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“Sullo stress del piccione”, il corto di Giovanni Anzaldo e Luca Di Prospero alla Festa del Cinema di Roma

Mercoledì 1 novembre sarà presentato nell’ambito della Festa del Cinema di Roma – Spazio Roma Lazio Film Commission, Auditorium Parco della Musica, ore 19.30 – il cortometraggio “Sullo stress del piccione” di Giovanni Anzaldo e Luca Di Prospero con Luca AvaglianoGiulia RupiGiovanni AnzaldoFrancesca TurriniTito VittoriMariagrazia PompeiFrancesco Marino.

Note di regia

“Ci andavamo per ogni nostro bisogno. Quando avevamo sete, naturalmente, e fame, e quand’eravamo stanchi morti. Ci andavamo se eravamo felici, per festeggiare, e quand’eravamo tristi, per tenere il broncio. Ci andavamo dopo i matrimoni e i funerali. Ci andavamo quando non sapevamo di cos’avevamo bisogno, nella speranza che qualcuno ce lo dicesse. Ci andavamo in cerca d’amore, o di sesso, o di guai, o di qualcuno che era sparito, perché prima o poi capitava lì. Ci andavamo soprattutto quando avevamo bisogno di essere ritrovati”.

Questo è l’inizio di un libro che ho amato molto: “Il bar delle grandi speranze”, ed è anche colpa di questo libro se ho deciso di ambientare il mio “Sullo stress del piccione” interamente in un bar.

Un ragazzo (Alessio) non sa come iniziare il suo documentario sul piccione. Vorrebbe raccontare la storia di un uccello che non riesce a volare, uno che preferisce accontentarsi delle briciole piuttosto che librarsi in cielo, ma non è sicuro e si confida con l’amico (Stefano). Nel frattempo altre due ragazze (Simona e Anna), sedute in un tavolo, discutono tra loro, vorrebbero restare in quel bar in eterno anziché affrontare la vita di sempre; qualcuno suona una chitarra per raccimolare qualche soldo; qualcun altro racconta barzellette.

Il bar e il suo trambusto, nel mezzo il volo interrotto di questo piccione che per comodità chiameremo Livio. Livio siamo noi, è la mia generazione, è un animale che vive la città, un animale che potrebbe volare, ma che spesso non lo fa accontentandosi di accelerare il passo. Nessuno è responsabile, forse solo il trambusto, solo le troppe chiacchere che non portano a nulla, che non fanno “accadere” nulla. Ma forse quelle chiacchere sono l’unico rifugio da una situazione stagnante dalla quale sembra non esserci via di uscita.

Si parla tanto in questo corto, di cose che sembrano banali, ma come diceva Auden: “Dietro la dama che ama il ballo e dietro il signore che beve come un matto (…) c’è sempre un’altra storia, c’è più di quello che si mostra all’occhio”.

Penso che tutte le cose che si dicono in un bar, anche le più grevi, nascondano qualcos’altro e spesso le cose più serie vengono dette con una grande leggerezza. Questo è il “mio” piccione: una cosa seria, raccontata come una barzelletta.

 

 

 

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