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Checco Zalone con “Sole a catinelle” un antidoto alla crisi

Arriva al cinema il terzo film del comico ed è già record: 1.250 le copie distribuite da Medusa in tutta Italia

A due anni e mezzo dallo straordinario successo di “Che bella giornata”, che gli è valso il titolo di film italiano di maggior incasso della storia (con oltre 45 milioni di euro), torna nelle sale Luca Medici, alias Checco Zalone, con “Sole a catinelle”. Si rinnova il sodalizio dell’attore comico con Gennaro Nunziante, che dirige anche questo terzo film. Nel cast anche il bravissimo bambino Robert Dancs, Miriam Dalmazio ed Aurore Erguy.

La storia è quella di un venditore di aspirapolvere in crisi con le vendite e con la moglie, cui ha riempito la casa di oggetti acquistati ricorrendo anche alle finanziarie. Promette al figlio Niccolò, se avrà tutti dieci in pagella, di regalargli una vacanza da sogno e quando la pagella arriva è costretto, nonostante le scarse risorse economiche, a mantenere la parola data. Dopo un tentativo in un paesino del Molise dove vive una vecchia zia, i due s’imbattono nella ricchissima Zoe e in suo figlio, della stessa età di Nicolò, e la loro vacanza ottiene un’inaspettata svolta tra party esclusivi, piscine di lusso, yacht, maneggi e campi da golf.

“Il mio personaggio è un prodotto di vent’anni di berlusconismo, refrattario alla crisi, – dice Zalone – ma gli vuoi bene perché è uno che ci crede. Ridere della crisi non è facile, ma questo è un film, non un’analisi sociologica”.

Zalone come sempre ne ha per tutti ma con genuinità, in maniera scanzonata e mai polemica: con gli industriali intrallazzari, con gli psicologi trincerati dietro a pseudoteorie, con le tendenze radical chic e con i registi d’autore, cui dedica una gradevole parentesi di sfottò. “Sole a catinelle” però non convince come i due precedenti film perché è meno politicamente scorretto, ha una storia banale che non attira l’attenzione, seppur più costruita, e i momenti musicali sono assolutamente inferiori e non adeguati.

Il talento comico di Zalone è innegabile e, a differenza di tante altre commedie italiane che vorrebbero far ridere senza riuscirci, lui ha gioco facile ma siamo convinti che, se sfruttata, meglio la sua verve non potrebbe che migliorare. In poche parole Zalone c’è, il film no. Peccato.

“Sole a catinelle” è al cinema dal 31 ottobre distribuito da Medusa nel numero record di circa 1.250 copie.

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TRAILER

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ALCUNI COMMENTI DELLA CRITICA:

Fulvia Caprara, La Stampa
(…) I critici che amano la provocazione dicono che in «Sole a catinelle» c’è più Italia che nel «Caimano» di Nanni Moretti, ma la sensazione è che Zalone stia mettendo la testa a posto, correndo il rischio di inserirsi nel segmento più scontato del filone commedia all’italiana Anni Duemila (…).

Dario Zonta, L’Unità
Il viaggio con papà è solo un pretesto, una rete dentro la quale il comico fa cadere le sue vittime, infinita la schiera: maestre, psicologi, imprenditori, operai, omosessuali, comunisti, logopedisti, massoni, naturalisti, giornalisti, finanzieri, neri, cinesi, artisti, registi, maestri yoga… davvero tanti, quasi tutti, tranne i politici. La loro assenza è rumorosa e molesta (ma forse comprensibile) in questa ronde comunque agghiacciante. D’altronde questi italiani “a catinelle” non sembrerebbero molto diversi dalla classe dirigente che li governa, almeno questo sembrerebbe dire l’autore, ma molto tra le righe, visto che il suo agnosticismo dichiarato lo porterebbe a negare qualsiasi interpretazione. Zalone d’altronde non si mette certo sopra il suo mondo cafone, è primus inter pares, “disgraziato e stronzo” come gli altri, ma certo simpatico e travolgente (come lo era Sordi, senza essere Sordi).

Federico Pontiggia, Il Fatto Quotidiano
(…) In mezzo al film, qualcosa va per le lunghe, qualche scena (il dejeneur sur l’herbe vegano, e non solo) non va, ma Medici e Nunziante sanno dirci del nostro oggi, come poeti tamarri, cafoni situazionisti, flaneur in canotta e ciabatte a passeggio sulle nostre macerie (…).

Carola Proto, ComingSoon.it
Perché Gennaro Nunziante muove così poco la sua macchina da presa? Perché ha sentito il bisogno di colmare ogni attimo di silenzio con una musichetta allegra? Perché i personaggi secondari sono così poco tratteggiati? Dove sono finiti i buoni vecchi caratteristi?
Una personalità debordante come quella di Checco Zalone andrebbe domata, contenuta, inserita in un film più scritto. Allora sì che farebbe la differenza.

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