Intervista alla protagonista del film tv “Un angelo all’inferno” di Bruno Gaburro con Giancarlo Giannini
“Quello di Martina è il personaggio più forte che io abbia mai interpretato. Ha un percorso psicologico molto complesso e sono anche cambiata un po’ fisicamente. Mi è successo di dormire 3 ore a notte per arrivare volutamente sul set molto provata”. Così Laura Adriani parla del personaggio che interpreta nel film per la tv “Un angelo all’inferno” di Bruno Gaburro. Tra gli interpreti anche Giancarlo Giannini, Chiara Conti, Michele Cesari, Roberto Farnesi, Giorgia Wurth, Luca Ward, Emilia Verginelli, Maurizio Mattioli.
Ambientato a Verona, il film (che sarà trasmesso su Rai 1) racconta una storia drammatica di disagio giovanile, tossicodipendenza e di come, grazie alla competenza e alla professionalità delle strutture sanitarie che operano nel territorio, sia possibile uscire dal mondo oscuro della dipendenza.
Pietro (Giancarlo Giannini) è un ingegnere edile benestante, vedovo e risposato con Cristina (Chiara Conti). Dentro la loro vita entra Francesca (Giorgia Wurth) e Pietro ne diventa l’amante. Cristina decide di lasciare Pietro per i suoi continui tradimenti e va a vivere per conto suo. Pietro ha un figlio, Marco (Roberto Farnesi) con la sua prima moglie deceduta in giovane età, schiavo della cocaina. Martina (Laura Adriani), figlia di Pietro, preferisce rimanere a casa con il padre il quale evidentemente a causa del suo lavoro non riesce a dare alla figlia tutto l’affetto e le attenzioni di cui ha bisogno una ragazza di 17 anni. Martina a causa della superficialità del padre cade nel tunnel della droga. Quando Pietro si rende conto che sta perdendo irrimediabilmente la figlia torna sui suoi passi capisce che nulla di tutto ciò che lo circonda può valere l’amore di Martina. Intanto Martina a causa di un mix di stupefacenti entra in coma e viene ricoverata d’urgenza all’ospedale di Verona. Scampata dal pericolo di vita in cui incombeva a causa degli stupefacenti, Martina inizia un percorso di recupero presso una comunità.
Parlami del tuo personaggio.
Interpreto Martina, una ragazza normale di 17 anni che vive con i genitori e un fratellastro, nato da un matrimonio precedente del padre. L’idillio famigliare si rompe quando mia madre scopre un tradimento e decide di separarsi da mio padre e allontanarsi da casa. Io resterò, per mia scelta, a vivere con papà ma finirò col soffrire della mancanza d’affetto e di attenzioni che non riuscirà a darmi. Coinvolta e trascinata dal coinquilino del mio fratellastro, con il quale ho una storia, diventerò una tossicodipendente prima da hashish, poi cocaina e infine eroina. Purtroppo il mio fratellastro si rivela abbastanza indifferente alla cosa. Io continuerò a sentirmi sola e non amata e dovrò anche passare da un’overdose prima di rinascere.
Come ti sei preparata per interpretare un personaggio del genere?
Quello del personaggio che interpreto è un percorso psicologico molto forte, è stato il personaggio più forte che io abbia mai interpretato. Al contempo, nella sua parte “sana”, Martina è molto simile a me. Anche per me sono molto importanti gli affetti in generale e anche io soffro la solitudine. E’ stato difficile calarmi nella sua parte “buia”. Mi sono documentata, ho visto molti film e mi sono confrontata con i miei amici. Ho studiato le posture e sono anche cambiata un po’ fisicamente. A volte mi è capitato durante le riprese di dormire 2 o 3 ore a notte, appositamente per arrivare un po’ provata e sembrare più “vera” nei panni di una tossicodipendente.
Puoi descrivermi l’atmosfera sul set?
Il set è stato molto divertente. Il mio primo da maggiorenne, quindi senza papà al seguito. Si sono creati bei rapporti e bellissimi ricordi a cena con Giancarlo Giannini. Credo sia stato un bene non aver girato a Roma, perché in genere a casa propria, dopo il set ci si saluta e ognuno a casa sua. Invece stavolta, siamo stati costretti a stare insieme e abbiamo vissuto insieme anche lati del quotidiano personale.
Come ti sei trovata a lavorare con Giannini?
Mi hanno proposto la parte e io l’ho accettata solo perché c’era lui. Come avrei potuto rinunciare a recitare accanto ad un attore come lui? In effetti, eravamo tutti un po’ agitati in sua presenza, avvertivamo ansia. Spero di aver fatto un buon lavoro e che lui sia soddisfatto. Non è un tipo che si espone molto.
Quanto è stato importante il ruolo del tuo agente?
Sicuramente tanto. Sergio (Martinelli, ndr) parla sempre molto bene di me e so che per me combatte fino alla fine. La mia parte ne “I Cesaroni” la devo a lui che ha saputo presentarmi al meglio. Per me è importante che si crei un rapporto umano e di fiducia tra attore e agente. Ma spero anche che creda nella mia professionalità e qualità.
Come riesci a conciliare scuola e lavoro?
Non è mai stato troppo difficile. Paradossalmente, prendo la scuola come uno svago. Lavoro da quando ho 12 anni e per certi versi è come se non avessi avuto un’adolescenza. Inoltre, sono sempre a contatto con persone più grandi, che sicuramente mi hanno influenzato. Quindi è bello andare a scuola e stare a contatto con tuoi coetanei. Inoltre, ho un’ottima memoria e non ho mai avuto problemi nello studio.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Fare l’attrice a tempo pieno, a tutti gli effetti, continuando a studiare recitazione. Credo non smetterò mai di studiare.
Attrice e film preferito.
Julia Roberts; e “La Vita è Bella”, film dalla bellezza intramontabile nonché grande capolavoro italiano.
L’ultimo film che hai visto?
Vita di Pi.
Quali sono le tue passioni?
Canto, scrivo e vado in palestra. Tengo molto al mio aspetto fisico. Amo stare con i miei e con gli amici.