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Le registe ucraine protagoniste al Trieste Film Festival 2022

Il manifesto della 34esima edizione del Trieste Film Festival

 

A poco più di un mese dall’inizio della 34esima edizione (in programma dal 21 al 28 gennaio prossimi), il Trieste Film Festival – primo e più importante appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro-orientale – annuncia le prime anticipazioni, a cominciare dalle protagoniste di Wild Roses, l’ormai tradizionale focus dedicato alla produzione femminile che, giunto al terzo anno, dopo la Polonia e la Georgia fa tappa in Ucraina.

Curata dallo slavista e critico cinematografico Massimo Tria, la sezione presenterà una scelta di sette lungometraggi (cui si aggiunge una manciata di corti in anteprima internazionale) capaci di sintetizzare – pur senza pretese di esaustività – il percorso compiuto dalle registe di Kiev e dintorni dal 2014 a oggi. Una panoramica sfaccettata, in cui generi e storie si intrecciano inevitabilmente con gli eventi dell’ultimo decennio, dalla rivolta del Majdan del 2013-14, da cui prende le mosse “Outside” di Ol’ha Žurba, dove un giovane rom partecipa alla lotta sulle barricate, all’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines da parte dei secessionisti russi nel luglio del 2014 che fa da sfondo alle doglie di un parto individuale e nazionale in “Klondike” di Maryna Er Horbač. La resistenza e la fuga dalla violenza sono temi inevitabili, come in “This Rain Will Never Stop” di Alina Orlova, dove un ragazzo curdo siriano diventa attivista della Croce Rossa nell’Ucraina che lo ha accolto come profugo. Ma non solo di guerra vivono le donne e registe ucraine, come dimostra il fantasmagorico affresco di Marysia Nikitiuk, “When the Trees Fall”, o la tenera storia adolescenziale ambientata in una scuola kieviana da Kateryna Hornostaj in “Stop Zemlja”, o ancora “Home Games”, con cui Alisa Kovalenko racconta il sogno di Alina, che vorrebbe entrare nella nazionale di calcio ucraina. La rassegna copre quasi tutto il territorio del Paese, dalla capitale al Donbass, a Odessa, il cui affascinante mercato è perlustrato da Eva Nejman nel suo “Pryvoz”. Sguardi forti e coraggiosi da un cinema combattente.

Spiega Nicoletta Romeo, direttrice del Trieste Film Festival: “Siamo felici che il nostro focus tradizionalmente consacrato alle registe di un paese europeo, ogni anno diverso, sia quest’anno dedicato alle cineaste ucraine, di cui per altro ci occupiamo già da molto tempo. L’Ucraina, una delle ex repubbliche sovietiche oggi più prolifiche in campo cinematografico nonostante la situazione attuale, ha dato i natali ad artiste del calibro della cineasta e antropologa Maya Deren, diventata un vero e proprio simbolo del cinema sperimentale americano; a Kira Muratova, figura di spicco del cinema sovietico e ucraino, le cui opere hanno cominciato a circolare in Occidente soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino e i cui ultimi film furono realizzati nei celebri studios di Odessa; o ancora Larisa Šepit’ko, una delle maggiori registe di tutti i tempi”.

Accanto a Wild Roses, “parla” ucraino anche il manifesto di questa edizione, che rielabora un’immagine del fotografo di fama internazionale Oleksandr Rupeta.

Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il Trieste Film Festival è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro orientale: da trent’anni un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.

Sito Ufficiale: www.triestefilmfestival.it

 

 

 

 

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