimescolato, fagocitato e poi espulso fino ad essere nuovamente riassorbito nel rimbalzo da un corpo all’altro che riguarda il fuori e il dentro dello schermo piatto del cinema. Peccato per alcune soluzioni lievemente naïf che tradiscono un’adesione a certi codici impossibili da aggirare, come l’eterna riproposizione del sentimentalismo, nonostante si cerchi una strada meno convenzionale nel descriverla. Tra una risata strappata e la percezione del disincanto che abbruttisce, si può pensare che è facile dare un calcio alle istituzioni. Un po’ meno ai circoli viziosi.

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