La vita di un sommozzatore con un mestiere anomalo e quella di un bambino con la passione per le immersioni si incontrano intorno ai loro sogni sottomarini e alle loro frustrazioni. La regista milanese si immerge in un racconto tra le profondità marine e quelle dell’umano vivere, tra le paure e aspirazioni, indagando il complesso rapporto tra infanzia e maturità.
“L’ora d’acqua”, il nuovo lavoro della regista e documentarista Claudia Cipriani, sarà presentato in anteprima alla Triennale sabato 15 settembre alle 18.30 nell’ambito della quarta edizione di Visioni dal Mondo – Concorso “storie dal mondo contemporaneo” (Milano, 13-16 settembre).
Mauro è un sommozzatore che lavora a grandi profondità sotto le piattaforme petrolifere, in mezzo al mare, e deve vivere in una minuscola camera iperbarica per la maggior parte dell’anno. Nel tempo libero, gli piace insegnare al suo piccolo amico Milo come immergersi e gli trasmette la passione per il mare e le sue leggende.
Milo è uno scolaro di prima elementare che ha una grande fantasia e un rapporto contrastato con vita limitata dell’aula scolastica. Gli piace nuotare sott’acqua e inventare storie che riguardano il mare.
A un certo punto, mentre è a largo della Libia, Mauro si rende conto di essere stufo della vita sulle piattaforme e cerca di realizzare il suo sogno d’infanzia: recuperare le navi affondate.
Mauro sarà uno dei pochi sommozzatori italiani ingaggiati per il recupero della Costa-Concordia, all’isola del Giglio.