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Al cinema atterra l’aereo de “Gli amanti passeggeri” di Almodóvar

“La gente mi fermava per strada chiedendomi di fare di nuovo una commedia. Ci hai fatto tanto ridere! Mi dicevano. Ovviamente anch’io avevo voglia di tornare alla commedia e quando mi è venuta l’idea mi sono messo all’opera”. Con queste parole Pedro Almodóvar presenta la sua nuova pellicola, “Gli amanti passeggeri”. “Questo film – ha spiegato il regista spagnolo a Roma, dov’è arrivato per lanciarlo – è un tributo ai favolosi anni ’80. Non sono una persona nostalgica però rimpiango l’esplosione di libertà che ci fu in quegli anni”.

La storia si svolge quasi completamente a bordo di un aereo che copre la tratta da Barajas (Spagna) a Città del Messico. Per un guasto tecnico ad un carrello, però, l’equipaggio decide di interrompere il volo e cerca una pista dove sia possibile effettuare un atterraggio d’emergenza. Intanto, per non preoccupare i viaggiatori e scongiurare scene di panico o proteste, l’equipaggio somministra a tutta la seconda classe degli ansiolitici, ed un cocktail con mescalina a quelli della prima classe. Mentre i primi finiscono per addormentarsi, gli altri, eccitati e spaventati al tempo stesso, si liberano della loro angoscia con confessioni sensazionali e facendo sesso.
Nel cast volti noti del cinema di Almodóvar: Penélope Cruz, Antonio Banderas (“Sono gli anfitrioni, danno il benvenuto al pubblico in questo mio ritorno alle origini”) e Paz Vega in un cammeo, ma anche la giovane Cecilia Roth e gli esordienti Carlos Aceres, Raul Arevalo e Hugo Silva.

Nel suo cinema il sesso non manca mai perché “è una cosa bella e naturale. La Catarsi erotica mi sembrava il miglior modo di accomiatarsi dalla crisi”, così come non manca un alone di morte: “Dopo la scomparsa di mia madre nel ’99, ci penso ogni giorno, non riesco ad accettarla forse anche perchè non sono credente…è un problema”. Il viaggio che l’aereo non riesce ad intraprendere, finendo per girare in tondo sopra la Spagna è per il regista spagnolo una metafora della crisi in cui si trova il suo paese: “questo volo con un atterraggio forzato che porta con sé un grave pericolo rappresenta la situazione attuale in Spagna. Il film è una commedia e non succede niente, ma nella realtà non sappiamo se atterreremo e chi guiderà questo atterraggio”.
Per voler restare in tema aereo, il problema è che il film non decolla e non atterra, ma resta sospeso. A tratti si ride ma di una comicità volgarotta ed inconsistente, che fa di questo film (duole dirlo) il peggiore di Almodóvar.

Forte degli ottimi incassi ottenuti in Spagna e in Francia, “Gli amanti passeggeri” è nei cinema italiani dal 21 marzo, distribuito in 300 copie da Warner.

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
Un teatrino surreale che ha momenti gustosi e porta riconoscibilissima la firma dell’autore, ma curiosamente appare snervato, privo di tensione ed energia, come se quei passeggeri fossero consapevoli che non corrono nessun pericolo e che li attende un lieto fine; e come se Almodovar, pur intenzionato a recuperare la gioia di vivere degli Anni ’80, non riuscisse a dimenticare che viviamo nel cupo e problematico Duemila.

Gabriella Gallozzi, l’Unità
Bentornato Pedro, bentornato perché ogni suo film, nonostante gli alti e bassi inevitabili, è sempre un bel vedere (…) Sesso (omosex, certamente), droga e punk rock sono gli ingredienti forti di questa commedia che, a tratti, però non riesce a tenere il ritmo. Nonostante alcuni dialoghi semplicemente irresistibili in cui si avventurano gli assistenti di volo, tutti rigorosamente gay, e tutti dalla sessualità irrefrenabile (…) Gli Amanti passeggeri, nel loro impianto corale, solo in parte trovano la leggerezza del volo.

