Home Uncategorized Venezia 68: “Terraferma”, la tragedia dei clandestini tra poesia e cronaca

Venezia 68: “Terraferma”, la tragedia dei clandestini tra poesia e cronaca

Dal nostro inviato

Applausi fragorosi in sala e in conferenza stampa, commenti tiepidi al limite della stroncatura l’indomani sui quotidiani. Che strano pubblico quello di Venezia! A sentire i veterani del Festival pare che un tale atteggiamento sia la normalità, almeno per i film italiani in concorso, e “Terraferma” del talentuoso Emanuele Crialese (in gara per il Leone d’Oro e dal 7 settembre nelle sale con 01) non ha fatto eccezione.

L’argomento è spinoso: si racconta di una famiglia di pescatori di un’isola che sembra Lampedusa (ma il film è stato girato a Linosa) la cui vita viene sconvolta dai continui sbarchi dei clandestini. Del nucleo familiare fanno parte il nonno (Mimmo Cuticchio), un vecchio pescatore che per il suo attaccamento ai valori tradizionali ricorda Padron ‘Ntoni de “I Malavoglia” e suo figlio Nino (Beppe Fiorello), che ha abbandonato i pesci per i più redditizi turisti e vorrebbe vendere il vecchio peschereccio. C’è poi la nuora Giulietta (Donatella Finocchiaro) che ha perso il marito in mare e sogna un avvenire migliore nel continente, e c’è suo figlio Filippo (Filippo Pucillo), ventenne naif che parla con gli animali e non sa nemmeno cosa vuol dire “topless”. Un giorno Filippo e il nonno soccorrono in mare un gruppo di migranti, nascondendo poi in casa Sara (l’etiope Timnit T.), una donna incinta con bambino a seguito e una storia terribile alle spalle. L’indomani il peschereccio viene posto sotto sequestro da un ufficiale della Guardia di Finanza (l’ottimo Claudio Santamaria) con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.

Da una prima lettura sembrerebbe che Crialese abbia messo troppa carne al fuoco (la denuncia delle leggi sull’immigrazione, la famiglia divisa tra l’accoglienza dei profughi e il timore di essere denunciata, il rapporto con “l’altro”, la confusione generata dai mutatamenti sociali) e in effetti è così, ma tutti gli elementi sono così ben amalgamati che la molteplicità dei temi non infastidisce e anzi arricchisce il risultato. La “Terraferma” è il luogo fisico che i clandestini e Giulietta stessa sognano, ma anche un porto sicuro a cui aggrapparsi in un’epoca dove la perdita dei valori tradizionali fa da padrona. Sul piano estetico colpisce la poesia di certe immagini (come il bagno dei turisti visto da sott’acqua o la scena finale della barca in balia delle onde a simboleggiare la solitudine del protagonista), su quello dei contenuti va apprezzato il coraggio del regista che, nell’affrontare il tema centrale dell’immigrazione, ha cercato il giusto equilibrio (non sempre raggiunto) tra finzione e cronaca.

Completano il quadro le bellissime interpretazioni di Finocchiaro (perfetta nel ruolo dell’isolana divisa tra il desiderio di un futuro migliore e la solidarietà nei confronti della “straniera”, donna e madre anche lei), di Pucillo (già attore in “Nuovomondo” e “Respiro”) e dell’intensa Timnit, profuga vera sopravvissuta a un naufragio del 2009. Non si può dire che il film è privo di difetti (come l’eccessivo manicheismo che divide i pescatori buoni dagli uomini cattivi delle forze dell’ordine), tuttavia la sua straordinaria capacità di arrivare dritto al cuore vince su tutto. E ciò che alla fine rimane sono soprattutto le emozioni.

Alcuni commenti della critica:

“…purtroppo si arena a livello di sceneggiatura per l’eccesso di temi messi sul tappeto. (…) La verità è che quando si realizza un film si dovrebbe avere il coraggio di buttare via ciò che non serve”.
Alessandra Levantesi Kezich, La Stampa

“Immagini indimenticabili alternate agli sviluppi qua e là faticosi di un film sovraccarico di spunti, di personaggi, di voci. (…) Il film spicca davvero il volo nei momenti più liberi e visionari”.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero

“Un film prezioso. Per i suoi climi, ma soprattutto per gli accenti tra favola e cronaca con cui limpidamente si affrontano e per un senso del cinema – studiato, meditato – che si realizza sempre all’insegna dello stile. Lo completa un’interpretazione felice, da Donatella Finocchiaro a Filippo Pucillo. Un duetto che lascia il segno”.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo

“Terraferma conferma il talento purissimo di un regista capace di narrare storie dalla grande forza emotiva, attraverso immagini nitide e incisive. La sua è un’opera che senza concessioni ad una banale spettacolarità riesce a toccare lo spettatore nel profondo, trasformando la fredda cronaca di un argomento così delicato, come lo sbarco dei migranti, in un poetico racconto di formazione”.
Francesca Fiorentino, Movieplayer.it

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here