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Capitano, mio Capitano! Arriva al cinema il primo dei Vendicatori

In un periodo buio, triste e tormentato della moderna storia internazionale nasce il primo dei vendicatori: Captain America.

1941. L’Europa è assediata dalla minaccia Hitleriana che preme verso l’egemonia della razza ariana. L’America, in una corsa molto simile (e che precede quella agli armamenti della Guerra Fredda contro L’Unione Sovietica), studia una cura genetica per la creazione di un super soldato. Il risultato? Il Dr. Abraham Erskine (Stanley Tucci) scappato dall’HYDRA, la società segreta del Terzo Reich, collabora con gli USA e con Howard Stark, ingegnere meccanico padre del futuro Iron Man, nel programma sperimentale statunitense coordinato dal Generale Chester Phillips (Tommy Lee Jones) e da Peggy Carter (Hayley Atwell). Il soldato prescelto per l’esperimento è il giovane e gracilino Steven “Steve” Rogers (Chris Evans) che diventerà Captain America e salverà il mondo dalla minaccia di Teschio Rosso (Hugo Weaving).

Come per “Thor” e “Iron Man” anche questa pellicola della Marvel mostra punti di connessione fra i vari supereroi che culmineranno fra un anno nel film “I Vendicatori” (The Avengers), dove i protagonisti combatteranno finalmente tutti insieme riuniti dallo S.H.I.E.L.D. a cui fa capo Nick Fury (Samuel L. Jackson). Proprio per questo motivo, durante la visione del film, sarà facile scoprire dettagli e anticipare la trama per molti degli appassionati dei fumetti targati Marvel.

L’uso del 3D in “Captain America: il primo vendicatore” riesce a rendere più dinamico un contesto molto aduso dal punto di vista cinematografico. Le ambientazioni in stile anni ’40 sono ben congeniate e realizzate, curate in ogni singolo dettaglio, e rese più coinvolgenti dalla tecnologia stereoscopica. Ma proprio il voler rappresentare al meglio un contesto del genere ha influito molto sulla velocità di narrazione, rallentando il ritmo e allontanandolo dagli standard contemporanei dettati in particolar modo dagli action movie con protagonisti supereroi.

Sorprendente invece l’uso dei visual effect che potrebbero risultare più contenuti rispetto a “Iron Man” o “Thor” ma che in realtà sono molto più efficaci in quanto meno vistosi. Il timido, gracile ma determinato Steve Rogers, prima della trasformazione, è realizzato tramite la sovrapposizione grafica del volto di Chris Evans (che neanche da adolescente aveva un fisico così minuto) a quello di un giovane ragazzo. Il risultato è sorprendente visto che tale effetto è utilizzato per più di quaranta minuti nel film.

“Captain America” è un film corale da un punto di vista attoriale. Buone le interpretazioni dei protagonisti e degne di nota le parti secondarie affidate ad attori d’esperienza, come Stanley Tucci. Da notare inoltre come Hugo Weaving abbia un feeling con le parti da villain, e come sia convincente (anche se con qualche ruga in più) nel ruolo del cattivo come quando interpretò, ormai dodici anni fa, l’agente Smith in “The Matrix”.

Dal primo dei vendicatori nel complesso potevamo aspettarci un po’ più di dinamicità in una narrazione a tratti troppo lenta. Ma i fan possono essere più che soddisfatti da un film ben realizzato e congeniato da Joe Johnston. E per i più naif il bello deve ancora arrivare, e noi non vediamo l’ora che arrivi maggio 2012 per sentirlo gridare “Avengers Assemble!” ovvero “Vendicatori uniti!”.

La pellicola è uscita nelle sale il 22 luglio distribuita dalla Universal Pictures.

Alcuni commenti della critica:

“Uno scudo invincibile e, addosso, una bandiera. A stelle e strisce: è quella dell’America, di cui lui diventa il Captain, l’eroe del bene e del progresso che combatte l’oscurità (…). Un film mozzafiato, mai un attimo di pausa, battute sul filo dell’ironia, una improbabile e suggestiva ambientazione bellica, effetti speciali perfetti”.
Luca Pellegrini, Avvenire

“Il film si prennuncia ultra spettacoloare nelle scene di massa contro le armate naziste, nelle riprese aeree e anche nei costumi che vestono tutti con particolari meticolosi”.
Giovanna Grassi, Corriere della Sera

“Memore dei suoi esordi, Johnston sa come gestire i momenti concitati senza cadere nella trappola del confusionario, e sono da apprezzare la varietà degli scenari e delle tecniche di combattimento utilizzate, che mettono in evidenza le potenzialità del famoso scudo, ben note agli appassionati del fumetto, così come un certo gusto per le inquadrature e per una messa in scena un po’ retro del combattimento, debitrice dei primi albi e che viene garbatamente sottolineata da un uso del 3D non troppo invasivo”.
Lucilla Grasselli, Movieplayer.it

“Era difficile realizzare un film che non sembrasse eccessivamente patriottico, che riuscisse a spostare l’attenzione dal nome e dal costume del protagonista per canalizzarla su una storia dal respiro più ampio e a basso rischio di travisamenti. Il regista Joe Johnston (lo stesso di “Jumanji”) ci riesce però alla grande, (…) Ma non è tutto. E’ la stessa sceneggiatura che in molti momenti della sua prima parte scherza sul modo americano di approcciarsi alla guerra, dramma da vincere non solo con il coraggio dei suoi soldati, ma anche con le apparenze e lo spettacolo (un po’ come si raccontava per la foto di “Flags of Our Fathers” di Eastwood)”.
Andrea D’Addio – Film.it

 

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