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“Holy Motors” di Carax: un delirante film da non perdere

E’ uno di quei di film a cui ci si avvicina con timore alla scrittura post visione “Holy Motors” di Leos Carax. Timore, dovuto all’attenzione di non scriverne troppo per lasciare allo spettatore la purezza dell’esperienza filmica e la paura di non rendergli quanto meritato. Per ovviare alla prima questione dirò solo che il film non ha una trama vera e propria, ma è l’insieme di più vite vissute da un protagonista, Oscar (interpretato dall’ottimo Denis Lavant), che si reca a vari appuntamenti a bordo di una limousine bianca, guidata dalla fedele Céline (Edith Scob). L’imponente auto è in realtà un camerino mobile in cui Oscar si trasforma di volta in volta in diversi personaggi.
Nel cast appaiono anche Kylie Minogue, Michel Piccoli e lo stesso regista nell’incipit.

Riformulando incessantemente l’identità del protagonista, Carax mette in scena uno, nessuno e centomila per riflettere sui “motori sacri” (Holy Motors appunto) della società: ossia degli uomini trasformati in macchine o che vivono per e grazie ad esse, come s’intuisce dalle domande “Dov’è la macchina da presa?”, “E se non ci fosse più nessuno a guardare?”. Quesiti da cui traspare l’impossibilità di essere senza apparire agli altri, al mondo circostante e con cui si riflette sui concetti di realtà, virtualità, finzione, messa in scena e vita.
Non mancano scene memorabili, come quelle dell’operaio specializzato in motion capture e quella girata nel cimitero assieme ad Eva Mendes.

L’impressione che si ha guardando “Holy Motors” è quella di trovarsi davanti ad un’opera di pura arte cinematografica e che non aspiri ad esserlo in maniera vuota e superficiale. Un film di indubbio impatto estetico sotto cui c’è sostanza insomma. Un’opera folle ma lucida, che sperimenta con audacia e ironia e svela poco a poco se stessa spiazzando di volta in volta lo spettatore.

Passato in concorso al festival di Cannes 2012, “Holy Motors” è nelle sale dal 6 giugno distribuito (in sole 15 copie) da Movies Inspired.

CURIOSITA’: il brano “Who were we?” cantato da Kylie Minogue è stato scritto per lei da Carax insieme al leader dei Divine Comedy Neil Hannon.

Holy Motors (2012) Trailer

ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Dario Zonta, l’Unità
Carax lo si ama o lo si odia, ma non si può rimanere certo indifferenti innanzi alle sue visioni e ai suoi sconfinamenti. Luoghi, tempi e personaggi del cinema attraversati e impersonati da un attore cangiante che scende e sale dalla macchina reinventando il mito del cinema.

Paolo Mereghetti, Corriere della Sera
Molti critici gridano al capolavoro assoluto, personalmente propendo per una riflessione solipsistica incapace di dialogare davvero con lo spettatore.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero
Un film folle e lucidissimo, discontinuo e geniale, del quale si potrebbe parlare a lungo.

Federico Pontiggia – Il Fatto Quotidiano
Imperdibile. Anzi, Santo subito questo Leos.

Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa
Imbastito sul filo di una dolente ossessione, il film ha un’indubbia coerenza, e tuttavia risulta irritante: troppo programmatico per attingere alla poesia, troppo autoreferenziale per coinvolgere lo spettatore. Carax ha un suo mondo, ma questo mondo rimane suo, un pericolo sempre in agguato per l’artista.

Valerio Sammarco, Cinematografo.it
Riportare lo sguardo alla bellezza del “gesto cinematografico”, dove l’azione è sacra. Il fragoroso ritorno di Leos Carax.

Marianna Cappi, MYmovies.it
Holy Motors va salutato come un film evento, perché se il cinema è morto questa è la prova che il suo culto è più vivo che mai e che possiamo ancora essere sorpresi e illuminati.