Pedro Armocida, Il Giornale
Ne Gli amanti passeggeri la forma è vuota e fa rimpiangere l’overdose di pop lisergico e non raffinato di un tempo (…) Noi preferiamo di gran lunga l'”almodramma”.

Federico Pontiggia, Cinematografo.it
(…) dopo impotenza (Gli abbracci spezzati) e inappartenenza (La pelle che abito), Gli amanti passeggeri – a voler essere buoni – è il film non di Almodovar, ma di un fan sfegatato e scervellato di Almodovar, che senza averne l’estro – Pedro l’aveva, sì? – copia&incolla e recita a soggetto, carpendo solo la superficie e stemperando l’esibita incapacità a raccontare nella scurrilità della storia. In altre parole, Almodovar non è il pilota di questo film, ma un passeggero in classe turistica. Non a caso, sul volo Pensinsula 2549 in business si fa sesso, in economy si ronfa sotto psicofarmaci. Almeno qui, siamo con lui.

Marzia Gandolfi, MYmovies.it
La sregolatezza e la piena libertà che caratterizzarono lo spirito della capitale spagnola nell’era postfranchista risalgono come un rigurgito o uno schizzo organico a sfogare il dolore, la perdita e la sconfitta. La dismisura impatta il compromesso e drammatizza una realtà che in Spagna come in Italia ha preferito governare e controllare le pulsioni melodrammatiche dell’immaginario collettivo, declinandole in forme espressive addomesticate. In un tourbillon di lacrime, desideri, turgori, umori, eccessi, cadute, impennate, punti esclamativi ritmici e coreografici, Almodóvar cortocircuita personaggi, destini e dialoghi fino all’appagamento nell’amplesso. Perché il suo cinema non conosce scacco e trova sempre soddisfazione, rimandando la morte o raggiungendo il massimo piacere nel suo approssimarsi.

Nicola Di Francesco, FilmUp.com
Se “Gli amanti passeggeri” fosse uscito negli anni 80 avremmo potuto salutarlo come una commedia al vetriolo, coraggiosa e provocatoria nel raccontare con fantasia l’universo omosessuale e le convenzioni sociali. Invece oggi, in una Spagna che riconosce i matrimoni gay con disinvoltura e dove i tabù che alimentavano l’acida grammatica almodòvariana si sono liquefatti, questa pellicola corale dai toni grotteschi appare, più modestamente, un lavoro di puro svago realizzato per compiacere e compiacersi (…) Questo primo film girato con macchine digitali da Almodòvar è un divertissement fedele alla poetica dell’autore ma che travalica nel parossismo quando tratteggia con ridondanza i soliti personaggi-macchietta. Girato con padronanza e a tratti godibile, “Gli amanti passeggeri” non aggiunge nulla al discorso del maestro spagnolo e di ragioni per ricordarlo non ne affiorano poi molte.

Carola Proto, ComingSoon.it
Con Gli amanti passeggeri, Almodovar ci richiama ad una leggerezza che non è noncuranza o egoismo, ma voglia e capacità di riappropriarsi, amorevolmente, di ciò che è nostro e ci è stato sottratto, di trasformare la minaccia di morte in possibilità di rinascita amorosa (e non), il torto in un vantaggio, di condividere con serenità ciò che di bello abbiamo.
Non è tanto, forse. Ma, guardando fuori dalla finestra, al panorama che ci circonda oggi, non appare nemmeno poco. E se lo si fa con il sorriso e regalando sorrisi, e con tanta irregolare sfrontatezza, il tutto è ancora più apprezzabile.
Perché se la commedia almodovariana degli anni Ottanta sentiva ancora alle spalle il fiato rancido del franchismo, oggi tutto quel che si può fare è sorridere, ignorare la paura e atterrare con gaia incoscienza verso il futuro.

1 commento

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