Home Uncategorized “Gravity”: angosciante viaggio nello spazio con Sandra Bullock e George Clooney

“Gravity”: angosciante viaggio nello spazio con Sandra Bullock e George Clooney

Dopo essere stato presentato fuori concorso in apertura della 70. Mostra del Cinema di Venezia, arriva nelle sale il film di Alfonso Cuarón che conduce lo spettatore nella profondità dello spazio.

Angoscia e claustrofobia ma anche speranza: sono questi i sentimenti che suscita la visione di “Gravity”, il film di  Alfonso Cuarón interamente ambientato nello spazio e con due soli attori, Sandra Bullock e George Clooney.

Durante una missione spaziale di routine la dottoressa Stone, al suo primo viaggio, e  l’astronauta Kowalski, all’ultimo volo prima della pensione, vengono improvvisamente colpiti da una violenta pioggia di meteoriti che danneggia il loro shuttle. Entrambi si ritrovano così soli nell’assordante silenzio dell’universo. Fluttuanti nell’oscurità e privi di qualunque contatto con la Terra, non hanno apparentemente alcuna chance di sopravvivere…

Alfonso Cuarón  ha impiegato quattro anni per realizzare un film tecnicamente ineccepibile, con lunghi piani sequenza e 156 inquadrature ma, tecnicismi a parte, “Gravity” è un film emozionante che regala allo spettatore una vera esperienza filmica e pazienza se la storia non è il massimo dell’originalità.

Se ultimamente molti film di fantascienza hanno dimostrato attenzione alla società e preoccupazione per il futuro mettendo in scena futuri distopici, lo spettacolare e potente “Gravity” può ascriversi al filone della fantascienza esistenziale. Di fronte all’oscurità dell’universo e privo di coordinate spazio-temporali anche lo spettatore, come i protagonisti, resta in balia dello spazio, inghiottito nello schermo nero da angoscianti sentimenti di impotenza, solitudine e paura, la paura della morte certo, ma prima ancora dell’ignoto. In lotta per la sopravvivenza i due astronauti devo combattere contro i pericoli dello spazio ma anche contro se stessi e i propri limiti, le proprie debolezze e disillusioni, per tornare alla terra e quindi alla vita.
La visione, una volta tanto, è consigliata in 3D, uno dei migliori e più sensati mai realizzati.
Imperdibile.

Presentato fuori concorso in apertura della 70. Mostra del Cinema di Venezia, “Gravity” è nelle sale dal 3 ottobre distribuito da Warner.

CURIOSITA’: Sandra Bullock ha dovuto recitare per settimane in un cubo largo tre metri appesa a bracci robotici.

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TRAILER

Gravity - Trailer Ufficiale in Italiano | HD

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ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Paolo Mereghetti, Corriere della Sera
(…) Una storia che abbiamo già visto mille volte al cinema, l’ultima fuori concorso a Cannes, con Redford alla deriva nell’oceano, in All Is Lost. Hollywood ha costruito buona parte della sua mitologia sull’uomo che fa tesoro delle debolezze per superare i propri limiti, però bisogna dire che Cuarón, che ha firmato la sceneggiatura con il figlio Jonás, sa trarre il meglio dall’incalzare della storia e da un’ambientazione decisamente inedita (…).

Giovanni Bignami, La Stampa
(…) Anche “Gravity” è da vedere, ma con juicio. Nel senso che vuole essere simile alla tecno(fanta)scienza di “Apollo 13” o di “The Right Stuff”, ma non ci riesce del tutto, anzi.
Il segreto per vedere fino in fondo “Gravity” di Alfonso Cuaròn senza ridere o senza andarsene è munirsi di “suspension of disbelief”. Cioè quella cosa per cui lo spettatore deve “far finta di crederci” (FFDC), ovvero, per divertirsi, deve diventare complice dell’autore (…).

Gianluca Arnone, Cinematografo.it
Cuarón ci regala un’esperienza di visione totalmente immersiva. Con la Bullock in stato di grazia.

Gabriele Niola, MYmovies.it
Uno dei film più umanisti dell’anno, tra blockbuster e opera d’autore.

Federico Gironi, ComingSoon.it
(…) Più essenziale e rarefatto, Gravity avrebbe potuto essere un film profondo e affascinante come lo Spazio che racconta: peccato allora che gli occasionali eccessi di spettacolarità e di retorica, tanto estetica quanto tematica, arrivino ciclicamente a rovinare la festa come una pioggia di detriti spaziali. Perché tra il Vuoto e quel che lo riempie, Cuaron non pare interessato a instaurare alcuna reale dialettica.

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