Giornata variegata quella di ieri al Festival Internazionale del Film di Roma 2011, in cui si è passati dal documentario calcistico, al cinema d’autore e il teatro danza con Wim Wenders, fino all’horror (con “Babycall” e “Insidious”) programmato ad hoc per la notte di Halloween. Due gli eventi principali: “Pina 3D” di Wenders e “Hugo Cabret” di Martin Scorsese, che segnano per entrambi i maestri del cinema il passaggio alla tecnica stereoscopica.
IN CONCORSO
La giornata si è aperta con l’attrice scandinava Noomi Rapace (Lisbeth Salander nella trilogia “Millenium” dello scrittore svedese Stieg Larsson), protagonista dell’unico horror in concorso, “Babycall” di Pal Sletaune. La storia è quella di una madre e un figlio di 8 anni che per sfuggire ad un marito e padre violento si trasferiscono in un luogo segreto all’interno di un enorme condominio. La donna vive nel terrore che possa succedere qualcosa al bambino e compra un babycall per tenerlo sotto controllo anche la notte. Dall’apparecchio però si sentono strani gemiti provenienti da altre parti dell’edificio… Un film a metà strada tra il thriller psicologico e l’horror.
“Non chiedetemi di interpretare donne sorridenti, simpatiche, non mi interessa – ha detto in conferenza stampa Noomi Rapace – Amo il cinema perché in quella bolla che si crea, in quella scoperta continua che avviene insieme ai tuoi personaggi, niente è giusto o sbagliato, bianco o nero. Mi piace pormi domande difficili, quando leggo uno script e non riesco a capire realmente tutte le sfumature del personaggio inizia l’ossessione, devo trovare una risposta a tutti i costi”.
Per affrontare il suo lavoro di attrice Noomi racconta: “Ogni volta che interpreto un personaggio non amo fingere, ma ho bisogno di far mio quello che interpreto. In questo caso ho un figlio e quindi è stato anche più facile interpretare una madre che vuole proteggere il suo bambino e allo stesso tempo, così facendo, lo priva della sua libertà. Ma nel caso di Anna – continua – ho ascoltato la testimonianza di una donna che ha avuto un’esperienza simile e da allora ho come somatizzato il problema. Ho smesso di fare allenamento per sei mesi, per cambiare il mio corpo e renderlo più fragile. E a un certo punto ho cominciato anche a provare del dolore fisico come se mi venisse a trovare il fantasma di Anna. Mi sono ritrovata sull’orlo del baratro”.
In concorso ieri è passato anche “Magic Valley” di Jaffe Zinn, storia di violenza ambientata nella provincia americana.
FUORI CONCORSO
All’Auditorium ieri è stato il giorno di “Hugo Cabret”, il primo lavoro in 3D di Martin Scorsese, di cui è stato proiettato in anteprima un assaggio di 20 minuti preceduto da un videomessaggio del regista.
“Sono molto orgoglioso di aver dato l’idea, ma ora è un’opera d’arte di Scorsese”, ha detto in conferenza lo scrittore americano Brian Selznick, autore del bestseller “La straordinaria avventura di Hugo Cabret”, da cui è stato tratto il film che racconta la storia di un ragazzo alle prese con un messaggio segreto da scoprire legato alla vita di suo padre che lo ha lasciato solo e con un meraviglioso automa da restaurare, pronto a riprendere vita.
Il vero protagonista della giornata è stato però Wim Wenders, che ha incontrato il pubblico per parlare del futuro del 3D e presentare il suo primo film tridimensionale: “Pina 3D”, sulla coreografa tedesca Pina Bausch, madre del teatro danza. In conferenza Wenders ha raccontato di aver conosciuto l’artista nel 1985: “ho assistito per la prima volta a un suo spettacolo e sono rimasto profondamente commosso e incantato. Mi è sembrato di capire i movimenti umani, i gesti e i sentimenti per la prima volta, da zero. Ed è questa magia che volevo trasporre sullo schermo”.
Il progetto, nato dall’amicizia tra i due artisti, è stato concepito assieme, ma Pina Bausch muore il 30 giugno del 2009, in modo del tutto inaspettato. Dopo un periodo di riflessione, incoraggiato dal consenso della famiglia e dalla richiesta della compagnia di Pina, Wenders ha deciso di portare a termine il progetto. “In realtà – ha ripetuto più volte Wenders – nonostante la Bausch non ci sia più forse è anche più presente in questo lavoro di quanto si possa credere. Tutti sul set abbiamo avuto l’impressione di fare il film insieme lei”.
Altro evento della quinta giornata è stata la presentazione di “11 metri” sulla vita e la scomparsa di Agostino Di Bartolomei, lo storico capitano dalla Roma che vinse con la sua squadra il secondo scudetto giallorosso. Alla proiezione del documentario di Francesco Grosso erano presenti la vedova, Marisa De Santis, il figlio Luca, i compagni di squadra Odoacre Chierico, Roberto Pruzzo, Ubaldo Righetti (in rappresentanza della Roma di oggi c’erano Simone Perrotta e i dirigenti Franco Baldini e Walter Sabatini), Massimo D’Alema, Carlo Verdone e Antonello Venditti (che con la sua “Tradimento e perdono” accompagna i titoli di coda del film).
In serata il red carpet si è poi animato di drag queen che, prima di lasciare spazio ai protagonisti dell’horror “Insidious” per la notte di Halloween, hanno sfilato per “The British Guide to Showing Off” del regista, pittore e video artista Jes Benstock (tra i titoli del Focus UK).
Passata la paura per il malore che l’altra sera ha colpito Pupi Avati all’Auditorium, dov’era presente per assistere alla proiezione di “L’illazione” di Lelio Luttazzi, il regista con molta probabilità presenterà il suo ultimo film “Il cuore grande delle ragazze”, che passa oggi in concorso.