Nonostante i bombardamenti, MSF incrementa le attività, con interventi chirurgici nella parte nord della città sotto assedio. Portate 25 tonnellate di materiale medico.
Roma – Da due mesi le forze governative e gli insorti si stanno combattendo nella città di Misurata. Il centro abitato continua a essere martellato dai bombardamenti e l’insicurezza impedisce alla popolazione di accedere all’assistenza medica. Attualmente scarseggiano personale sanitario e luoghi attrezzati dove le donne possano partorire e anche posti letto per i feriti. A Misurata, l’équipe di MSF, composta da 22 persone, effettua interventi chirurgici e fornisce assistenza medica ai feriti nei due ospedali di Abbad e Kasr Ahmed e nella clinica di Ras Thuba.
L’accesso all’assistenza medica si è ristretto notevolmente perché un grande numero di strutture sanitarie sono state distrutte o sono situate troppo vicino alla linea del fronte. Nelle poche rimaste funzionanti, non ci sono i profili sanitari, come ortopedici e chirurghi, necessari per fornire assistenza post-operatoria.
“Lo staff medico libico che ha lavorato ininterrottamente durante le ultime sette settimane è esausto”, riferisce Mego Terzian, responsabile delle operazioni di emergenza di MSF. “Inoltre, le poche strutture mediche ancora funzionanti non hanno personale infermieristico, perché la maggior parte degli infermieri, che erano stranieri, sono fuggiti”.
Il 28 aprile, un’équipe di MSF composta da nove persone – due chirurghi, due anestesisti, tre infermieri, un medico e un logista – è arrivata a Misurata per aggiungersi all’altro personale già presente sul posto da oltre dieci giorni e che aveva condotto una valutazione delle strutture sanitarie, dei bisogni di materiale medico e delle condizioni di sicurezza.
L’équipe chirurgica di MSF sta operando all’interno dell’ospedale di Abbad, nella zona nord della città di Misurata. Durante le ultime 48 ore, ha effettuato 10 interventi chirurgici critici.
Un’altra équipe di MSF è operativa nell’ospedale di Kasr Ahmed, nella parte est della città. Circa 300.000 persone sono giunte in questa parte della città per cercare rifugio dai combattimenti che sono in corso nella zona ovest di Misurata. Nell’ospedale Kasr Ahmed, MSF sta riabilitando la sala operatoria e sta incrementando il numero di posti letto per arrivare il prima possibile a una capacità di 50 posti letto. Le poche strutture sanitarie ancora operative hanno una carenza di posti letto e in tutta Misurata ce ne sono solo 100.
“Per paura di non poter gestire un maggior afflusso di feriti e a causa della carenza di personale, i medici libici sono costretti a rimandare i pazienti a casa dopo due giorni, anche quando le loro condizioni non sono state completamente stabilizzate”, aggiunge Terzian.
MSF è anche presente nella clinica di Ras Thuba, dove assiste le donne durante i parti, effettuando i cesarei e lavorando per migliorare il flusso dei pazienti. Le équipe di MSF prevedono di aumentare la capacità della sala operatoria fino a 60 posti letto, per andare incontro alle attuali esigenze. Uno psicologo di MSF sta fornendo supporto mentale al personale medico libico che, sin dall’inizio del conflitto, sta lavorando in condizioni durissime e sotto stress.
A Misurata, le scorte di acqua scarseggiano sempre di più, con frequenti e interruzioni e continui bombardamenti. In risposta alla mancanza di farmaci, soprattutto anestetici, e alla scarsità di materiali medici, come filtri respiratori e maschere, MSF ha già inviato 25 tonnellate di materiali.
MSF, a Misurata dal 18 aprile, è l’unica organizzazione medica indipendente che è presente in città, dove lavora con il supporto di 22 operatori. Nella prima metà di aprile, MSF ha portato a termine due evacuazioni via mare, riuscendo a trasferire un centinaio di feriti in Tunisia.
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