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“Midnight in Paris”, ritorno del sublime Woody

Una favola deliziosa, seducente, a tratti esilarante, questo ultimo film di Woody Allen tutto ambientato nella Ville Lumière. Il titolo, “Midnight in Paris”, potrebbe sembrare banale, ma nel modo in cui quei luoghi magici sono filmati, nella scrittura nuovamente ispirata, nei siparietti comici e soprattutto nelle ossessioni classiche dell’autore, ci sentiamo di dire che la pellicola ricorda il buon vecchio Woody, il sublime Woody, quello di “Pallottole a Broadway”, “Manhattan” o del più recente “Scoop” per intenderci. E dunque non solo non è banale, ma le risate sono assicurate. Aspettando il prossimo “Nero Fiddled” (già Bop Decameron), girato a Roma l’estate scorsa in un clima di eccitazione generale, gli italiani non potranno perdersi questa bella avventura cinematografica, già passata a Cannes e poi riproposta nella Festa mobile del Torino Film Festival, ora distribuita da Medusa in 350 sale.

La storia è quella di Gil (un ottimo Owen Wilson, qui alter ego di Allen), scribacchino di sceneggiature hollywoodiane con il sogno della grande letteratura, che approda a Parigi in cerca di ispirazione per il suo primo libro. Purtroppo la compagnia non è delle migliori: la fidanzata è snob e fissata con lo shopping (Rachel McAdams), i ricchi e repubblicani genitori di lei sono invadenti e mal lo digeriscono (il futuro suocero lo considera un trotzkista), e per di più c’è un professore pedante (Michael Sheen) che non la smette di impartire lezioni. L’insoddisfatto Gil sogna di fuggire ed eccolo accontentato! Come accade nelle favole più belle, allo scoccare della mezzanotte si ritrova negli Anni Venti, tra bellissime donne abbigliate alla charleston e bistrot alla moda.

Sono gli anni dei suoi miti letterari: sera dopo sera, l’aspirante scrittore si troverà a fare i conti con il machismo di Ernest Hemingway e Pablo Picasso per conquistare la sinuosa Adriana (Marion Cotillard), già amante di Braque e Modigliani, si farà dare consigli letterari e sentimentali da Gertrude Stein in persona (la bravissima Kathy Bates), andrà alle feste con Francis Scott Fitzgerald e la squilibrata Zelda (a cui rifilerà una pasticca di valium per scongiurare il suicidio nella Senna), sorseggerà del vino con l’eccentrico Salvador Dalì (un irresistibile Adrien Brody), fino a prendersi la libertà di suggerire a uno sconcertato Luis Buñuel la trama di uno dei suoi futuri capolavori, “L’angelo sterminatore”.

Così “Midnight in Paris”, che di primo acchito poteva sembrare la solita commedia turistica, si arricchisce man mano di nuovi colori e significati, in un crescendo di situazioni impreviste e cambiamenti di punti di vista. E Gil-Allen, che in principio si strugge di nostalgia per la perduta età dell’oro, ritrova nel coraggio di essere finalmente sé stesso, la forza di vivere nel presente e persino di innamorarsi. Si potrebbe obiettare che sia la trama e sia le riflessioni non sono poi così originali (nella storia del cinema il pendolarismo tra passato e futuro non è mai passato di moda), ma a far la differenza sono in tanti: c’è un cast da urlo (tra gli altri anche Carla Bruni Sarkozy che però quasi scompare, nella sua particina di guida turistica), ci sono le bellissime melodie di Cole Porter e soprattutto c’è Woody dietro la macchina da presa. L’impareggiabile Woody.

 Alcuni commenti della critica:

“Incantevole, non c’è altro aggettivo valido per suggerire questo 42mo film di Woody Allen, nella cinquina dei suoi capolavori. (…) E si ride, ci si diverte con intelligenza come poche altre volte, pur con un sottofondo malinconico per cui tutti attendiamo che arrivi l’ora dei vampiri”.
Maurizio Porro, Corriere della Sera

“Un Allen tanto ispirato ed esilarante, capace di giocare a scacchi con l’intelligenza del pubblico e di spiazzarci con un crescente di mosse geniali e inattese, situazioni e dialoghi irresistibili e improvvisi cambiamenti di prospettiva. (…) Si sentiva davvero la mancanza del lato lieve, mozartiano del genio newyorkese”.
Curzio Maltese, la Repubblica

“Non è certamente il messaggio o il plot il punto forte di questo Midnight in Paris, ma sono gli ironici incontri, spesso surreali, del protagonista con tante personalità del passato a regalare fragorose risate. (…) Merito certamente della scrittura di Allen che regala a queste figure iconiche molto della sua (auto)ironia e della sua idolatria, ma anche dei tanti attori…”.
Luca Liguori, Movieplayer.it

“Racchiuso nella misura aurea di 94 minuti, il film è un piccolo capolavoro che custodisce, sotto la cornice da ‘divertissement’ parigino, un palpito malinconico, forse nostalgico ma per nulla senile, anche una riflessione sulla percezione che ogni generazione, non solo artistica, ha della cosiddetta età dell’oro, unica e irripetibile”.
Michele Anselmi, il Riformista

“Mascherata da elegante ritratto d’epoca, la pellicola di Allen, in uscita questo venerdì anche nelle nostre sale, nasconde in realtà un contenuto superficiale che rischia di banalizzare, più che omaggiare, le storiche figure artistiche riproposte sulla scena. La riflessione, inerente al desiderio di vivere sempre nel passato, che il film cerca di sostenere è semplicistica e poco originale”.
Andrea Chimento, ilsole24ore.com

“Allen ritrova equilibri narrativi e stilistici che sembravano ormai perduti, dimostrando che il talento è sempre quello dei tempi migliori, soprattutto nella scrittura, efficace come da tempo non accadeva nel suo cinema”.
Alessandro De Simone, Alphabetcity.it

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